Capitolo settimo
Dove i personaggi cercano di spiegare da cosa scappano e cosa cercano e dove si descrive la visita del giovane dottore italiano alla mano di Marcenda
Dove i personaggi cercano di spiegare da cosa scappano e cosa cercano e dove si descrive la visita del giovane dottore italiano alla mano di Marcenda
Il nuovo giorno inizia come si era chiuso il
vecchio, vale a dire con Lorenzo e Marcendo intenti a chiacchierare.
E’ l’ora della colazione e seduti a tavola ci sono solo i due
ragazzi che parlano fitto fitto. Qualche spirito malizioso potrebbe
osservare che, viste le difficoltà del giovane dottore italiano ad
esprimersi compiutamente davanti ad una platea numerosa, sembra
proprio una fortuna che a fargli compagnia a colazione ci sia solo
la ragazza portoghese, ma vogliamo fermare subito queste speculazioni
facendo notare che qui la Fortuna centra poco o nulla e che per
agevolare l'incontro dei due giovani si è già adoperata sin troppo,
facendoli salire sullo stesso vapore ed ancora di più assegnando
loro il posto di vicini di tavola per tutto il viaggio. La Sorte non
è una divinità qualsiasi, ma la Grande Dea Necessità madre delle
Moire, con la quale neppure gli dei osano contendere, ragion per cui
pensiamo che non sia lecito aspettarsi da lei altre concessioni e che
se sull’Highland Monarch c’è qualcuno che spera da lei ancora
qualcosa di più di quanto ha già ricevuto, farebbe bene a
ringraziarla ma soprattutto a decidersi di darle una mano. Ogni
riferimento al dottor Lupi è puramente voluto, visto che non sapremo
proprio giustificare altrimenti il suo strano comportamento di questa
mattina, quando sin di buonora l’abbiamo scorto girovagare nei
pressi della hall, guardando la pendola che segna le ore mentre gli
altri commensali del suo tavolo prendevano posto per fare colazione,
ci chiedevamo cosa aspettasse ad entrare e ad accomodarsi inseme agli
altri ed abbiamo sospettato che forse non gradisse l'abituale
compagnia, questo almeno fino a quando non abbiamo intuito che forse
non aera in attesa di qualcosa ma di qualcuno, visto che si è deciso
a fare il suo ingresso in sala solo dopo che ha scorto che anche
Marcenda aveva preso posto a tavola con il suo proverbiale ritardo.
Sia chiaro, non vorremmo che le nostre parole potessero far pensare
a qualcuno che il giovane dottore italiano abbia cercato di rimanere
solo a tavola con la ragazza portoghese, o almeno, anche se così
fosse, preghiamo il lettore di non indulgere a pensieri maliziosi o
sorrisini di circostanza, che a questo punto del viaggio la
situazione è tutta in divenire e di quello che potrà o non potrà
succedere nessuno ancora sa nulla. Parlavi di certi interessi che la
tua famiglia avrebbe in Argentina, se non sono troppo indiscreta, sta
dicendo Marcenda, Sì, è una storia un po’ lunga, ho dei parenti
laggiù che hanno una fattoria e mi hanno scritto che ci sono buone
opportunità di lavoro per i medici in Sudamerica, sulle prime mi è
sembrata un’offerta strana, visto che le possibilità di impiego
non mancano neppure in Italia, ma poi mi hanno spiegato che ci
sarebbe da occuparsi in prima persona anche della gestione
dell’azienda, visto che il cugino di mio padre che l’ha creata ha
deciso di salutare la compagnia per andare in Messico e gli altri
membri della famiglia sono troppo vecchi o troppo inesperti per
sostituirlo, Strano personaggio questo tuo zio, e come mai ha deciso
di abbandonare, Dire strano è poco, da quel che mi hanno riferito
avrebbe raccontato di aver incontrato una specie di sciamano che l’ha
guarito da una febbre che i medici non riuscivano a debellare e da
allora la sua vita è cambiata, ha cominciato a parlare di energia
dell’universo, di voler entrare in armonia con le cose e roba così,
Non sembri molto convinto, Non so, ti ho già detto che è strano e
purtroppo in passato ci ha già abituato ai suoi colpi di testa, Non
vorrei passare per una ficcanaso, ma, scusa se te lo dico, sembra
che ti diverti a provocare la mia curiosità, accenni, dici e non
dici, quali misteri può avere la vita di questo cugino, Hai ragione,
scusa, è che sono abituato a fare così perché non è una storia di
cui in famiglia si vada particolarmente fieri, per il poco che ne
conosciamo poi che magari le cose sono ancora più complicate,
comunque inizierò col dirti che questo cugino di mio padre si
chiamava come me, scusa se ti interrompo ma hai detto chiamava, forse
è morto, No, non è morto solo che ad un certo punto della vita ha
cambiato nome ed ora si fa chiamare Héctor Genta, Un tizio che cambia
nome, mi sa che avevi ragione a dire che è strano, ma scusa se ti ho
tolto di nuovo la parola, cercherò di non interromperti più, Non
c’è problema interrompi quando vuoi, ti dicevo che quando lo zio
era molto giovane, quando si chiamava ancora Lorenzo Lupi per
intenderci, i suoi genitori erano riusciti a farlo entrare in
seminario, non che la fede c’entrasse poi tanto, ma quando uno è
l’ultimo di cinque figli di una famiglia contadina le possibilità
non è che abbondino ed allora anche la carriera ecclesiastica poteva
andare bene, considerato anche che un prete in casa fa sempre comodo.
Sia come sia, le cose sembravano procedere bene, almeno fino ad un
certo punto, quando lo zio Lorenzo decise d’improvviso di scappare
dal seminario pensando bene di sparire per un paio d’anni. Così
d’improvviso, senza dare spiegazioni, Sì, d’improvviso, almeno
questo è quello che sono riuscito a sapere perché come ti ho detto
che di questa storia non si parla volentieri in famiglia e non posso
escludere che su qualche passaggio ci siano omissioni, coperture o
vere e proprie invenzioni per modificare la realtà nel verso
preferito, sia come sia, quello che mi è stato raccontato è che lo
zio si fece rivedere a Spezia solo qualche anno dopo e seppur a
fatica si riconciliò con la famiglia, poi ci fu la Grande Guerra
durante la quale mi hanno raccontato che combatté in prima linea
contro gli Austriaci, ma ti risparmio le storie sulle sue imprese al
fronte perché le ho sentite raccontare in troppe maniere diverse che
credo che più che romanzate siano inventate del tutto. Dopo la
Guerra si stabilì prima in Veneto e poi a Milano dove non si capiva
bene che lavoro facesse, ogni tanto tornava a Spezia con bei vestiti
e soprattutto con belle accompagnatrici, e ricordo ancora come per
noi bambini fosse una festa ogni volta che veniva a farci visita. Nei
nostri giochi era un semidio e quando giocavamo tutti volevamo essere
lui, ognuno di noi voleva interpretare il ruolo dello zio Lorenzo. Io
andavo particolarmente fiero dell’omonimia ma non riuscivo a capire
perché invece di incoraggiarci a diventare come lui, gli adulti
cercassero di minimizzare e vedessero con fastidio le nostre
fantasie. Credevo che fossero gelosi, ma crescendo ho capito che le
cose stavano un po’ diversamente. Da Milano si trasferì ancora,
prima a San Remo, dove si diceva che lavorasse al Casinò, poi sparì
di nuovo per ricomparire in Francia, di questo periodo, anche se è
il più recente, so poco o nulla, sembra che sia finito in qualche
brutto giro a Marsiglia e qualche voce che mai in famiglia hanno
voluto confermare spiega la sua lunga assenza con la galera in
Francia, ma su questo argomento, come ho detto, tutti i parenti hanno
sempre tenuto le bocche cucite. Fatto sta che qualcosa deve essere
pur successo perché da allora si fece rivedere a casa solo una
volta, sei o sette anni fa, ricordo che mi fece una strana
impressione ritrovare quello che era stato un mio mito così male in
arnese, smagrito, pallido, sembrava spaventato che qualcosa potesse
succedergli da un momento all'altro, venne a salutare i parenti,
dicendo che stava per imbarcarsi per le Americhe e che appena
sistemato avrebbe fatto arrivare il resto della famiglia, perché si
diceva che in Argentina ci fossero straordinarie opportunità per chi
le sapeva cogliere. Di quell'ultima vista ricordo due cose, il
fatto che nonostante fosse ridotto così male continuasse a fare
progetti in grande, come se l’inquietudine che lo possedeva non
facesse caso a come era ridotto il corpo che abitava, ed una
cicatrice sulla guancia che io sono sicuro di aver visto ma che i
miei genitori negano decisamente che egli avesse, E la questione del
cambio di nome, Sì, ora ci arrivo, una volta in Argentina lo zio
fece come aveva promesso, in quattro e quattr'otto mise in piedi
un’azienda agricola e dopo un paio d’anni lo raggiunsero in
Sudamerica anche i suoi genitori e poi qualche altro familiare,
giustificò il cambio di nome da Lorenzo Lupi in Hector Genta dicendo
che aveva cominciato una nuova vita nel Nuovo Mondo e che per
festeggiarla aveva deciso di darsi un nuovo nome, probabilmente
l’ennesima mattana di un parente un po’ strano o più
probabilmente la paura che qualcuno con il quale magari aveva dei
conti in sospeso potesse partire dall’Europa per mettersi sulle
sue tracce, fatto sta che per tutti questi anni è rimasto
tranquillo, la sua attività procedeva più che bene e le lettere che
ci arrivavano dall’Argentina sembravano aver fatto dimenticare il
suo passato burrascoso, Fino a poco tempo fa, almeno, Già, adesso
questa cosa dello sciamano ha preoccupato di nuovo un po’ tutti,
ragion per cui la famiglia ha deciso di mandare me a vedere di
cercare di sistemare le cose, Una bella responsabilità, non c’è
che dire, ma dovresti andarne fiero, Sì, è così, ma se devo dirla
tutta adesso vedo solo la responsabilità e non so proprio che
situazione potrò trovare di là dall’Oceano, è un mondo
totalmente nuovo per me, più che andare fiero dell’investitura che
ho avuto, penso a come non finire schiacciato dalla situazione, Ti
capisco, non sarà facile misurarsi con una situazione così grande e
per te così nuova, ma almeno hai sempre una via d’uscita, Una via
d’uscita, non capisco, e quale sarebbe, Bè, se è vero che tu sei
Lorenzo Lupi, mal che vada quando arriverai in Argentina potrai
trasformarti anche tu in Héctor Genta, dice ridendo Marcenda.
La guerra. Abbiamo già visto come all’inizio
del viaggio ne abbia accennato Ramon Jimenez chiamandola in causa per
giustificare la sua fuga dall’Europa definendola assurda e nefasta,
ed anche poco fa abbiamo notato come pur senza nominarla essa sia ben
presente nei pensieri dei passeggeri dell’Higland Monarch. E’
qualcosa di difficile da affrontare anche a parole, la guerra.
Soprattutto in questo momento in cui ci si è troppo vicini, troppo
dentro, per poter capire bene cos’è realmente quella guerra che in
Spagna sta mettendo i fratelli uno contro l’altro e cosa vogliono
dire quegli strani fermenti che si avvertono un po’ dovunque, quei
fuochi che si accendono improvvisamente qua e là nel mondo ed
altrettanto rapidamente si spengono. Si ha l’impressione di essere
i passeggeri di una barca che naviga in mezzo alla nebbia, non
sappiamo bene dove stiamo andando, se verso un porto sicuro o se alla
deriva, solo il tempo ce lo dirà, se il tempo di saperlo ci sarà
dato. La guerra dicevamo, un argomento difficile da trattare,
soprattutto perché non si capisce da che parte stanno gli uni e da
che parte gli altri. Sì certo in Spagna le forze in campo sono
evidenti, ma solo in apparenza.
La guerra. Oggi per la prima volta abbiamo
riascoltato questa parola dalla bocca dell’ingegner de Campos, al
bar del lido, conversando con quel dottor Lupi che sembra uno dei
pochi a gradire e cercare la compagnia dello scontroso scrittore
portoghese. La guerra, ha detto l’ingegnere è senz’altro la
spiegazione alla presenza di noi tutti su questo vapore, ma credo che
ci sia anche dell’altro, qualcosa di più, che ci spinge ad
allontanarci dalle nostre patrie, Tu per esempio da cosa scappi.
[il manoscritto finisce qui. Ci scusiamo con i due o tre lettori - probabilmente uno - che ci hanno seguito fino a questo punto e ci auguriamo che in futuro Héctor Genta decida di riprendere in mano la penna. Non tanto perché vogliamo sapere come va a finire la storia, dove e come l'Highland Monarch traghetterà i personaggi che ci siamo abituati a conoscere dall'altra parte dell'Oceano, ma perché ci è piaciuto togliere un po' di polvere dalle spalle di Marcenda e compagnia e veder loro "vivere" altre avventure.]
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