sabato 2 febbraio 2019

Marina Cvetaeva – L'armadio segreto


Un saggio (Il mio Puskin) e un paio di raccolte di poesia (Insonnia e Versi per Blok). Notevole soprattutto lo scritto su Puskin che finisce per dire molto anche sull'autrice. Cvetaeva parla della sua scoperta del padre della letteratura russa all'età di quattro anni, partendo dalla fascinazione esercitata su di lei dal dipinto di Naumov raffigurante il duello con D'Anthes e dalla statua in bronzo del grande poeta. Da questa prima fase (nera come il monumento) passa poi all'incontro con le sue opere, un incontro caratterizzato da una comprensione più emotiva che reale di quei versi. C'è la fase azzurro-lilla, come il colore del volume trovato nell'armadio della sorella: dapprima Gli zingari e la convinzione che l'amore sia perdita non incontro e poi l'Onegin, a rafforzare il concetto ("Io né allora, né dopo, mai amai, quando si baciavo, sempre – quando si separavano. […] Questa prima mia scena d'amore ha segnato tutte le mie successive, tutta la passione in me dell'amore infelice, non corrisposto, impossibile. Da quel preciso momento io non volli essere felice e con ciò mi votai – al non amore"). Ma, come scrive Cvetaeva, "in molto altro Evgenij Onegin ha segnato il mio destino. […] Lezione di coraggio. Lezione di orgoglio. Lezione di fedeltà. Lezione di destino. Lezione di solitudine."
C'è poi il Puskin sottile-azzurro dei libri di scuola e quello dell'antologia del fratello dell'autrice con il Puskin storico e le "poesie spaventose" (l'annegato, il vampiro, i demoni) con la consapevolezza che paura, compassione, collera e nostalgia saranno compagni di strada che l'accompagneranno per tutta la vita.
Anche le poesie successive (Al mare su tutte) rafforzano nella Cvetaeva bambina la convinzione che l'amore viva nella lontananza e nella solitudine ("io tutte le cose della mia vita le ho incominciate ad amare e le ho amate nell'addio, e non nell'incontro, nella separazione, e non nell'unione, non per la vita, ma per la morte"), con la conclusione che siano i versi "l'unico elemento da cui non ci si accomiata – mai."

Nessun commento: