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domenica 12 agosto 2012

Specchio

Un salone bianco nel vivo di una festa 
e io stavo con amici 
sotto un grande specchio dalla cornice dorata 
leggermente inclinato in avanti 
sopra al caminetto. 
Bevevamo whisky 
e alcuni tra noi, non provando dolore, 
disquisivano 
su quale fosse l’esatta sfumatura di giallo 
che il sole cadente conferiva ai nostri bicchieri. 
Chiusi gli occhi solo per un poco 
poi alzai lo sguardo allo specchio: 
una donna vestita di verde 
stava appoggiata alla parete più lontana. 
Pareva assente, 
le dita di una mano giocavano nervose con la collana, 
e lei guardava fisso nello specchio 
non me, ma oltre di me, uno spazio 
che poteva essere colmato da qualcuno 
che ancora doveva arrivare, che in quell'istante 
forse iniziava il viaggio 
che l’avrebbe condotto da lei. 
Poi, d’improvviso, gli amici 
dissero che era ora di muoversi. 
Sono passati anni, 
e anche se ho scordato dove andammo e chi fossimo, 
ricordo ancora l’istante in cui alzai lo sguardo 
e vidi la donna guardare fisso oltre di me 
un luogo che potevo solo immaginare, 
e ogni volta provo una pena acuta, 
come se in quel momento uscissi 
dalle profondità dello specchio 
ed entrassi nel salone bianco, ansimante e ardente, 
soltanto per scoprire troppo tardi 
che lei lì non c’è.

[Mark Strand: "Uomo e cammello"]

domenica 8 febbraio 2009

Le donne di Vermeer


Le donne di Vermeer. Personaggi assorti nei loro pensieri, come la fanciulla che dorme (o forse sta pensando) o quella che legge una lettera presso la finestra (quante figure femminili sono ritratte nell’atto di leggere una lettera!), oppure sorpresi nell’istante in cui si voltano e sembrano fissare chi guarda il quadro quasi con stupore, come la ragazza con l’orecchino di perla, ma anche così intenti nello svolgimento di attività quotidiane, come la merlettaia, da non prestare attenzione a quello che accade intorno a loro.
Non è possibile passare davanti ad un ritratto di Vermeer con indifferenza, c’è qualcosa in quei dipinti che ti costringe a fermarti ed osservarli con attenzione. Sarà la luce che entra dalla finestra (sempre quella, sulla sinistra di chi osserva), così pulita, chiara, nitida. Sarà la semplicità, la naturalezza, la spontaneità di quelle figure femminili. Non so, qualunque cosa sia è qualcosa che ti tira dentro a un altro mondo.
Quei quadri sono tramiti, porte aperte su un’altra dimensione, buchi neri che mettono in comunicazione il nostro tempo con quello di trecentocinquanta anni fa, usando come chiave per aprire questa porta immaginaria l’immaginazione.
Le donne di Vermeer: comunque siano ritratte, riescono sempre a trasmettere il loro messaggio. Sono donne che portano dentro di sé qualcosa: un segreto, una fantasia o solamente un pensiero. Dietro l’apparente serenità di quelle figure c’è un mondo di sogno che chiede di essere evocato, di essere chiamato a vivere, non fosse altro, almeno nella nostra fantasia.
Chi ha dipinto quelle figure femminili non è solo un pittore, è un poeta.
Diffidate di chi non ama Vermeer.

[L.W.V: "Pensieri, parole, opere ed omissioni"]