sabato 21 settembre 2013

Peperoncini


Bishop's crown



 Serrano




Thai



Chupetinho



Cayenne

sabato 24 agosto 2013

L'ubicazione del bene – Giorgio Falco


Con questo libro Falco dimostra di essere uno scrittore coraggioso. Non è semplice, soprattutto in Italia, confrontarsi con la misura del racconto: saper aprire e chiudere l'obiettivo della macchina fotografica, accennare i grossi temi ed approfondire particolari minimi, far intuire senza dire... E poi il tema: raccontare l'attualità comporta il rischio di scivolare nei luoghi comuni, nel dire cose scontate. Bene, per quel che mi riguarda, con “l'ubicazione del bene” Folco ha superato brillantemente la prova, costruendo una raccolta di racconti equilibrata, efficace e dolorosa.
Sono storie di gente che prova a cambiare la propria vita ritagliandosi un'autonomia lavorativa, con il risultato di finire schiacciata dal peso della realtà, storie di solitudini, di calma apparente dietro la quale si consumano drammi domestici. Storie dove i rapporti umani nascono dal bisogno di frequentarsi per via dei figli, non dalla voglia di condividere, vite che si incontrano e si uniscono quasi per caso per poi dividersi senza un motivo. Gli uomini e le donne che abitano questi racconti sono contemporaneamente vittime e colpevoli per quello che succede, non è quasi mai possibile tracciare linee nette di divisione, sono uomini e donne sostanzialmente egoisti, che non vogliono o non riescono ad interessarsi all'altro perché nessuno si sforza veramente di capire, ma si limita a semplificare le situazioni per poter tornare a concentrarsi sui propri bisogni. Nessuna possibilità di conciliazione o di incontro perché le persone parlano lingue diverse.
Le storie che Folco, novello Yeats, racconta fanno tanto più male perché sono vere, perché sono le storie che costruiscono la nostra quotidianità e nessuno può chiamarsi fuori.

Esclusi i presenti, s'intende.

domenica 18 agosto 2013

Scrittura di qualità

che cos'è una scrittura di qualità? Ebbene, è quello che è sempre stata: saper ficcare la testa nel buio, saper saltare nel vuoto, sapere che la letteratura è fondamentalmente un mestiere pericoloso. Correre sull'orlo del precipizio: da una parte l’abisso senza fondo e dall'altro i volti amati, i volti amati che sorridono, e i libri, e gli amici, e la tavola. E accettare quest’evidenza anche se certe volte ti pesa più della pietra tombale che copre i resti di tutti gli scrittori morti. La letteratura, come direbbe una cantante andalusa, è un pericolo.

[Roberto Bolaño: "Tra parentesi"]


venerdì 16 agosto 2013

Troppa felicità - Alice Munro



Ancora una bella raccolta di racconti della Munro, questa volta incentrati sul "dopo". La scrittrice canadese sembra qui interessata a raccontarci emozioni e  comportamenti delle persone dopo che è successo un evento.
Come al solito nei racconti della Munro le storie girano spesso intorno a qualcosa che non viene chiarito, che ci lascia il dubbio su come siano andate veramente le cose in quel frangente, ma qui l'attenzione è rivolta soprattutto a raccontare non tanto il fatto accaduto quanto piuttosto le sue conseguenze, come le persone hanno reagito ad un imprevisto cambio di direzione nelle loro vite.
L'unica perplessità riguarda l'ultimo racconto, quello che da il titolo alla raccolta, e che mi sembra un po' un corpo estraneo rispetto agli altri. Ma probabilmente sono io che non ho saputo cogliere il collegamento con il resto della raccolta.