Un libro sulla realtà post-coloniale, sul confronto Nord/Sud, Occidente/Oriente questa volta raccontato dall'altro punto di vista, quello di un sudanese che torna in patria dopo un soggiorno in Inghilterra.
Nulla sembra cambiato e questo il protagonista sembra apprezzarlo, almeno fino a quando non si accorge di essere lui ad aver ampliato il suo orizzonte e a non riuscire ad accettare gli aspetti più retrivi della società in cui vive. Simile e diversa l'esperienza di Mustafà Sa'id, un economista africano che ha compiuto il suo stesso percorso, ma con un passato misterioso caratterizzato da una lunga serie di conquiste amorose in Inghilterra con una scia di suicidi delle sue amanti e culminata con l'omicidio della moglie.
C'è molto in questo libro: Occidente/Oriente, innovazione/tradizione, ma anche il ruolo del singolo nella comunità, il rapporto uomo/donna e quello dell'uomo con la propria anima. La stagione della migrazione a Nord è un romanzo sull'identità, sulle complessità derivanti dall'incontro di civiltà diverse, sugli effetti di questo incontro sulle coscienze degli uomini, sui rischi dello sradicamento, del non sentirsi mai a casa in nessun luogo.
La psicologia dei personaggi disegnati da Salih ricalca l'idea che lo scrittore vuole trasmettere: sfuggenti, mai completamente definiti, attraversati da zone d'ombra più o meno profonde. Personalità articolate e spesso contraddittorie, nelle quali convivono incertezze, dubbi e pericolose forze centrifughe. Figli del loro tempo e della complessità politica e sociale nella quale si trovano a vivere alla ricerca di un equilibrio tra vecchio e nuovo, protagonisti o solo testimoni del movimento tellurico provocato dall'incontro di culture diverse (a questo proposito è notevole il finale del libro con il significato metaforico che viene ad assumere il Nilo).