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domenica 25 agosto 2024

Can Xue –La Strada di fango giallo

 


Can Xue –La Strada di fango giallo
(trad. Maria Rita Masci)
Utopia 2024 (I ed. 1987)

"Al margine della città si trovava una strada di fango giallo, la ricordo molto bene. Eppure tutti sostengono che non sia mai esistita."

Due righe sono sufficienti a Can Xue per introdurci nella storia e insieme farci comprendere che questa non sarà una passeggiata.
La strada di fango giallo è un Nessundove che forse non esiste, un espediente letterario nel quale vive una comunità straniata sospesa tra sonno e veglia, che cerca di comprendere una realtà che non è alla sua portata. Ogni accadimento è interpretato come se fosse il sogno di qualcosa, ma non si sa cosa. L'apparizione di Wang Ziguang, ad esempio: immagine, persona, luce, o forse fuoco fatuo. Un ideale, il segno che "d'ora in avanti la nostra vita subirà un grande cambiamento". Ma "nessuno può affermare con certezza che Wang Ziguang esista davvero, che si chiami così e che sia venuto".
Un mondo che ha perso i punti di riferimento, abitato da personaggi quasi beckettiani, che vivono su uno sfondo marcescente senza comunicare, monadi che seguono supposizioni personali, sordi alla voce degli altri, che a pensieri confusi fanno seguire azioni incoerenti, fino ad imitare i comportamenti della massa senza una ragione che apparente. Affiora l'idea di una cospirazione per sovvertire l'ordine, ma quale ordine? Quale idea?
Un'umanità di gattini ciechi, privi di punti di riferimento, che ricorda sinistramente i tempi della pandemia: stessa incapacità di comprendere e quindi affrontare la situazione. Incubi e fantasie prive di senso hanno sostituito pensieri e ragionamenti, manca una logica, mancano i collegamenti. Un buco nel muro diventa il pretesto per scatenare congetture infinite e sconclusionate, così che ai personaggi non restano altro che azioni folle e parole prive di senso che traducono in suono il vuoto esistenziale di chi le pronuncia.
I personaggi del romanzo vivono in un impasse infinito, in un'enorme distopia: tutto è inutile, nulla ha speranza e l'umanità sprofonda lentamente nella buca che ha costruito mentre la Natura, l'altro caposaldo al quale Can Xue appoggia la sua idea di scrittura, subisce la violenza dell'uomo, fino a quando non si ribella attraverso le malattie e il cambiamento climatico, fino a riprendersi il suo posto. Questa a mio avviso è la cifra del romanzo.

Non è semplice avvicinarsi a questa scrittrice, perché non parla alla mente ma all'anima del lettore. La sua è una scrittura che non segue sentieri tracciati da altri ma sembra muoversi come una danza, un dipinto in movimento, e ci dice che un'altra letteratura è possibile.

domenica 25 febbraio 2024

Dialoghi in cielo – Can Xue

 


Dialoghi in cielo – Can Xue
(trad. Maria Rita Masci)
Utopia edizioni, 2023 – I ed. 1988

Eschilo, Sofocle, Virgina Woolf, Kafka, Lispector… diversi sono i nomi ai quali è stata accostata di volta in volta Can Xue e a questi potrei aggiungere almeno Felisberto Hernández e Bruno Schulz, anche se il riferimento più attendibile è sicuramente Lu Xun. Quando si fatica a definire un artista, spesso si prova a farlo per similitudini che però pagano il prezzo di riuscire a cogliere un aspetto ma mai il quadro completo e Can Xue è il prototipo della scrittrice indefinibile.
Una poetica che affonda le radici nella cultura orientale ma che rapidamente esce dall'ortodossia per pescare anche nel mondo occidentale, rielaborando le esperienze acquisite in un sincretismo, letterario e non solo, nel quale "l'esistenza e l'inesistenza, lo spirituale e il materiale, il pensiero speculativo e materiale, questa sponda e l'altra sponda, sono tutti unificati insieme mentre si respingono l'un l'altro" (da un'intervista ad Asymptote).
Nei suoi racconti la trama è, come si dice in questi casi, solo un pretesto, un filo sottile, uno spazio rarefatto nel quale il reale perde spessore e le certezze svaniscono. Immagini, figlie del ricordo e dei sogni, si formano e poi scompongono parlando all'emotività del lettore; quella di Can Xue è una scrittura "evocativa", che più che affermare tesi e sostenere concetti, suscita suggestioni attraverso l'uso di metafore, metamorfosi e figure retoriche.
Racconti nei quali la relazione Uomo-Natura è spesso al centro della riflessione, con l'autrice che intinge la penna nel groviglio di forze unificatrici e disgreganti che ne regolano i rapporti, provando a tenere la barra ben salda sulla creatività dell'uomo, portando il subconscio alla superficie e indagandone poi i comportamenti.

domenica 4 febbraio 2024

La montagna dell'anima – Gao Xingjian

 


La montagna dell'anima – Gao Xingjian
(trad. Mirella Fratamico)
BUR Rizzoli editore 2008 – I ed. 1989

Io, tu & lei.
Un flusso della lingua, come dice Gao stesso, un libro a metà strada tra il diario di viaggio e il romanzo fatto da racconti cuciti insieme come nella narrazione orale dei Canti della tradizione orientale che l'autore cerca di perpetuare. Un viaggio verso il sud della nazione, verso quella periferia che incarna l'anima vera, arcaica e libera della Cina, che il potere centrale ha cercato nel passato confuciano e nel presente maoista di sottomettere all'ordine governativo. Un viaggio in un mondo che sta scomparendo, cercando di recuperare attraverso le parole la Natura, le tradizioni e la vita che il cosiddetto progresso hanno cancellato.
Quello di Gao è però anche un viaggio alle ricerca dell'identità e così, in una sorta di sdoppiamento della personalità, seguiamo un Io che vive nella realtà e vaga lungo il fiume Azzurro alla ricerca della verità e un Tu, riflesso dell'Io, che vive al di fuori del presente, in uno spazio ideale nel quale si avventura alla ricerca della montagna dell'anima. In questa frantumazione dell'ego c'è spazio anche per Lei, la figura femminile creata dal Tu ma con la quale non riesce a entrare in contatto, per Lui che rappresenta la distanza tra Io e Tu e per Essi che ne rappresentano le molteplice apparenze, mentre il Noi rimane un pronome illusorio.
Non è facile seguire il protagonista lungo il suo girovagare da flâneur nel tempo e nello spazio, nei ricordi e nelle pieghe nell'anima, perché se è chiaro che fugge da una realtà che schiaccia l'uomo, meno evidente è comprendere ciò che cerca. Una vita diversa, certo, ma che non si può esprimere attraverso le parole e le regole che hanno finito per ingarbugliare e legare quella che ha condotto finora. Una vita che può essere vissuta solo lasciandosi andare, evitando le trappole della logica e i bizantinismi del ragionamento avendo come meta il momento in cui anima e corpo potranno sentirsi finalmente congiunti e parte del grande ciclo della natura.
"Non serve a nulla scandagliare l'anima, non occorre ricercare le cause, non bisogna dannarsi a cercare il senso. Tutto è Caos. L'uomo, è un essere complicato che si cerca guai da solo. L'«io» nel «tu» non è altro che il riflesso nello specchio, l'immagine capovolta del fiore nell'acqua. Se non entri nello specchio non riuscirai a tirar fuori nulla. Innamorato invano dell'immagine, non farai che compatirti. Tanto vale continuare ad amare perdutamente le immagini, naufragare nel mare del desiderio. I presunti bisogni dello spirito sono pura masturbazione. Fai una faccia afflitta. Anche l'intelligenza è un lusso, un bene di lusso. Desideri servirti di un unico strumento: il linguaggio che trascende le relazioni di causa ed effetto e la logica. Procedi a zigzag nel linguaggio trainando pensieri pesanti, vorresti estrarre un bandolo che ti aiuti a venirne a capo, ma più avanzi e più sei stremato, e il filo ti si attorciglia addosso. Come un baco avvolto nel filo di seta tessi intorno a te la rete che ti avviluppa nel buio sempre più fitto, la debole luce in fondo al tuo cuore si fa più fioca. La rete non è altro che il Caos. Dissolte le immagini, anche lo spazio si dissolve. Dissolto il suono, anche il linguaggio si dissolve. Come trovare una lingua musicale, indissolubile, superiore alla melodia, che vada oltre i limiti della morfologia e della sintassi, senza distinzione tra soggetto e oggetto, che superi i pronomi, che si sbarazzi della logica, che sia in costante evoluzione, che non faccia ricorso a immagini, metafore, associazioni d'idee o simboli?"