Due orizzonti
Una raccolta di racconti
che ha al centro il medesimo universo descritto da Carver, con la
differenza che la scelta stilistica di Richard Ford pur non
allontanandosi molto dal territorio minimalista (penso a certe
suggestioni evocate dal “non detto” dei dialoghi, all'attenzione
per cose o situazioni utilizzata per avvertire il lettore
dell'importanza del momento), si caratterizza per una scrittura più
“piena”, ricca di aggettivi, e forse per una una maggior
attenzione alla morale, all'aspetto etico dei comportamenti dei
personaggio (anche se non in tutti i racconti).
Si parla di vinti, di
quelli che vivono ai margini, personaggi che trascinano le loro
esistenze da un punto all'altro dell'America senza avere una
prospettiva concreta, proponendosi un orizzonte che è quello di una
vita diversa, la speranza che il nuovo sia qualcosa di meglio del
nulla che stringono ora nei pugni. Questo
però è l'orizzonte che
raccontano agli altri, una prospettiva di facciata, bella da dire ma
impossibile da raggiungere. In realtà il loro sguardo è rivolto a
un orizzonte molto meno lontano, al cambiare per sopravvivere, al
mettere insieme un giorno dopo l'altro.
I
personaggi di Rock
Springs vanno,
sono in continuo movimento, fuggono dalla povertà pur essendo
consapevoli che ciò che li attende non sarà molto diverso da quello
che lasciano. Da qui nasce la tragedia delle loro vite, dal loro
essere disincantati, dal fatto che non credono più ai sogni che si
raccontano.
“Racconti
commoventi e spiritosi”, sono definiti nella quarta di copertina.
Ecco, in Rock
Springs io
di spiritoso ci vedo ben poco. Ci leggo piuttosto una grande
attenzione all'uomo, descritto nella sua nudità, senza pietismo,
senza tacerne i vizi e le cattiverie ma non per questo ignorando
quella luce in fondo al tunnel che Ford è maestro nel saper
cogliere.
Al
disincanto del protagonista di Rock Springs, il racconto che da il
titolo alla raccolta
Non
so cosa ci fosse tra noi due.
La stessa
corrente ci aveva fatto arenare sulla spiaggia: stringi stringi,
forse era soltanto questo.E
poi, più avanti: c'era
sempre un divario tra il progetto e quello che accadeva, e io non
facevo altro che reagire alle cose che mi capitavano e sperare di non
mettermi nei guai. Agli occhi della legge ero un criminale. Ma io la
pensavo diversamente, sempre come se non fossi un criminale e non
avessi alcuna intenzione di diventarlo, che era la verità. […] E
io pativo le pene dell'inferno per i miei atti che erano spesso gli
atti di un criminale, e per le mie idee, che non erano meno buone
dell'oro che stavano estraendo là dove sfolgoravano quelle luci
abbacinanti
alla
consapevolezza dei personaggi dell'inutilità degli sforzi per uscire
dal pantano
la
risposta è la vita, –
scrive Ford in Great Falls, – la
mediocrità della vita, una freddezza che c'è in ognuno di noi,
un'impotenza che ci porta a fraintendere la vita quando è pura e
semplice, che fa sembrare la nostra esistenza un confine tra due
nulla, e che ci fa essere né più né meno come animali che
si'incontrino per la strada: guardinghi, inesorabili, privi di
pazienza e di desiderio
a
una specie di anestesia dei sentimenti ben rappresentata da questo
dialogo in Amore
“Cosa
pensi ogni sera, quando vieni a letto con me?”
“Penso
solo ecco un altro giorno che se n'è andato
alla
solitudine
Non
volevo pensare solo a me. Mi rendevo conto, in realtà, che era tutto
quello che avevo fatto sempre, e forse tutto quello che si poteva
fare, e comunque una cosa che ti riempiva di amarezza, di solitudine
e di scoraggiamento.
– dice il giovane George, protagonista di Figli
e
alla sensazione di esclusione
A
cos'ero buono io? Cosa c'era di terribile in me? Qual era il mio lato
migliore? –
è sempre George che parla – […]
Il mondo esterno era un luogo che non sembrava nemmeno esistere, un
luogo deserto dove potevi stare a lungo senza mai trovare una cosa
che ammiravi o che amavi o speravi di serbare. E in quel luogo noi
passavamo inosservati: tutt'e due.
fanno
da contraltare la fragilità, il tentativo di approcciare sentimenti
come l'amore, pur non avendo gli strumenti migliori per farlo
Sapevo
cos'era l'amore e sapevo di che si trattava. –
dice Russel in Great Falls – Si
trattava di non inguaiarsi e di non inguaiare nessuno. Si trattava di
non lasciare una donna per il pensiero di un'altra. Si trattava di
non essere mai in quel posto dove dicevi che non saresti stato mai. E
si trattava di non essere mai solo. Mai. Mai.
o
la ricerca di empatia, l'aspirazione a una vita normale e il bisogno
di essere accettati, come Les in La preda
E
pensavo a quella storia della fiducia. Che sarei sempre stato pronto
a mentire, se le mie menzogne avessero risparmiato a qualcuno
dell'infelicità. Questo era facile. E che preferivo che una persona
non si fidasse di me, piuttosto che esserle antipatico. […] Che
potevi ragionevolmente prevedere quello che avrei fatto: che non
avrei commesso, per esempio, una malvagità; che potevi contare sul
fatto che avrei rischiato la vita, per te, se avessi saputo che era
abbastanza importante.
Una
persona è molto di più di quello che fa, sembra dirci Richard Ford,
perché nell'animo umano coesistono forze uguali e contrarie e
riuscire a definire un individuo nella sua globalità è impresa
affatto semplice.
“Sono
egoista” disse Sterling. “Lo sono sempre stato. Sono capace di
mentire, rubare, imbrogliare.”
Lois
gli battè una mano sulla spalla. “Sei anche generoso, però”
(Fuochi
artificiali)