I “tre pazzi” per la narrativa e un’altra triade
(Herbert, Miłosz e Zagajewski) per la poesia: così si potrebbe riassumere la
grande letteratura polacca del Novecento.
In realtà si tratta è una semplificazione
eccessiva e Konwicki, Andrzejewski e Szymborska sono i primi nomi che mi
verrebbero in mente per rimpolpare la lista.
E Kazimers Brandys, aggiungo ora.
Lettere alla signora Z. è un originale zibaldone di pensieri di un grande polemista, uno
strano Grand Tour nel quale il Bel Paese è utilizzato come pretesto per
riflettere sull’identità dei polacchi ma anche su molto altro. La forma è
quella dell’epistolario, una serie di lettere indirizzate appunto alla signora
Z., una conoscente dell’autore; i temi trattati sono la vita, i cliché, il tema
dell’identità polacca, ma si tratta di riflessioni di ampio respiro e che
possono essere facilmente allargate all’uomo in generale.
La seconda parte del libro è relativa a lettere
che l’autore indirizza all’amica dalla Polonia e risulta, a mio avviso, più
debole, incentrata prevalentemente su considerazioni relative a costumi,
abitudini e comportamenti della società del tempo.
“Cara Signora, sono profondamente convinto che
non sia possibili descrivere ciò che si è visto. Si possono registrare dei
dettagli, si può fare un inventario, stabilire i fatti e basta. Ma per ricreare
la realtà, per darle lo stesso valore nella descrizione c’è solo un mezzo:
inventare. In effetti vale la pena di ricordare certe cose, anzi, qualche volta
è indispensabile per legittimare la finzione (ci vuole un chiodo su cui
appendere il quadro); ma i veri bugiardi, i bugiardi per pura passione, si
servono della verità come di un male indispensabile. Circondato da fatti,
oggetti e persone, lo scrittore deve essere un fanfarone, altrimenti è perduto.
Deve badare ai suoi fatti interni, la sua verità è sempre una verità su se
stesso. La letteratura impegnata, della quale sono un sostenitore, consiste
nell’includere se stessi nelle questioni del nostro tempo. Dicendo “se stessi”
intendo l’individualità, le esperienze private, la difesa del proprio io da
tutto quel che lo annienta. La letteratura è fatta di questioni centrali dello
scrittore tra le quali a volte si trovano anche questioni centrali dell’umanità.”
Nessun commento:
Posta un commento