Viviamo senza capirne niente
fingendo, alcuni, di capirne tutto
dei giorni nostri in fila tra
trascorsi nel trastullo
con i nostri hobby horse da
strapazzo:
liti manie credenze
ruote da pavoncelli sediziosi
riti d’elevazione o d’abiezione
scongiuri voci impositive
oltraggi all’umiltà.
A poco servono teologi da festival
che ne sanno ancor meno
delle beghine di paese
bistrattate da poeti tracotanti;
e augusti filosofi verbigeranti
sotto il segno del mito o della moda;
e iene maculate dai denti gialli
che ringhiano, a loro tornaconto,
spirito di servizio o senso d’appartenenza.
Se ne può, di tutti – state certi –
fare anche senza.
Alla fine, il conto è zero:
la nostra sola scienza.
[Enrico
Testa: “Cairn”]
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