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sabato 14 aprile 2018

Alice Munro - Chi ti credi di essere?



Alice è un ragno,
e i suoi racconti una tela che l’autrice dipana con la sicurezza di chi è padrona di una tecnica sopraffina. Non una parola fuori posto, si usa dire in certi casi, e i racconti di Chi ti credi di essere? sono proprio uno di questi casi.
Questo libro è un romanzo sotto forma di racconti, ognuno dei quali tratteggia un episodio della vita di Rose. Sono storie in bilico, “a metà tra la sfortuna e la colpa, sempre sull’orlo sdrucciolevole del fallimento”, con il rischio che la situazione precipiti da un momento all’altro.
Munro analizza le sfumature dei sentimenti, come si trasformano e con che velocità, indaga la volubilità dell’animo umano, la difficoltà dei protagonisti di chiarire (prima di tutto a se stessi) cosa vogliono davvero. Rose è l’emblema di una serie di personaggi che aspirano alla normalità ma vivono nell’indeterminatezza, nella provvisorietà emotiva, che cercano di corrispondere all’immagine che hanno di sé o a quella che vogliono dare agli altri. L’autrice scivola con mano sicura dalla superficie alla profondità delle cose e la messa a fuoco risulta sempre imperfetta, perché le cose possono essere diverse da come appaiono, i comportamenti possono essere interpretati e spesso anche i protagonisti non sono certi del significato delle loro azioni.
Chi ti credi di essere? è un viaggio tra le pieghe dell’anima: le contraddizioni, i dubbi e come questi condizionano l’agire delle persone, sono il materiale del quale si nutre la ricerca dell’autrice, materiale dal quale tira fuori un libro di grande qualità.

sabato 26 ottobre 2013

Alice Munro - Scherzi del destino


Un ebook di 37 pagine in uscita a pochi giorni dall'assegnazione del Nobel alla narratrice canadese, contenente un unico racconto e per di più già edito è – ovviamente - un'operazione commerciale. Eppure può essere utile per chi voglia avvicinarsi alla Munro in punta di piedi.
 Qui dentro c'è tutto quello che serve per farsi un'idea della più grande scrittrice di racconti vivente: la solita cura nell'uso delle parole, la solita scrittura “precisa” (mi ricorda un po' il Roth degli ultimi tre o quattro romanzi), senza una virgola fuori posto, l'importanza degli oggetti, dei gesti, la psicologia dei personaggi che viene fuori dai loro comportamenti, da quello che fanno, l'attenzione ai dettagli, l'apparente calma nel procedere della trama accompagnata dalla sensazione di qualcosa di incombente, sul punto di accadere da un momento all'altro, la Vita che corre lungo i binari consueti senza sapere che poco più avanti incontrerà il Caso che ne cambierà per sempre la direzione. Un gioiellino, uno tra i tanti di una scrittrice raffinata che amo da tempo. 
 Unica annotazione: nonostante qui sia più che giustificato, in generale il colpo di scena è un artificio che non mi convince più di tanto (ma questa è una considerazione strettamente personale, io sono un carveriano di rito ortodosso).

venerdì 16 agosto 2013

Troppa felicità - Alice Munro



Ancora una bella raccolta di racconti della Munro, questa volta incentrati sul "dopo". La scrittrice canadese sembra qui interessata a raccontarci emozioni e  comportamenti delle persone dopo che è successo un evento.
Come al solito nei racconti della Munro le storie girano spesso intorno a qualcosa che non viene chiarito, che ci lascia il dubbio su come siano andate veramente le cose in quel frangente, ma qui l'attenzione è rivolta soprattutto a raccontare non tanto il fatto accaduto quanto piuttosto le sue conseguenze, come le persone hanno reagito ad un imprevisto cambio di direzione nelle loro vite.
L'unica perplessità riguarda l'ultimo racconto, quello che da il titolo alla raccolta, e che mi sembra un po' un corpo estraneo rispetto agli altri. Ma probabilmente sono io che non ho saputo cogliere il collegamento con il resto della raccolta.

mercoledì 30 settembre 2009

Strane intersezioni



L'altro giorno, rileggendo il racconto "In Fuga", tratto dall'omonima raccolta di racconti di Alice Munro, mi sono imbattuto in questo brano:

[...]" - Sai, i bagni mi hanno fatto ricordare questo, perchè è una riproduzione in scala, sì, una riporoduzione ridotta del cavallo che hanno trovato sott'acqua. Scolpito in bronzo. L'hanno recuperato dopo tutto questo tempo. Sembra che risalga al secondo secolo avanti Cristo.
[...] Dicono che rappresenti un cavallo da corsa, - disse Sylvia. - Nel gesto dell'ultimo scatto, lo sforzo finale della gara. Vedi, anche il cavaliere, il ragazzo, lo incita al limite estremo delle forze.
Non fece parola del fatto che quel ragazzo le avesse ricordato Carla, e che non avrebbe saputo dire perchè. Non doveva avere più di dieci, undici anni. Forse per la forza e la grazia del braccio che in teoria doveva reggere le redini, o magari per le rughe sulla fronte infantile, la concentrazione assorta e lo sforzo simile in un certo senso a quello che faceva Carla la primavera scorsa, mentre puliva i finestroni."

Già, mi sa proprio che anche la Munro sia rimasta colpita dal "mio" fantino di Artemision.