Carlos Fuentes – Gli anni con Laura Díaz
(trad. Ilide Carmignani)
Il Saggiatore 2008, I ed. 1999
Il cammino dei Santiago.
"Conoscevo la storia, ignoravo la verità. Anche la mia presenza, in un certo senso era una menzogna."
Un incipit potente, che dice già molto sulle intenzioni dell'autore: la storia nella realtà letteraria è verità e menzogna, come spiega Fuentes in un'intervista a The Austin Chronicle:
"la storia è un processo senza fine. E se consegni il passato solo al passato, lo stai consegnando a un museo. Una delle grandi funzioni del romanzo è stata quella di rendere il passato un presente vivo. Di dare alla storia la dimensione che manca ai libri di storia. Posso leggere tutti i libri di storia che voglio sulla Russia del XIX secolo, ma non capirò la Russia del XIX secolo se non leggo Gogol e Dostoevskij e Tolstoj e Turgenev, per esempio. Quindi c'è quella dimensione di mantenere viva la storia.Quindi il rapporto con la realtà, la realtà è sufficiente a se stessa. Eccolo! Non chiede agli scrittori di venire a scriverne. Ciò che fa uno scrittore è creare un'altra realtà, aggiungere alla realtà. Non semplicemente riflettere la realtà, ma aggiungere qualcosa alla realtà che non c'è. Amleto non ci sarebbe se Shakespeare non l'avesse scritto. Don Chisciotte non ci sarebbe se Cervantes non l'avesse scritto. E non possiamo immaginare un mondo senza Amleto o Don Chisciotte. Eppure non c'erano nella realtà. Se gli scrittori non fossero venuti e non li avessero scritti, beh, niente Amleto e niente Don Chisciotte. Quindi questa è un'aggiunta alla realtà, arricchisce la realtà, crea una nuova o ulteriore realtà."
Gli anni con Laura Díaz è un romanzo che abbraccia cento anni di storia, del Messico, ma anche del Novecento, con particolare riferimento alla Guerra Civile spagnola. Una riflessione sulla natura dell'uomo e sull'evoluzione sociale di una nazione, senza trascurare il ruolo dell'arte e della religione in questo processo. Un romanzone di stampo novecentesco, che grazie ad una scrittura di gran classe si illumina fino a diventare un romanzo totale. Passioni politiche, amori, ambizioni personali, ideali artistici, dubbi esistenziali… non credo che nelle intenzioni dell'autore ci sia la volontà di creare una narrazione epica, quanto piuttosto rileggere la storia, interpretandola a posteriori alla luce dei sentimenti e dei pensieri degli uomini che ne sono protagonisti e non oggetti.
Difficile non pensare all'altro grande romanzo di Fuentes, La morte di Artemio Cruz, e leggere le due opere come un dittico. Da una parte l'uomo di potere, che dedica l'esistenza a raggiungere il successo e mantenerlo, dall'altra una figura femminile alla ricerca di se stessa e del suo ruolo nel mondo. Uno fa la storia, l'altra cerca di comprenderla, sforzandosi di andare oltre l'apparenza, curiosa di quello che si nasconde dietro alle parole, "la Laura ragionevole e la Laura impulsiva, la Laura vitale e la Laura vile". Laura che vive inseguendo i sogni più che la realtà.
"…Enedina e io ricordammo ogni cosa e quello che non ricordavamo, lo immaginammo, e quello che non immaginavamo, lo scartammo come indegno di una vita vissuta per l'inseparabile possibilità di essere e non essere, di portare a compimento una parte dell'esistenza sacrificandone un'altra, sempre sapendo che non si può possedere alcunché completamente, né la verità, né l'errore, né la conoscenza, né il ricordo, perché discendiamo da amori incompleti anche se intensi, da memorie intense anche se incomplete, e non possiamo ereditare altro che quello che ci hanno lasciato i nostri antenati, la comunanza del passato e la volontà dell'avvenire, uniti nel presente della memoria, dal desiderio e dalla consapevolezza che ogni atto d'amore oggi porta finalmente a compimento l'atto d'amore iniziato ieri. Il ricordo attuale consacrava, pur deformandolo, il ricordo di ieri. L'immaginazione di oggi era la verità di ieri e di domani."