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mercoledì 14 ottobre 2015

sabato 9 agosto 2014

sabato 30 novembre 2013

Canzone dell'onda e della riva


Il suono dell'onda che si gonfia lontano
riempie lo spazio e si dilata nel tempo.
Canto suadente che sale e che scende
voce muta che culla il pensiero
musica che racconta storie di ieri.

Silenzio,
solo il suono dell’onda.

Sulle terrazze ordinate di filari spogli
i muri a secco ricamano morbide curve
che si allungano digradando fino alla costa.
Corpo sinuoso di donna che dorme,
nuda sposa che attende sognando

Silenzio,
solo l’attesa dell’innamorata.

L’onda selvaggia inizia il suo viaggio
allunga le spire stringendo verso riva
per portare all’amata tremule gemme di luce.
Sempre più vicina la costa
attende impaziente l'ineludibile abbraccio.

Silenzio,
solo il canto dell’innamorato.

Lieve scivola l’onda verso la sponda,
si accosta piano e l’accarezza leggera
la circuisce maliziosa, la sfiora e poi la tocca
la prende e poi la lascia in un gioco di sguardi,
dove rimbalzano gioia e sofferenza.

Silenzio.

Una spada luminosa allunga i suoi raggi
Una lingua di fuoco sorprende i due amanti.

Anche il sole benedice quel bacio.

[Lars W. Vencelowe: "Mater mare"]


domenica 6 ottobre 2013

sabato 23 febbraio 2013

domenica 13 maggio 2012

In altre faccende affacendato (2012)

Sì, certo, la poesia. Va benissimo, ci mancherebbe. 
E la narrativa, poi. E' il pane quotidiano, nemmeno a parlarne. 
E ancora: nutrire la fantasia, sciogliere le briglia all'immaginazione, costruire e smontare mondi, sognare. 
E soddisfare la voglia di infinito, di guardare cosa c'è dietro l'orizzonte, di scoprire, di sapere. 
Ci sono bisogni, passioni, capricci, voglie e curiosità da soddisfare.
E così tanto da conoscere, da approfondire.
E' bello provare a volare alto.
C'è da spaccare il capello in quattro sul problema del comunicare, su etica ed estetica, sintesi ed analisi.
E che dire dell'anima, dell'escatologia, del senso delle cose e compagnia cantante...
Tutto importante, niente da dire. 

E' che forse si rischia di perdere un po' il contatto. 
E' che quando si prova a volare così in alto, le cose della terra finiscono per risultare troppo lontane.

Per questo a volte sento il bisogno di sporcami un po' le mani.



mercoledì 18 gennaio 2012

venerdì 6 gennaio 2012

Spezia

 La Spezia, passeggiata Morin


 Campiglia


Portovenere


domenica 6 novembre 2011

cronache di questi giorni



da: Sette frammenti dalla terra di nessuno

I

Quando pive per molti giorni
la terra scivola via
verso il basso

l'acqua penetra sotto le radici
arriva alla placca
cambia la storia dei paesaggi

diventa fango e fiume fangoso
travolge i paesi più miseri
gli accampamenti umani

i corpi e ogni cosa che ostacola
o resiste.


II

Non si può dire nulla: questo è il punto. Raccontare,
ma cosa? Qualcosa è crollato,
come un silenzio improvviso e poi l'urlo,
uno sfacelo. Il muggito di un animale imprigionato
dal fango che strascina verso valle. Cosa pensa un vitello,
per esempio, quando affoga?
Volete cercare le parole anche per questo, 
per sentirvi più in pace? Un vitello
non pensa a nulla e se pensa
lo fa in un pensiero animale
incomprensibile; tace come una capra,
o un agnello e forse anche un uomo
che guarda in faccia la sua piena solitudine.


VI

Certe con forme di uccello, o di pesce, frastagliate,
altre che sembrano pinne o badili. Il movimento
impercettibile delle faglie, le pietre che cadono
quasi senza rumore: non sono loro a franare,
loro che cambiano soltanto posizione preparandosi
tranquille alla prossima era, e fanno i bagagli
con cura, piegando ghiaccio e torrenti, boschi di conifere,
corrugando molasse antemurali, sedimenti di arenaria,
e si umettano di cascate e pozze sotterranee,
estraggono ammoniti e altri molluschi mesozoici
da strati profondi e terribili, ricordi marini
e geodi di cristallo trasparente.
La vita che chiami vita qui si conserva
solo come memoria dissecata, muto sguardo
di fossile  o carbone, minerale.
No, non sono loro a franare, è la storia
nostra, e le nostre strade
Aere italico MDCCCV Nap. Imp.
di speranze e di gloria. Le montagne
parlano la lingua del mare e delle stelle, 
lingua di quelle
remote ere geològiche
che sèmbrano ancora un sogno dell'immaginazione,
un'altra lingua in cui ogni cosa è uguale
e necessaria, esatta e inessenziale, e tutto varia
col variare del tutto.

[Fabio Pusterla: "Le terre emerse"]