La vita, un Infinite Jest.
Storie nelle storie. Museo animale è un'opera notevolissima che guarda a Bolaño, Piglia e forse anche a Cortázar. Un romanzo a strati, archivio di materiali eterogenei che Fonseca governa con scrittura precisa, sebaldiana, inserendo ampie digressioni in una trama caratterizzata, tra l'altro, da una buona "profondità" dei personaggi, spesso caratterizzati da un articolato percorso di vita nel quale si mescolano vero e falso in maniera da non lasciare mai al lettore l'impressione di comprenderli nella loro interezza, così che continuano a suggerire nuove possibilità alla trama.
Storie nelle storie. Tra le pagine di questo libro si perde e ci si ritrova come in un labirinto: storie collegate tra loro, che muovono le une dalle altre, aprendo nuove direzioni senza mai garantire al lettore la loro veridicità. Una narrazione centrifuga, che disorienta ed attrae, un viaggio alla ricerca di un mistero che si moltiplica lungo la strada e che in fondo è soli un pretesto per dipanare i temi cari dell'autore.
Qui si parla di camuffamento e fake news, del ruolo dell'arte e della storia, qui si parla di bellezza e distruzione, della ricerca di identità e delle ossessioni. Qui si parla, come in tutti in grandi romanzi, della vita. Qui si costruiscono mondi.
Storie nelle storie. Storie di gente che ha già scelto la sconfitta e non per questo ha smesso di cercare. Storie di gente che decide di intraprendere un percorso tanto folle, provocatorio e ricco di incognite, quanto affascinante. Storie di naufraghi della vita che seguono un sogno e ne fanno un'idea, sapendo che alla fine della strada non troveranno nulla ma che ne sarà valsa comunque la pena perché cos'è la vita? «un progetto che gli uomini si proponevano per perdere tempo, per nascondere il fatto che le fatiche degli uomini sono inutili, magnifiche ma inutili come le belle piume del fagiano».
La vita è un sogno e «il sogno doveva essere così, un lungo scherzo al quale arrendersi, rassegnati al fatto che solo alla fine capiremo qualcosa.»
Forse.