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domenica 25 marzo 2012

Nel punto della possibilità

Sai cosa vorrei io veramente?
Non che tu fossi me, nemmeno per sogno. Piuttosto, che rimanessi in quel punto, nel punto della possibilità. Non a lungo, solo per un attimo, prima di "decidere" chi sarai davvero, chi sarai tra noi due.
Ovviamente vorrei che decidessi di essere te stesso, sennò che gusto ci sarebbe? (di "me" ne ho già abbastanza!).
Ma vorrei che indugiassi un momento prima di separarti da me, in quel crocevia immaginario fra me e te.
Quell'indugio capisci?, rappresenta un mondo intero.
E avrei un terzo desiderio (se ne possono esprimere tre): vorrei che entrambi, in un cantuccio dell'anima, provassimo sempre un po' di rammarico per aver scelto di essere solo noi stessi.

[David Grossman: "Che tu sia per me il coltello"]

sabato 24 marzo 2012

vite che sono solo vite

Mi fa impazzire il fatto che ti aggrappi di nuovo alla logica, che è senz'altro utile nella vita; ma noi non siamo nella vita, Myriam! E' il segreto che ti sussurro all'orecchio già da un mese: noi due non siamo vivi! Voglio dire, non in un luogo in cui vigono le leggi ordinarie che regolano i rapporti tra le persone, tantomeno i rapporti tra uomo e donna. Dove siamo, allora? Non mi interessa sapere dove, perché dargli un nome? Sarebbero comunque nomi "loro", nomi tradotti, e con te voglio una costituzione diversa di cui saremo noi a fissare le leggi. Parleremo una nostra lingua e racconteremo le nostre storie, e ci crederemo con tutte le nostre forze, perché in mancanza di un luogo privato come questo - dove quello in cui crediamo si realizzerà, anche se solo per iscritto - la nostra vita non sarà tale; o peggio ancora: la nostra vita sarà solo una vita... sei d'accordo?

[David Grossman: "Che tu sia per me il coltello"]

domenica 23 agosto 2009

L'uno e l'altro

...so esattamente cosa mi sta accadendo e cosa tu pensi di me. E' la solita tortura, Myriam, io sono sempre entrambi, quello che se ne sta con la faccia paonazza e le braccia conserte, e quello che d'un tratto compie un balzo oltre se stesso e cade sempre più in basso. E, mentre cade, ha ancora la faccia tosta di discutere con il paonazzo, urlandogli mentre precipita verso la perdizione: "Lascia vivere, lascia sentire, lascia sbagliare".
Però, ecco, sono anche l'altro. Che ci posso fare? Quello che sibila con disprezzo che la fine è ben nota: tornerai da me strisciando, dice con tono secco (ha il difetto di avere le mucose aride), mentre il somarello continua a strillare che non gli importa, perchè forse un giorno ce la farà.
[...] io sono il somarello [...] Ma credimi, almeno nel momento del volo sono me stesso, l'"io" che dovrei essere. Ed è un momento colmo di felicità - un momento ricco, completo. Come vorrei saper prolungare per tutta la vita un momento simile.
Poi, naturalmente, c'è il tonfo dell'atterraggio. Un polverone intorno e un silenzio tremendo. Mi riscuoto da tutto ciò che ero fino a un minuto prima e mi guardo in giro con cautela; comincio a gelare per il freddo che mi avvolge dentro e fuori, un freddo che solo i buffoni e gli stupidi conoscono.

[David Grossman: "Che tu sia per me il coltello]