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venerdì 5 settembre 2025

Paginette – Antonio Pizzuto




Paginette – Antonio Pizzuto
Lerici editore (I ed. 1964)


Paginette rappresenta una tappa fondamentale nel percorso stilistico di Antonio Pizzuto, consolidando e approfondendo la ricerca iniziata con Ravenna. La scrittura di Pizzuto privilegia l’uso dell’imperfetto e dell’infinito storico, creando frasi che mettono in primo piano lo stile rispetto al contenuto. È la lingua, barocchissima e musicale, la vera protagonista, insieme alla costruzione della frase ricca di figure retoriche (paratassi, metafore, neologismi, sineddoche…).
Il contenuto della trama è un filo sottile, quasi secondario rispetto all’elaborazione stilistica. L'oggetto della narrazione è rappresentato dai piccoli frammenti di quotidianità: la vita di ringhiera diventa un microcosmo brulicante di personaggi, chiacchiere e azioni apparentemente insignificanti, un mondo che scorre tra corse per commissioni, amori giovanili e piccole incombenze quotidiane. Al centro di questo universo c’è Lumpi, protagonista instancabile e inquieto, che si muove tra le piccole vicende del suo quartiere. Lumpi e gli altri personaggi appaiono come figure sempre più rarefatte, quasi destinate a scomparire, prefigurando un progressivo dissolversi della presenza umana nella scrittura di Pizzuto.
Paginette è un testo importante, che ben rappresenta la filosofia del suo autore, quell'"anti-storicismo assoluto" che teorizza l'impossibilità di cogliere la realtà del fatti, affidando alla scrittura il compito di fermare l’inafferrabile, anche attraverso il gioco linguistico e stilistico dell'autore.


sabato 28 settembre 2019

Gabriele Pizzuto – Si riparano bambole


Siribambole

I libri. E i loro strani, stranissimi, percorsi.
Arrivi a Frasca seguendo chissà quali tracce e quando riparti ti ritrovi su una strada che porta a Pomilio; pochi passi e subito scopri un bivio dal quale si diramano due sentieri poco battuti, uno che conduce a Le strade che portano al Fùcino di Tommaso Ottonieri (suo figlio) e l'altro, ridotto a poco più che una traccia nel bosco, che arriva dalle parti di Gabriele Pizzuto, uno scrittore finito da tempo nel dimenticatoio. Decidi d'impulso di prendere la seconda deviazione ed ecco che ti ritrovi tra le mani Siribambole.
Leggi di paragoni arditi: c'è chi parla di sperimentalismo come reazione al realismo del tempo, chi cita Gadda, chi scomoda addirittura Joyce, chi ci vede echi del Gattopardo… può essere, pensi poco convinto, perché in realtà più lo leggi e più a te Pizzuto sembra solo Pizzuto, un outsider, un fuoriclasse misconosciuto, uno la cui parabola letteraria merita di essere riscoperta ed esplorata con attenzione.
Sì, perché Siribambole è una pietra preziosa, un'(auto)biografia sghemba che racconta le vicende di Profi, un bambino goloso di quella vita che vede scorrere davanti ai suoi occhi senza mai riuscire ad afferrarla davvero. Fotografie di un'epoca passata che nella penna dell'autore si dilatano fino a diventare uno spazio dove fatti e fantasia si mescolano. Fotografie, di quelle che ti rigiri lentamente tra le mani e poi avvicini agli occhi per esaminare con attenzione particolari e oggetti ma soprattutto per scrutare nelle espressioni di volti che ti guardano da un'altra epoca, sperando che possano aiutarti a ricostruire la loro storia ma anche perché ti aiutino a immaginarne una.
Pizzuto descrive le cose con un linguaggio nuovo che colora la pagina utilizzando tutta la tavolozza dei colori. Non si accontenta di riprodurre le immagini in maniera fedele, ma si sforza di coglierne ogni particolare, ogni singola sfumatura nel tentativo di sottrarre il ricordo all'oblio per farlo vivere ancora un po'.
La lingua di Siribambole è una lingua nuova alla quale non è semplice abituarsi (e parliamo di un libro pubblicato nel 1960), vedere le cose con gli occhi di Profi è come assistere ad un film senz'audio e presuppone da parte del lettore un ruolo attivo perché è lui che deve costruire la trama partendo dai fotogrammi che scorrono sullo schermo.
Scoprire un autore del valore di Pizzuto è sempre una bella soddisfazione, soprattutto se si arriva a questa scoperta attraverso i sentieri accidentati e affascinanti della letteratura.