Il racconto delle ultime ore di
vita di un ricco e controverso possidente, la sua ascesa sociale in parallelo alla
perdita dei valori morali sullo sfondo delle vicende del Messico dall'epoca
della Rivoluzione agli anni '50.
Una trama tutto sommato semplice per
una narrazione originale, che svecchia d'un colpo il romanzo latino-americano
raccontando per la prima volta la storia con strumenti nuovi. Fuentes utilizza
una pluralità di punti di vista e di piani temporali, usandoli però non come
espedienti fini a se stessi ma rendendoli funzionali alla descrizione di una
personalità estremamente complessa come quella del protagonista, un carattere
che cambia nel corso del tempo ed in base al punto di vista dell'osservatore.
Tutto è relativo, sembra voler
dire l'autore, anche idee e convinzioni mutano a seconda del momento storico e
della situazione in cui si trova a vivere il personaggio. Ed Artemio Cruz con
la sua vita incarna alla perfezione questa parabola degli ideali: dalle
ambizioni giovanili al cinismo della vecchiaia, passando attraverso tradimenti,
corruzione e violenza, una traiettoria che sembra disegnata non solo sulla sua
figura ma anche su quella di un'intera nazione.
Cruz ha tradito i suoi sogni esattamente
come il Messico ha tradito la Rivoluzione. I grandi valori sono stati
sacrificati sull'altare del dio denaro e delle meschinità dell'animo umano e
quando il protagonista del romanzo si trova a tracciare un bilancio della sua
vita quello che stringe in mano è un pugno di mosche e l'unica cosa alla quale
può aggrapparsi sono i ricordi, l'amore vero che ha avuto, che ha dato e poi
perso.
Cruz è un uomo solo, che nel letto
ricorda per ritardare la morte e che si appresta a lasciare dietro di sé solo
macerie:
"lascerai in
eredità le morti inutili, i nomi morti, i nomi di quanti caddero morti affinché
il tuo nome vivesse; i nomi degli uomini spogliati di tutto affinché il tuo
nome fosse simbolo di possesso; i nomi degli uomini dimenticati affinché il tuo
nome non venisse mai dimenticato: lascerai in eredità questo paese; lascerai in
eredità il tuo giornale, le gomitate e l’adulazione, la coscienza addormentata
dai falsi discorsi di uomini mediocri; lascerai in eredità le ipoteche,
lascerai in eredità una classe decaduta, un potere senza grandezza, una stoltezza
consacrata, un’ambizione nana, un impegno da pagliaccio, una retorica marcia,
una vigliaccheria istituzionale, un egoismo volgare; lascerai in eredità i loro
dirigenti ladri, i sindacati venduti, i nuovi latifondi, gli investimenti
americani, gli operai incarcerati, gli accaparratori e la grande stampa, i
braccianti, la polizia cittadina e quella segreta, i capitali all’estero, gli
speculatori impomatati, i deputati servili, i ministri adulatori, le
lottizzazioni eleganti, le commemorazioni e gli anniversari, le pulci e le
tortillas verminose, gli indios analfabeti, i lavoratori licenziati, le
montagne spogliate, gli uomini grassi armati di sci d’acqua e di azioni, gli
uomini flaccidi e unghiuti: si tengano il loro Messico: si tengano la tua
eredità; lascerai in eredità i visi, dolci, estranei, senza domani perché fanno
tutto oggi, lo definiscono "oggi", sono il presente e sono nel
presente: dicono "domani" perché il domani non importa loro: tu sarai
il futuro senza esserlo, ti consumerai oggi pensando al domani: loro saranno
domani perché vivono solo oggi: il tuo popolo la tua morte: animale che prevedi
la tua stessa morte, la canti, la chiami, la balli, la dipingi, la ricordi
prima di morirla, la tua morte: la tua terra".
Artemio Cruz è un uomo che ha consacrato
la sua vita a dare di sé l'immagine di una persona tutta d'un pezzo, dedita unicamente
al desiderio e al possesso, fedele alla legge del tutto o nulla, eppure è un
uomo che solo in apparenza si presta ad una lettura semplicistica del tipo
bianco o nero perché nasconde una personalità contraddittoria.
La sua è un'anima più complessa,
divisa e frammentaria di quanto possa sembrare in apparenza, come conseguenza
delle mille traversie che ha dovuto attraversare.
Cruz (anche qui) è lo specchio del
Messico: una nazione complessa, divisa e frammentaria in conseguenza delle
traversie che ha dovuto attraversare.
" hai mirato lassù, al nord, e da allora sei vissuto
con la nostalgia dell’errore geografico che non ti ha permesso di farne parte
in tutto e per tutto: ne ammiri l’efficienza, le comodità, l’igiene, il potere,
la volontà e ti guardi intorno e ti sembrano intollerabili l’incompetenza, la
miseria, la sporcizia, l’abulia, la nudità di questo povero paese che non ha nulla;
e ti addolora ancora di più sapere che per quanto ti sforzi non puoi essere
come loro: puoi essere solo un calco, qualcosa di approssimativo, perché dopo
tutto, di’: la tua visione delle cose, nei tuoi peggiori o migliori momenti, è
stata mai così semplicistica come la loro? Mai. Mai hai potuto pensare in
bianco o nero, buoni o cattivi, Dio o Diavolo: ammetti che sempre, anche quando
pareva il contrario, hai trovato nel nero il germe, il riflesso del suo
contrario: perfino la tua crudeltà, quando sei stato crudele, non era soffusa
di una certa tenerezza? Sai che ogni estremo contiene il proprio contrario: la
crudeltà la tenerezza, la viltà il coraggio, la vita la morte: in qualche modo
(quasi inconsciamente, per essere quello che sei, di dove sei e per quello che
hai vissuto) sai tutto questo, perciò non potrai mai assomigliare a loro, che
non lo sanno. Ti dispiace? Sì, non è comodo, è fastidioso, è molto più comodo
dire: qui sta il bene e lì sta il male. Il male. Tu non potrai definirlo mai.
Forse perché noi, più indifesi, non vogliamo che si perda quella zona
intermedia, ambigua, fra luce e ombra: quella zona dove possiamo trovare il
perdono. Dove tu lo potrai trovare. Chi non sarà capace, in un solo momento
della sua vita (come te) di incarnare nello stesso tempo il bene e il male, di
lasciarsi guidare nello stesso tempo da due fili misteriosi, di colore diverso,
che provengono dallo stesso gomitolo, affinché poi il filo bianco vada in su e
il nero discenda e, ciò nonostante, tutti e due si ritrovino fra le tue dita?
Non vorrai pensare a questo. Detesterai il tuo io perché te lo ricorda.
Vorresti essere come loro e ora, da vecchio, quasi ci riesci. Quasi, però.
Soltanto quasi. Tu stesso eviterai l’oblio: il tuo coraggio sarà fratello
gemello della tua viltà, il tuo odio sarà figlio del tuo amore, tutta la tua
vita avrà contenuto e promesso la tua morte: non sarai stato né buono né
cattivo, né generoso né egoista, né fedele né traditore. Lascerai che gli altri
rivelino le tue qualità e i tuoi difetti; però anche tu, come potrai negare che
ognuna delle tue affermazioni negherà se stessa, che ognuna delle tue negazioni
affermerà se stessa? Nessuno se ne renderà conto, eccetto te forse."
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