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domenica 24 aprile 2022

Dolori precoci – Danilo Kiš



Libro che apre la cosiddetta "trilogia dell'infanzia" e definito dallo stesso autore come "schizzi di un block notes, naturalmente a colori", Dolori precoci proietta una luce lirica sul passato, trasformando in bozzetti delicati e malinconici i ricordi di un mondo trascorso e sepolto dagli anni.
Momenti della giovinezza, ma anche gesti, colori, sapori… che per qualche motivo sono rimasti impigliati nella rete della memoria e ora si fanno metafora e diventano musica.
Dolori precoci è un libro che parla dello stupore del bambino al cospetto della prepotente bellezza della Natura e insieme della sua caducità. Un libro sulla vita e sull'infanzia perduta, un'epoca in cui tutto è ancora possibile, un interregno nel quale la realtà confina con la fantasia e i due territori si mescolano.




sabato 20 marzo 2021

Clessidra – Danilo Kiš

 


«Clessidra rappresenta il mio tentativo di liberarmi dalla fatale prima persona singolare e di parlare di cose e di eventi attraverso l'oggettivazione della realtà. Il tentativo di superare la lirica con l'epica. Gli eventi in Clessidra iniziano, come nella creazione del mondo, da tenebre bibliche, e l'intero romanzo è, in effetti, una sorta di parabola della creazione. E in fondo è anche il tentativo di rappresentare, attraverso un unico frammento, un'unica testimonianza, ciò che si potrebbe chiamare la condizione umana»

Così si legge in Homo poeticus, una dichiarazione di intenti niente male con la quale Kiš pone subito un'asticella ben alta per un romanzo che partendo da certi stilemi vicini al Nouveau roman si propone di costruire qualcosa di simile a un'opera-mondo per il più difficile dei suoi libri che chiude la trilogia "della memoria" iniziata con Dolori precoci e proseguita con Giardino, cenere.
Clessidra è un libro che meriterebbe almeno un paio di letture o almeno l'ausilio del riassunto che ne fa Scaruffi (https://scaruffi.com/writers/kis.html), tanto la trama risulta complicata da ricostruire. La storia di Eduard Sam, E.S., l'alter ego del padre dell'autore è narrata attraverso episodi della sua vita, pezzi di interrogatori, sogni, riflessioni, brani del "diario di un pazzo", scene di viaggio ed una lettera, il tutto saltando avanti e indietro sulla scala del tempo disorientando non poco il lettore.
Si deve resistere, perché il romanzo merita tutta l'attenzione che richiede. Si deve resistere perché è lo stesso Kiš, sempre il Homo Poeticus, a invogliarci a tener desta l'attenzione e proseguire nella lettura:

«Personalmente preferisco che il mio romanzo, Clessidra, venga letto da un centinaio di veri lettori piuttosto che da alcune migliaia di persone alle quali è piaciuto lo sceneggiato televisivo e che, giocando a carte, sorseggiando un caffè e chiacchierando, davanti a un bicchiere o a un piatto, sono costrette a vedere i mio lavoro sullo schermo, mentre preferirebbero guardarsi uno spaghetti-western o uno dei cosiddetti serial "umoristici", per riposarsi e svagarsi, come si suol dire…»

Un libro di frammenti, una storia che si fa durante il percorso, una narrazione che procede cambiando in continuazione la messa a fuoco, avvicinando e allontanando la cinepresa, con particolari minimi che improvvisamente diventano protagonisti e poi, altrettanto rapidamente, sfumano rendendo difficile la comprensione dell'immagine.
I fili che Kiš muove sono difficili da seguire, creano collegamenti sotterranei e imprevedibili tra gli oggetti e le persone, si fanno e disfano in continuazione tessendo uno strano legame tra causalità e casualità, ma sono perfettamente funzionali a rappresentare non solo l'idea di romanzo dell'autore ma anche la sua idea di mondo. Attraverso Eduard Sam, Kiš ci parla dell'uomo, della complessità dell'esistenza, delle sfaccettature dell'anima e delle difficoltà della vita che possono essere rappresentate solo attraverso frammenti, evitando le scorciatoie di una sintesi semplicistica quanto fallace perché i frammenti della vita di Eduard Sam sono i pezzi di una personalità complessa e contradditoria, che è quella del protagonista ma anche la nostra.

Links
https://culturificio.org/frammenti-disomogenei-su-clessidra-di-danilo-kis/

domenica 20 dicembre 2020

Giardino, cenere – Danilo Kiš



Giardino, cenere è il miglior libro dell'Europa postbellica per I. Brodskij e il secondo volume di una trilogia ideale che comprende Dolori precoci e Clessidra, «tre sguardi – si legge in Homo poeticus – tre approcci alla stessa realtà, al centro della quale si trova Eduard Sam, E.S., lo scomparso, figura centrale di un mondo anch'esso scomparso. Il mondo dell'Europa centrale.»
Un romanzo dal sapore proustiano ma anche schulziano, una narrazione lirica dell'infanzia nella quale realtà e illusione si mescolano nella dimensione letteraria e trovano voce nel racconto del piccolo Andreas Sam che ci parla della sua famiglia e soprattutto del suo strano padre e della sua opera ancora più strana, un "Orario delle comunicazioni tramviarie, navali, ferroviarie e aeree, un libro-mondo in continua trasformazione («Era una Bibbia sacrale, apocrifa, nella quale si rinnovava il miracolo della Genesi, ma nella quale erano corrette tutte le ingiustizie divine e l’impotenza dell’uomo»).
Eduard Sam incarna la figura dell'ebreo errante, un fallito che spinge la famiglia a seguirlo nelle sue peregrinazioni,  un pazzo che vive in un delirio di idee assurde e sogni irrealizzabili, votato a «un'indefinita rivolta contro la società e l'ordine del mondo», un uomo convinto che il suo ruolo sia quello di adempiere al proprio destino in modo da realizzare così il proprio personale riscatto e anche quello di riscattare attraverso il suo sacrificio l'intera umanità.
Kiš ci restituisce alla perfezione il punto di vista del ragazzino, lo stupore e la curiosità dei suoi occhi che guardano e interpretano la realtà e lo fa attraverso un linguaggio dai toni soffusi, ricco di descrizioni, particolari e sensazioni. È una prosa lirica che esprime alla perfezione la malinconia per il trascorrere inesorabile del tempo, per un'epoca – quella dell'infanzia – dalla quale il protagonista sta per uscire ma anche per un mondo che volge al declino.
Giardino, cenere è un libro sulla mitologia infantile e sul mistero del tempo di rara eleganza formale ma anche un'opera ricca di contenuti e riflessioni di indubbio spessore.

«Ci sono uomini» continuò mio padre «che sono nati per fare l’infelicità propria e altrui, vittime di macchinazioni celesti che non possiamo comprendere, cavie della meccanica celeste, ribelli ai quali è assegnata la parte di ribelli, ma che sono nati, per la crudele logica della commedia celeste, con le ali tagliate. Titani senza la forza dei titani, piccoli titanucci gracili che di grande hanno ricevuto solo una dose eccessiva di sensibilità nella quale la loro futile forza si scioglie come in alcol. Essi seguono la loro stella, la loro sensibilità malata, portati da progetti e da propositi titanici, e si infrangono come onde sugli scogli della banalità quotidiana. Ma la cosa più crudele riservata loro è la lucidità, la coscienza dei propri limiti, la dolorosa facoltà di distanziarsi. Io vedo me stesso nella parte impostami dai cieli e dal destino, consapevole di essa ad ogni istante, ma al tempo stesso assolutamente incapace di oppormi ad essa con la forza della logica e della volontà... Per fortuna, come ho detto, questa mia parte volge al termine...»

sabato 5 dicembre 2020

Una tomba per Boris Davidovič – Danilo Kiš




«Credo che la letteratura debba correggere la storia: la Storia è generalità mentre la letteratura è concretezza. La Storia è numero, la letteratura è individualità»

 Partendo da questo assunto, Kiš mescola fiction e faction in un libro composto da sette racconti che costituiscono sette romanzi brevi, nel senso che ognuno di essi narra la biografia di un personaggio diverso ma che sono anche sette capitoli di una stessa storia (come indicato nel titolo), quella del fanatismo e delle sue conseguenze nefaste. 
Lo scopo di quest'opera – lo spiega l'autore stesso in quella straordinaria summa del suo pensiero che è Homo poeticus – è ragionare sull'epoca staliniana mescolando prove documentali e false fonti in modo da conferire più solidità alla narrazione e contemporaneamente dimostrare la superiorità della letteratura sulla realtà.
Lo stalinismo diventa così una scrofa che divora la propria prole e ideologismo, colpa, tradimento, rapporto vittima/carnefice sono i temi sui quali Kiš punta l'attenzione  ampliando il campo della riflessione alla multiforme natura dell'uomo, senza trascurarne dubbi, limiti e soprattutto contraddizioni.
Una tomba per Boris Davidovič  è un libro molto interessante anche stilisticamente: dall'uso borgesiano dei falsi documenti di cui si è detto, all'utilizzo di diversi piani narrativi all'interno dei singoli racconti, all'alternanza di descrizioni d'ambiente e narrazione che ricorda Pil'njak. 
Opera di indubbio spessore di uno degli intellettuali europei più importanti del secondo Novecento.