Guarda, mamma: senza
mani!
Romanzo complicato Nel
mondo a venire, che parla di costruzione, decostruzione e
ricostruzione della realtà, con il protagonista costantemente
impegnato a verificare la sua capacità propriocettiva alla prova dei
mutamenti del tempo. Tanta roba.
E complicata pure la
trama. Forzando un po' (tanto) le cose, potrei riassumerla dicendo
che Lerner ha scritto un libro che parla di uno scrittore che sta
scrivendo un libro che parla di uno scrittore che sta scrivendo... Un
gioco di specchi decisamente pericoloso (e Borges, si sa, diffidava
degli specchi).
Anche per quanto riguarda
la scrittura le cose sembrerebbero tutt'altro che semplici: Nel
mondo a venire è un romanzo, o meglio un metaromanzo
postmoderno, che contiene anche un poemetto whitmaniano, un racconto
per il New Yorker, alcune illustrazioni e una specie di novella sui
dinosauri scritta per e con un bambino.
Ispirazioni? Abbastanza
numerose. A occhio direi tutto quello che c'è in mezzo tra John
Barth e David Foster Wallace, compresi Delillo, Eggers, Lethem e
chissà quanti altri. Leggendo in rete vedo che qualcuno aggiunge
alla serie anche Roth, l'immancabile Proust e il tanto alla moda
Knausgaard e se non bastassero questi nomi, è lo stesso Lerner che
si preoccupa di rimpolpare la compagnia delle sue fonti di
ispirazioni inserendo anche Thomas Bernhard e Winfred Sebald, con il
risultato che alla fine non capisco più chi sia questo Zelig-Lerner,
se abbia una personalità propria o se la sua cifra sia la somma di
altri autori.
In perfetta linea con
tanta complessità è anche il contenuto del libro, che definirei
"eccentrico" (non nel senso di stravagante, ma perché
scappa in tutte le direzioni): dentro Nel mondo a venire c'è
di tutto, dalle riflessioni sull'arte contemporanea ai party con
droga, paura della malattia, consumismo, volontariato, politica,
cinema, minoranze etniche, psicosi, installazioni artistiche... con
un'alternarsi di riflessioni colte e cultura pop (highbrow/lowbrow,
per quelli che se la tirano...) che sa molto di artificioso.
Il fatto è che tutta
questa complessità non è disturbante di per sé, anzi, potrebbe
essere anche stimolante se fosse asservita a un'idea forte che
purtroppo (per me) non vedo. "Nell'altro mondo [...] tutto sarà
com'è ora, solo un po' diverso", recita l'epigrafe del libro,
concetto che Lerner ripete più volte come un mantra per tutto il
romanzo. Sinceramente mi sembra un po' poco per giustificare il
patchwork che l'autore ci ha costruito intorno, senza contare che già
qualche annetto prima Eraclito diceva qualcosa di simile ("non
si può discendere due volte nello stesso fiume...").
In conclusione: un libro
ben scritto all'interno del quale c'è tutto e tutto è tanto. Forse
troppo.
Esagero? Può darsi, ma
ha cominciato lui.