sabato 9 maggio 2020

La morte di Artemio Cruz – Carlos Fuentes



Il racconto delle ultime ore di vita di un ricco e controverso possidente, la sua ascesa sociale in parallelo alla perdita dei valori morali sullo sfondo delle vicende del Messico dall'epoca della Rivoluzione agli anni '50.
Una trama tutto sommato semplice per una narrazione originale, che svecchia d'un colpo il romanzo latino-americano raccontando per la prima volta la storia con strumenti nuovi. Fuentes utilizza una pluralità di punti di vista e di piani temporali, usandoli però non come espedienti fini a se stessi ma rendendoli funzionali alla descrizione di una personalità estremamente complessa come quella del protagonista, un carattere che cambia nel corso del tempo ed in base al punto di vista dell'osservatore.
Tutto è relativo, sembra voler dire l'autore, anche idee e convinzioni mutano a seconda del momento storico e della situazione in cui si trova a vivere il personaggio. Ed Artemio Cruz con la sua vita incarna alla perfezione questa parabola degli ideali: dalle ambizioni giovanili al cinismo della vecchiaia, passando attraverso tradimenti, corruzione e violenza, una traiettoria che sembra disegnata non solo sulla sua figura ma anche su quella di un'intera nazione.
Cruz ha tradito i suoi sogni esattamente come il Messico ha tradito la Rivoluzione. I grandi valori sono stati sacrificati sull'altare del dio denaro e delle meschinità dell'animo umano e quando il protagonista del romanzo si trova a tracciare un bilancio della sua vita quello che stringe in mano è un pugno di mosche e l'unica cosa alla quale può aggrapparsi sono i ricordi, l'amore vero che ha avuto, che ha dato e poi perso.
Cruz è un uomo solo, che nel letto ricorda per ritardare la morte e che si appresta a lasciare dietro di sé solo macerie:
"lascerai in eredità le morti inutili, i nomi morti, i nomi di quanti caddero morti affinché il tuo nome vivesse; i nomi degli uomini spogliati di tutto affinché il tuo nome fosse simbolo di possesso; i nomi degli uomini dimenticati affinché il tuo nome non venisse mai dimenticato: lascerai in eredità questo paese; lascerai in eredità il tuo giornale, le gomitate e l’adulazione, la coscienza addormentata dai falsi discorsi di uomini mediocri; lascerai in eredità le ipoteche, lascerai in eredità una classe decaduta, un potere senza grandezza, una stoltezza consacrata, un’ambizione nana, un impegno da pagliaccio, una retorica marcia, una vigliaccheria istituzionale, un egoismo volgare; lascerai in eredità i loro dirigenti ladri, i sindacati venduti, i nuovi latifondi, gli investimenti americani, gli operai incarcerati, gli accaparratori e la grande stampa, i braccianti, la polizia cittadina e quella segreta, i capitali all’estero, gli speculatori impomatati, i deputati servili, i ministri adulatori, le lottizzazioni eleganti, le commemorazioni e gli anniversari, le pulci e le tortillas verminose, gli indios analfabeti, i lavoratori licenziati, le montagne spogliate, gli uomini grassi armati di sci d’acqua e di azioni, gli uomini flaccidi e unghiuti: si tengano il loro Messico: si tengano la tua eredità; lascerai in eredità i visi, dolci, estranei, senza domani perché fanno tutto oggi, lo definiscono "oggi", sono il presente e sono nel presente: dicono "domani" perché il domani non importa loro: tu sarai il futuro senza esserlo, ti consumerai oggi pensando al domani: loro saranno domani perché vivono solo oggi: il tuo popolo la tua morte: animale che prevedi la tua stessa morte, la canti, la chiami, la balli, la dipingi, la ricordi prima di morirla, la tua morte: la tua terra".

Artemio Cruz è un uomo che ha consacrato la sua vita a dare di sé l'immagine di una persona tutta d'un pezzo, dedita unicamente al desiderio e al possesso, fedele alla legge del tutto o nulla, eppure è un uomo che solo in apparenza si presta ad una lettura semplicistica del tipo bianco o nero perché nasconde una personalità contraddittoria.
La sua è un'anima più complessa, divisa e frammentaria di quanto possa sembrare in apparenza, come conseguenza delle mille traversie che ha dovuto attraversare.
Cruz (anche qui) è lo specchio del Messico: una nazione complessa, divisa e frammentaria in conseguenza delle traversie che ha dovuto attraversare.

" hai mirato lassù, al nord, e da allora sei vissuto con la nostalgia dell’errore geografico che non ti ha permesso di farne parte in tutto e per tutto: ne ammiri l’efficienza, le comodità, l’igiene, il potere, la volontà e ti guardi intorno e ti sembrano intollerabili l’incompetenza, la miseria, la sporcizia, l’abulia, la nudità di questo povero paese che non ha nulla; e ti addolora ancora di più sapere che per quanto ti sforzi non puoi essere come loro: puoi essere solo un calco, qualcosa di approssimativo, perché dopo tutto, di’: la tua visione delle cose, nei tuoi peggiori o migliori momenti, è stata mai così semplicistica come la loro? Mai. Mai hai potuto pensare in bianco o nero, buoni o cattivi, Dio o Diavolo: ammetti che sempre, anche quando pareva il contrario, hai trovato nel nero il germe, il riflesso del suo contrario: perfino la tua crudeltà, quando sei stato crudele, non era soffusa di una certa tenerezza? Sai che ogni estremo contiene il proprio contrario: la crudeltà la tenerezza, la viltà il coraggio, la vita la morte: in qualche modo (quasi inconsciamente, per essere quello che sei, di dove sei e per quello che hai vissuto) sai tutto questo, perciò non potrai mai assomigliare a loro, che non lo sanno. Ti dispiace? Sì, non è comodo, è fastidioso, è molto più comodo dire: qui sta il bene e lì sta il male. Il male. Tu non potrai definirlo mai. Forse perché noi, più indifesi, non vogliamo che si perda quella zona intermedia, ambigua, fra luce e ombra: quella zona dove possiamo trovare il perdono. Dove tu lo potrai trovare. Chi non sarà capace, in un solo momento della sua vita (come te) di incarnare nello stesso tempo il bene e il male, di lasciarsi guidare nello stesso tempo da due fili misteriosi, di colore diverso, che provengono dallo stesso gomitolo, affinché poi il filo bianco vada in su e il nero discenda e, ciò nonostante, tutti e due si ritrovino fra le tue dita? Non vorrai pensare a questo. Detesterai il tuo io perché te lo ricorda. Vorresti essere come loro e ora, da vecchio, quasi ci riesci. Quasi, però. Soltanto quasi. Tu stesso eviterai l’oblio: il tuo coraggio sarà fratello gemello della tua viltà, il tuo odio sarà figlio del tuo amore, tutta la tua vita avrà contenuto e promesso la tua morte: non sarai stato né buono né cattivo, né generoso né egoista, né fedele né traditore. Lascerai che gli altri rivelino le tue qualità e i tuoi difetti; però anche tu, come potrai negare che ognuna delle tue affermazioni negherà se stessa, che ognuna delle tue negazioni affermerà se stessa? Nessuno se ne renderà conto, eccetto te forse."

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