
Nessun senso, dunque, le cose e gli eventi; - così come le parole, benchè
con esse denominiamo alla meno peggio ciò che ci manca o ciò
che non abbiamo mai visto - le cose immateriali, come le chiamiamo, le cose eterne;-
parole innocenti, fuorvianti, consolatrici, equivoche sempre
nella loro affettata precisione; - che triste storia,
dare un nome a un'ombra, proferirlo durante la notte a letto
col lenzuolo sollevato fino al collo, e ascoltandolo illudersi, gli stolti,
che possediamo la sostanza, ch'essa ci possiede, che ci aggrappiamo al mondo.
[G. Ritsos: "Quarta dimensione"]
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