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domenica 1 dicembre 2013

scatole



Poetica della miniatura

Forse il modo ideale per osservare le scatole è metterle sul pavimento e stendercisi accanto. 
Non sorprende che dalle scatole volti infantili ci fissino fino a confonderci, e che abbiano l’aria sognante dei bambini intenti al gioco. La loro è la solitudine felice di un tempo senza orologi dove i bambini sono i signori del mondo. Le scatole di Cornell sono reliquiari dei giorni in cui regnava l’immaginazione. C’invitano, com'è ovvio, a rivivere i sogni della fanciullezza.

[Charles Simic: "Il cacciatore di immagini"]

sabato 13 luglio 2013

Due poesie (assonanze)



Vista con granello di sabbia

Lo chiamiamo granello di sabbia.

Ma lui non chiama se stesso né granello né sabbia.
Fa a meno di un nome
generale, individuale,
permanente, temporaneo,
scorretto o corretto.
Del nostro sguardo e tocco non gli importa.
Non si sente guardato e toccato.
E che sia caduto sul davanzale
è solo un’avventura nostra, non sua.
Per lui è come cadere su una cosa qualunque, senza la certezza di essere già caduto o di cadere ancora.
Dalla finestra c’è una bella vista sul lago, ma quella vista, lei, non si vede.
Senza colore e senza forma,
senza voce, senza odore e senza dolore è il suo stare in questo mondo.
Senza fondo è lo stare del fondo del lago, e senza sponde quello delle sponde.
Né bagnato né asciutto quello della sua acqua.
Né al singolare né al plurale quello delle onde, che mormorano sorde al proprio mormorio intorno a pietre non piccole, non grandi.
E tutto ciò sotto un cielo per natura senza cielo, ove il sole tramonta senza tramontare affatto e si nasconde senza nascondersi dietro una nuvola ignara.

Il vento la scompiglia senza altri motivi se non quello di soffiare.

[Wislawa Szymborska: "Vista con granello di sabbia]





Sasso


Càlati in un sasso,

io farei così.
Lascia che altri si facciano colomba
o digrignino i denti come tigri.
Mi basta essere un sasso.

All'esterno è un enigma:

nessuno sa come rispondere.
Ma fresco e quiete dev'esserci all'interno.
Anche se una mucca lo calca col suo peso, 
anche se un bambino lo getta dentro un fiume; 
il sasso affonda, lento, imperturbato,
fino al fondo
dove i pesci bussano alla sua soglia
e vengono a origliare.

Ho visto scintille schizzar via

quando due sassi sono strofinati,
forse là dentro non fa così buio;
forse c'è una luna che brilla
da chissà dove, spuntando magari dietro un colle -
un chiarore appena sufficiente a decifrare
quelle strane scritte, mappe stellari
sui muri interiori.

[Charles Simic: "Hotel Insomnia"]

sabato 14 febbraio 2009

Davanti alle pompe funebri Biaggi



Tre vecchie sedute a sferruzzare
sul marciapiede
ogni volta che passavo.
Buonasera signore,
dicevo,
buongiorno, pure,
bello questo periodo dell'anno
per stare al mondo.

E mi fissavano
come i sordi ti fissano
in una delle loro scuole,
per sordomuti.
Due si rimettevano al lavoro,
la terza mi guardava
passare
a bocca aperta.

E questo è quanto.
Lasciai la città e quelle sempre
a sferruzzare.
Magari sono ancora lì
perchè oggi è un giorno di quel tipo,
tiepido e mite,
e penso di nuovo a loro
dopo molto, molto tempo.

[C. Simic: "Hotel Insonnia"]