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sabato 22 febbraio 2025

Corpi idrici – Gerald Murnane



Corpi idrici – Gerald Murnane
(trad. Elena Malanga)
La nave di Teseo editore (I ed. 2018)

I racconti compresi in questa raccolta rappresentano un ottimo punto di partenza per avvicinarsi alla scrittura di Murnane. Non è semplice prendere le misure all'autore australiano perché dietro la facciata di convenzionalità si nasconde un battitore libero, un viaggiatore solitario nello spazio del postmoderno (inteso in senso molto lato), un po' come lo è stata Clarice Lispector nell'ambito del modernismo. Mi riferisco unicamente all'atteggiamento nei confronti della pagina bianca, a come entrambi decidano di costruirsi da soli gli strumenti necessari ad affrontare l'impresa e va da sé che si tratta di strumenti diversi e che le analogie tra i due autori finiscano qui.
Quelli di Corpi idrici, sono racconti costruiti su trame esili e che non vanno da nessuna parte: i temi sono il ricordo, le corse di cavalli, il rapporto contradditorio con la religione, i sensi di colpa, le inibizioni adolescenziali che i personaggi si trascinano ben oltre quell'età e poco altro. Si tratta di storie caratterizzate da un rigore formale e una precisione dei dettagli che l'autore spinge all'eccesso, appesantendo la narrazione con continui riferimenti spazio-temporali al punto che l'ossessività sembra essere l'aspetto dominante della scrittura. Anche la postura della voce narrante contribuisce al senso di straniamento: si tratta di una terza persona che dice quello che i protagonisti fanno o pensano, tenendo così il lettore lontano dall'azione. Tutto ciò, unito all'assenza dei nomi propri, comporta un depotenziamento della partecipazione emotiva del lettore che non riesce a identificarsi con i personaggi.
Perché questa scelta? Perché quello che interessa all'autore, non è raccontare una bella storia, ma mostrare come immagini e sentimenti si possano trasformare in parole, come la scrittura trasformi il mondo invisibile in mondo visibile.
Si è detto da qualche parte che i racconti di Murnane sono simile alle scatole di Joseph Cornell e mi sembra un paragone corretto: attraverso le storie lo scrittore australiano ci fa entrare nel suo laboratorio di scrittura e ci mostra come tutto parta da un'immagine, dalla descrizione di dettagli che fanno da amplificatore per la narrazione creando una rete, un ordine tra fatti, persone, immagini e pensieri, una mappa spazio-temporale che ingloba realtà e fantasia formando altre immagini collegate fra loro.
Ecco la scrittura di Murnane: non i fatti ma l'atmosfera, non l'azione ma quello che nasce dall'immagine.



domenica 14 novembre 2021

Le pianure – Gerald Murnane


«Le pianure non sono ciò che molti dei loro abitanti ritengono che siano. Sono semplicemente una comoda fonte di metafore per chi sa che sono gli uomini a inventare i loro significati.»


«Cercavo, in quel paesaggio, qualcosa che sembrasse accennare a un significato complesso, oltre le apparenze». Questo lo scopo del protagonista, un cineasta che decide di intraprendere un viaggio nel cuore dell'Australia, alla ricerca dell'ispirazione per la sceneggiatura di un film. Con una prosa piana, fintamente rassicurante, Murnane disegna atmosfere wendersiane per un libro nel quale i grandi spazi e gli stravaganti personaggi kafkiani che li abitano sono solo la superficie di un mare dai profondi abissi.
Le pianure. Sconfinate e uguali a se stesse, eppure uniche per ognuno dei latifondisti che ci vivono e che crede di essere il solo in grado di comprenderle. Le pianure come simbolo di una ricerca interiore, un viaggio tra Orizzontisti e Uomini Lepre, Pianure Centrali e Pianure Esterne, Confraternita della Pianura Infinita e Lega del Cuore del Paese…, il folle tentativo di costruire un'epica e poi una metafisica per pianure che man mano che si svelano, si nascondono.
Costume, politica, religione, filosofia, pittura, letteratura, fotografia… sono le lenti di un prisma attraverso il quale gli uomini cercano di interpretarle, illudendosi che da qualche parte possa saltar fuori una verità, un segno in grado di illuminare il cammino e spiegarne il senso. Ma è nel buio, non nella luce il significato, spiega al protagonista il suo ultimo interlocutore:

«Anche un posto così grande e luminoso come le pianure può essere cancellato da qualsiasi direzione. […] Posso concederti che anche vedere quelle pianure di cui abbiamo goduto per tutto i pomeriggio… anche questo è, in un certo senso, un segno di distinzione. Ma non farti ingannare. Niente di ciò che abbiamo visto oggi esiste, a parte l'oscurità. […] Il Grande Buio. Non è forse là che si trovano tutte le nostre pianure? […] Quel buio che era l'unico segno visibile di qualunque cosa vedessi al di là di me stesso».


Link
https://lithub.com/wayne-macauley-on-gerald-murnanes-most-memorable-book/