Il nervo ottico – María Gainza
(trad. Marco Amerighi)
Neri Pozza editore (I ed.2004)
Il nervo ottico è un'autofiction abbastanza sui generis, un romanzo costituito da capitoli che possono rappresentare anche racconti a sé e risultano costruiti tutti con lo stesso schema: la narrazione in prima persona di una protagonista molto simile all'autrice (anche lei di nome María e critica d'arte di professione) intrecciata con riflessioni su pittori del XIX e XX secolo, riflessioni che Gainza utilizza con sapienza per spiegare meglio la storia che sta raccontando.
Diciamo subito che le parti in cui la scrittrice argentina parla di arte sono quelle più convincenti, perché mette le sue competenze professionali al servizio della trama e la scrittura procede fluida e coinvolgente. Meno efficace, purtroppo, risulta la sua penna quando racconta le vicende della protagonista e degli altri (pochi) personaggi, che risultano piuttosto "piatte".
L'arte come specchio della vita, un modo per provare a comprenderla, questa sembra essere l'idea intorno alla quale è costruito il libro, però la scrittrice argentina sembra accontentarsi e non la sviluppa come potrebbe, limitandosi a riprodurre il modello che ha elaborato senza cercare di unire i vari fili che ha seminato, lasciando così che i capitoli risultino privi di collegamento e manchi (volutamente?) una visione d'insieme.
Benino, ma non bene. Peccato.