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sabato 29 agosto 2020

I turbamenti del giovane Törless – Robert Musil


Romanzo psicologico e di formazione nel quale un giovane Musil indaga in profondità quel materiale magmatico e contraddittorio rappresentato da un anima in cerca d'identità.

La parte razionale e quella emotiva che si confrontano in Törless, allievo di un collegio nel quale vengono educati i rampolli delle migliori famiglie del paese, rappresentano spinte che vanno in direzioni diverse, creando una tensione continua difficilmente componibile che lo spinge sempre più dentro a quel mistero sul quale vorrebbe far luce.

La rottura con un giovane amico (il principe) che  Törless giudica troppo sensibile, lo porta a cercare la compagnia di Beineberg e Reiting, giovani di buona famiglia ma "sovente scatenati e selvaggi". Il suo tentativo di cercare una bussola nel mondo dei sentimenti è un procedere al buio, attratto soprattutto dai contrasti, così il desiderio di conoscere la violenza è la logica conseguenza della sua fuga dal sentimentalismo. Törless si trova ancora in una fase "esperienziale" e nella ricerca di materiali sui quali appuntare le sue riflessioni finisce per scontrarsi anche con concetti più grandi di lui come quelli che si nascondono dietro ai principi filosofici di Kant o nello studio della matematica.

Musil descrive con Törless il percorso di formazione di una coscienza, un viaggio alla ricerca dell'identità che finisce per essere un'immersione negli abissi dell'Io, in quei mari profondi dove albergano anche impulsi primordiali coni quali il protagonista del libro non è preparato a confrontarsi. Parlo del desiderio sessuale, del quale Törless intuisce la forza dirompente e la capacità di mandare all'aria tutte le sue costruzioni ma che non è in grado di dominare. La conquista della consapevolezza del sé è una meta ancora lontana, una lucina fioca che si intravede all'uscita di quel labirinto nel quale Törless si muove goffamente, tra porte che aprono verso nuove possibilità e vicoli ciechi che non portano da nessuna parte. Ovvio che ad attrarlo siano soprattutto le zone più buie dell'animo umano, quelle che nascondono pulsioni ed istinti che a un momento all'altro possono trasformarsi in esplosioni violente ed incontrollabili. Il mal definito interesse sessuale nei confronti di Basini, diventa così per Törless un modo di indagare su se stesso, finendo in un territorio quasi di alterazione psichica, uno stato quasi febbrile nel quale i confini tra cose e pensieri si sfumano.

"Törless non conosceva un nome per nessuna di quelle emozioni, né sapeva cosa celassero, ma proprio in ciò risiedeva l'inebriante seduzione. Egli non riconosceva più se stesso; e proprio per questo la sua voluttà cresceva fino a diventare selvaggia, sprezzante dissolutezza, come quando in una festa galante le luci vengono spente d'un tratto e nessuno sa chi sta attirando al suolo e coprendo di baci."

 

Links

http://courses.washington.edu/freudlit/Musil.Notes.html

https://das-kabarett.blogspot.com/2014/04/robert-musil-i-turbamenti-del-giovane.html

https://www.letteratour.it/recensioni/musil-turbamenti-giovane-torless.asp

https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/letteratura/i-turbamenti-allievo-torless/

https://imalpensanti.it/2017/01/turbamenti-del-giovane-torless-fascino-ed-angoscia/

 

 

domenica 2 marzo 2014

Cercando di dare un senso alle cose


[...] la nostra epoca scoppia di dinamismo. Non vuole saperne di pensieri, chiede soltanto azioni. Questa terribile energia proviene unicamente dal fatto che non si ha nulla da fare. Internamente, voglio dire. Ma infine anche esternamente ciascuno ripete per tutta la vita la stessa identica azione: entra in un’attività professionale e seguita per quella via. 
È così facile avere attività e così difficile cercare un senso alla propria attività! 

[...] si vive divisi, e con parti intrecciate ad altre persone; ciò che si sogna è connesso col sognare e con quello che sognano gli altri; le nostre azioni sono interdipendenti ma ancor più dipendenti dalle azioni degli altri; e ciò di cui siamo convinti è in correlazione con altre convinzioni che noi solo in minima parte condividiamo: voler agire nella propria piena realtà è dunque una pretesa sommamente irreale.

[Robert Musil: "L'uomo senza qualità"]

domenica 12 gennaio 2014

sull'impossibile che è in noi



E Ulrich seguitò:
- Ogni grande libro spira questo amore per i destini dei singoli individui che non si adattano alle forme che la collettività vuol loro imporre. Ciò porta a risoluzioni che non si lasciano risolvere. Estrai il senso da tutte le opere poetiche e ne ricaverai una smentita interminabile di tutte le norme, le regole e i principî vigenti sui quali posa la società che ama tali poesie! Per di più una poesia col suo mistero trafigge da parte a parte il senso del mondo e ne fa un pallone che se ne vola via. Se questo, com’è costume, si chiama bellezza, allora la bellezza dovrebb'essere uno sconvolgimento mille volte più crudele e spietato di qualunque rivoluzione politica!
Walter si era sbiadito fin nelle labbra. Odiava quel concetto dell’arte come negazione della vita, come opposizione alla vita: - Se un uomo prendesse a solo fondamento della sua vita la tua proposta dovrebbe consentire a tutto ciò che una bella idea gli suggerisce, naturalmente questo porterebbe a una decadenza generale. Secondo me quell’individuo per la maggior parte della vita sarà in balia dei suoi istinti, dei suoi capricci, delle solite passioni di tutti, cioè di quanto v’è di più impersonale nell’uomo, e dovrebbe, per così dire, finché dura l’ostruzione della conduttura superiore, abbandonarsi risolutamente all’impulso?
- Dovrebbe astenersi dal fare qualsiasi cosa! - rispose Clarisse invece di Ulrich. - Quest’è la passività attiva di cui bisogna essere capaci in certe circostanze!
- Dio mio, - ammise Ulrich corrivo, - non hai mica torto. Ma molto spesso per spirito sportivo noi giudichiamo con indulgenza azioni che ci danneggiano, purché l’avversario le abbia compiute leggiadramente; il valore dell’esecuzione rivaleggia allora col valore del danno. Sovente poi abbiamo anche un’idea e per un poco operiamo in conformità ad essa, ma ben presto subentrano ostinazione, abitudine, vantaggio e suggestione, perché è inevitabile. Sicché io in fondo ho forse descritto una condizione che non si può assolutamente portare sino alla fine, ma una cosa non si può negare: è in tutto e per tutto la condizione attuale in cui viviamo.
Walter si era di nuovo calmato.
- Se si rovescia la verità, si può sempre dire qualcosa che è tanto vero quanto falso, - disse dolcemente, senza nascondere che il prolungamento della discussione non lo interessava più. - È proprio da te asserire che una cosa è impossibile ma vera!
Ma Clarisse si strofinò energicamente il naso.
- Mi sembra molto importante, - opinò, - che in noi tutti ci sia qualcosa d’impossibile. Spiega tante cose. Mentre ascoltavo ho avuto l’impressione che se si potesse sezionarci, forse tutta la nostra vita avrebbe l’aspetto di un anello, così, che gira intorno a qualcosa - S’era tolta la fede dal dito e guardava attraverso il cerchietto la parete illuminata. - Voglio dire che l’anello nel centro non ha nulla, eppure sembra che per lui sia proprio il centro che conta! Del resto nemmeno Ulrich saprebbe esprimerlo perfettamente.

[Robert Musil: "L'uomo senza qualità"]

domenica 22 dicembre 2013

Quando cade il velo


"La Cacania era il primo paese, nell’attuale periodo d’evoluzione, al quale Iddio avesse tolto il credito, il piacere di vivere, la fiducia in se stesso. 
 Era un paese intelligente e albergava persone colte; come tutte le persone colte in tutti i luoghi della terra, costoro s’agitavano in una spaventosa confusione di rumori, velocità, innovazioni, controversie, e tutto il resto che fa parte del paesaggio ottico e acustico della nostra vita, senza poter giungere a uno stato d’animo ben definito; come tutti gli altri, anch'essi leggevano e sentivano ogni giorno qualche dozzina di notizie che li facevano orripilare, ed eran pronti a mettersi in moto, a intervenire, ma non ci arrivavano mai, perché, un momento dopo, l’eccitamento era già scacciato da un nuovo eccitamento; come tutti gli altri, anch'essi si sentivano circondati da delitti, ammazzamenti, passioni, spirito di sacrificio, grandezza, che in qualche modo avvenivano nel groppo formato intorno a loro; ma non potevano accedere a queste avventure perché erano imprigionati in un ufficio o in una professione; e quando verso sera tornavan liberi, la loro tensione, di cui non sapevano più che cosa fare, esplodeva in divertimenti che non procuravan loro nessun divertimento. 
Essi non avevano più il dono del credito né quello dell’inganno. Non sapevano più dove andasse a finire il loro sorriso, il loro sospiro, il loro pensiero. Perché avevano sorriso e pensato? Le loro opinioni erano casuali, le loro inclinazioni esistevano da un pezzo, in qualche modo tutto era già nell’aria, come uno schema in cui si entra, e nulla essi potevano fare o non fare di vero cuore perché non c’era una legge della loro unità. In tal modo l’uomo colto era colui il quale sentiva la presenza di una colpa che aumentava sempre più e che egli non avrebbe mai più potuto cancellare; era l’uomo che vedeva la bancarotta inevitabile, e accusava il secolo in cui era costretto a vivere, benché ci vivesse volentieri come qualunque altro; oppure si gettava con il coraggio di chi non ha niente da perdere su ogni idea che gli promettesse un cambiamento. […] 
Così succedeva in tutto il mondo, ma quando Dio tolse il credito alla Cacania fece qualcosa di speciale, cioè lasciò capire a popoli interi le difficili condizioni della civiltà. […] L’uomo ignora normalmente di doversi credere più di quello che è per poter essere quello che è; ma in qualche modo deve pur sospettarlo e talvolta può anche subitamente sentire la privazione. Allora qualcosa d’impalpabile gli manca. 
Non era accaduto proprio nulla in Cacania, ma quel nulla era a un tratto inquietante."  

[Robert Musil: "L'Uomo senza qualità] 

domenica 10 novembre 2013

Tempi moderni


Il presente guarda dall'alto in basso il passato, e se per caso il passato fosse venuto dopo, guarderebbe dall'alto in basso il presente; ma nell'essenziale si rassomigliano, perché tanto qui quanto là l’essenziale è costituito dall'inesattezza e dalla dimenticanza delle differenze decisive. Il particolare viene scambiato per l’insieme, una lontana analogia per il compimento della verità, e il mantice svuotato di una grande parola viene rimbottito secondo la moda del tempo. La cosa è imponente ma non dura a lungo.
La gente che chiacchierava nei salotti di Diotima non aveva mai completamente torto, perché i loro concetti erano vaghi come le figure che si muovono fra il vapore di una lavanderia.
Tale sorta di gente si è sempre chiamata in tutti i secoli: i ”tempi moderni”. Quest’è una parola simile al sacco in cui si vorrebbero imprigionare i venti di Eolo; è la scusa costante per non mettere mai le cose a posto, cioè non al loro posto reale, ma nel presuntuoso contesto di un’assurdità. Eppure v’è in ciò il riconoscimento di un errore. La convinzione che sarebbe loro compito portare l’ordine nel mondo era stranamente viva in quelle persone. Se si volesse chiamare mezza intelligenza ciò che esse intraprendevano a tal scopo, bisognerebbe notare che proprio l’altra metà innominata o, per nominarla, la metà stupida, non mai esatta e giusta di quella mezza intelligenza, possedeva una forza inesauribile di rinnovamento e una grande fertilità. C’era vita in essa, mutevolezza, inquietudine, instabilità di opinione. Loro stessi dovevano ben sentire com'era. Li scuoteva, squassava i loro cervelli, essi appartenevano a un’epoca di nervosismo, e c’era qualcosa che non andava, ognuno si riteneva intelligente, ma tutti insieme si sentivano sterili. Se per di più avevano ingegno - e la loro imprecisione non lo escludeva affatto - l’interno del loro cervello era come vedere le intemperie e le nuvole, le ferrovie, i pali del telegrafo, gli alberi e le fiere e tutto il quadro animato del nostro caro mondo attraverso un angusto finestrino ingrommato; e nessuno se ne rendeva ben conto dal proprio, ma perfettamente dal finestrino degli altri.
Ulrich s’era preso una volta il divertimento di chiedere loro spiegazioni precise su ciò che pensavano; allora l’avevano guardato con disapprovazione, avevano definito la sua richiesta scetticismo e concezione meccanica della vita, e dichiarato che le cose più complicate si possono risolvere solo nel modo più semplice, cosicché i tempi nuovi, appena si saranno districati dal presente, avranno un aspetto semplicissimo. A differenza di Arnheim, Ulrich non fece loro nessuna impressione, e zia Jane gli avrebbe accarezzato il viso, e gli avrebbe detto: “Io li capisco benissimo; tu li infastidisci con la tua serietà”

[Rober Musil: "L'Uomo senza qualità"]

domenica 29 settembre 2013

Il cammino della storia


Il cammino della storia dunque non è quello di una palla di biliardo che una volta partita segue una certa traiettoria, ma somiglia al cammino di una nuvola, a quello di chi va bighellonando per le strade, e qui è sviato da un’ombra, là da un gruppo di persone o da uno strano taglio di facciate, e giunge infine in un luogo che non conosceva e dove non desiderava andare.

[Robert Musil: "L'uomo senza qualità"]

sabato 13 aprile 2013

La Cacania


Così da tempo si è giunti necessariamente al concetto di una specie di città super-americana, dove tutti corrono o s’arrestano col cronometro in mano. Aria e terra costituiscono un formicaio, attraversato dai vari piani delle strade di comunicazione. Treni aerei, treni sulla terra, treni sotto terra, posta pneumatica, catene di automobili sfrecciano orizzontalmente, ascensori velocissimi pompano in senso verticale masse di uomini dall'uno all'altro piano di traffico; nei punti di congiunzione si salta da un mezzo di trasporto all'altro, e il loro ritmo che tra due velocità lanciate e rombanti ha una pausa, una sincope, una piccola fessura di venti secondi, succhia e inghiotte senza considerazione la gente, che negli intervalli di quel ritmo universale riesce appena a scambiare in fretta due parole. Domande e risposte ingranano come i pezzi di una macchina, ogni individuo ha soltanto compiti precisi, le professioni sono raggruppate in luoghi determinati, si mangia mentre si è in moto, i divertimenti sono radunati in altre zone della città, e in altre ancora sorgono le torri che contengono mogli, famiglia, grammofono e anima. Tensione e distensione, attività e amore sono ben divisi nel tempo e misurati secondo esaurienti ricerche di laboratorio. Se svolgendo una qualsiasi funzione s’incontrano difficoltà, si desiste subito, perché si trova un’altra cosa, oppure un metodo migliore, o ancora vi sarà un altro che s’incaricherà di scoprire la strada giusta […]. La meta è posta a breve distanza; ma anche la vita è breve, e così si ottiene un massimo di buoni successi; di più non occorre all'uomo per essere felice, perché il successo conseguito foggia l’anima, mentre quello a cui si aspira senza ottenerlo la storce soltanto; per essere felici non ha importanza lo scopo prefisso, ma solo il fatto di raggiungerlo. […] Si direbbe che ad ogni istante noi abbiamo in mano gli elementi, e la possibilità di fare un progetto per tutti. […] Ma purtroppo non è affatto così. Siamo noi, invece, in balia della cosa. Giorno e notte viaggiamo dentro ad essa e vi svolgiamo ogni nostra attività; ci si rade, si mangia, si ama, si leggono libri, si esercita la propria professione, come se le quattro pareti stessero ferme, e l’inquietante è che le quattro pareti viaggiano, senza che ce ne accorgiamo, e proiettano innanzi le loro rotaie come lunghi fili adunchi e brancolanti, senza che noi sappiamo verso qual meta. E per di più si vorrebbe possibilmente far parte delle forze che menano il treno del tempo. È un compito assai indefinito, e quando si guarda fuori dopo un lungo intervallo si ha l’impressione che il paesaggio sia mutato; ciò che fugge davanti ai finestrini, fugge perché non può essere altrimenti, ma sebbene noi siamo sottomessi e rassegnati ci domina sempre più l’impressione sgradevole di aver già oltrepassato la meta o di aver imboccato la linea sbagliata. E un bel giorno ecco il bisogno frenetico: scendere! Saltar giù! Un desiderio di esser ostacolati, di non più evolversi, di restar fermi, di tornare indietro al punto che precede la diramazione sbagliata.

[Robert Musil: "L'uomo senza qualità"]