Scrittura piana e scorrevole, registro colloquiale, trama sottile (un etnologo in trasferta nella campagna francese per una tesi di dottorato)… tutto farebbe pensare di trovarsi davanti a un romanzetto come mille altri, una storiellina che strizza l'occhio all'ecologismo e alla vita bucolica, l'ennesimo libretto che ci parla del "logorio della vita moderna" (cit. Cynar), magari condendo il tutto con una spruzzata di citazioni colte che di questi tempi non fa mai male.
Errore: queste considerazioni posso essere applicate al massimo al primo capitolo del libro, e rappresentano la superficie, la strategia adottata da Énard per attirare il lettore nella sua ragnatela. Quel primo capitolo, e le storie che abbozza, sono solo il sasso che cade nell'acqua e cadendo crea una serie di cerchi concentrici che si dilatandosi finiscono per portare la trama in mille direzioni diverse, soprattutto temporali.
D'altra parte lo scrittore ci aveva già avvertito nell'esergo: qui si parlerà di vite che si rincorrono nella ruota del tempo, di morte intesa come passaggio dell'anima da un corpo all'altro, da un'epoca all'altra, in modo da far diventare – miracolo della scrittura – il Marais Poitevin, una piccola zona nel sud della Vandea, il centro di un mondo immaginifico.
I cerchi si allargano e le acque si increspano: la scrittura prende a scorrere in maniera impetuosa a da lieve si fa rabelaisiana, la trama diventa un fiume in piena che si ramifica in mille rivi: sono i racconti dei componenti della confraternita dei becchini che si succedono con un procedimento simile alle novelle delle Mille e una notte. La scrittura si impenna e noi siamo costretti a rincorrere Énard che si infila lesto in un vagabondaggio letterario che non può non far pensare a Sebald: Gargantua e Lucrezio, Clodoveo e Alarico, Enrico di Navarra e Severino Boezio diventano non più i protagonisti della Storia ma gli interpreti di piccole storie che interessano la regione della Francia al centro del racconto.
Occhio lettore a Mathias Énard, è un nome da tenere d'occhio perché una delle direzioni della narrativa contemporanea passa da qui.
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