sabato 11 gennaio 2014

Georgi Gospodinov - Fisica della malinconia


Un libro decisamente originale per forma e contenuti. Un romanzo che è anche una raccolta di micro-racconti e una specie di diario autobiografico, con la narrazione che procede per flash, immagini e digressioni, tra salti temporali e continui passaggi dalla prima alla terza persona. 
Ce ne sarebbe abbastanza per disorientare il lettore e invece l'alchimia funziona alla perfezione, merito - come detto - anche dell'originalità della trama, che vede come protagonista un bambino che soffre di empatia patologica per cui tende a identificarsi con persone, animali e cose e vivere in prima persona le loro esperienze. E la prima delle figure che colpiranno l'attenzione del bambino è una specie di uomo-toro del circo, una sorta di Minotauro che darà il via al processo di immedesimazione del protagonista e al suo viaggio all'interno del labirinto della memoria per andare a prendere quello che giace dimenticato e riportarlo alla luce in modo da farlo rivivere ancora per un po'. 
Il mito del Minotauro è appunto l'altra idea forte alla base del romanzo, con tutte le chiavi di lettura che ciò comporta: il Minotauro che esprime bene la duplicità della nostra persona, quel misto di razionale e irrazionale che ci governa, figura che attrae e respinge, carnefice e al tempo stesso vittima innocente, simile a noi ma diverso perché esprime quell'animalità che cerchiamo di nascondere, noi siamo il Minotauro ma siamo anche Teseo, l'eroe solare che scende nel fondo del labirinto per uccidere il mostro e poi ritornare alla luce. 
Il labirinto della memoria, nel quale Gospodinov si avventura per andare a recuperare i ricordi serve anche a proteggere la nostra intimità ed è il luogo dove il protagonista si rifugerà nell'età adulta, quando, improvvisamente guarito dalla sindrome acuta empatico-somatica, cercherà di guardare le cose da una differente angolazione diventando mercante di storie, andando cioè in giro a comprare racconti delle vite degli altri come se fosse posseduto dal bisogno compulsivo di raccogliere quanti più racconti possibile per trasmetterli ai posteri. Storie di uomini e storie di animali, storie dove l'uomo non è più il centro dell'universo ma solo un elemento tra i tanti, storie tra sogno e memoria. 
Sforzo disperato e vano quello di accumulare ed inventariare tutto il possibile per poterlo trattenere ancora un po': quello che passa, passa sempre più veloce ed oggi diventa ieri sempre più rapidamente, questa è la considerazione che apre alla terza parte del romanzo, quella dell'autunno e della malinconia, la stagione dell'amarezza e della consapevolezza che il passato è passato e che se le cose non sono andate come avrebbero potuto andare ormai è troppo tardi per intervenire e non è possibile cambiarne il finale. Per quanto lo scrittore si affanni a cercare escamotages ed espedienti narrativi per prolungarne la vita, le cose, prima o poi, finiscono, questa è la realtà davanti alla quale siamo costretti a piegare il capo.

domenica 5 gennaio 2014

Ultimo brindisi


Che lo vogliamo o no 
abbiamo solo tre alternative: 
ieri, il presente, e domani. 

 E neppure poi tre 
perché come dice il filosofo 
ieri è ieri 
ci appartiene solo nel ricordo: 
alla rosa che ha perso le foglie 
non puoi levarle un altro petalo. 

Le carte da giocare 
sono solo due: 
il presente e il giorno di domani. 

E neppure due 
perché è un fatto ben stabilito 
che il presente non esiste 
se non nella misura in cui si fa passato 
e già passò… 
come la gioventù. 

Riassumendo 
ci resta solo il domani: 
io sollevo la mia coppa 
per questo giorno che non arriva mai 
che però è l’unico 
di cui realmente disponiamo. 

 [Nicanor Parra]

sabato 4 gennaio 2014

Best book award 2013


Elenco dei libri letti nel 2013: 

  • Richard Ford – Lo stato delle cose 
  • Philip Roth – Nemesi 
  • Chad Harbach – L'arte di vivere in difesa 
  • Paolo Cognetti – Sofia si veste sempre di nero 
  • Sherwood Anderson – Winesburg, Ohio 
  • Richard Yates – Revolutionary Road 
  • Annie Proulx – Avviso ai naviganti 
  • Alice Munro – Troppa felicità 
  • Platone – Il simposio 
  • Nathan Englander – Di cosa parliamo quando parliamo di Anne Frank 
  • Juan Josè Saer – Cicatrici 
  • Sherwood Anderson – L'uovo 
  • Juan Rulfo – Pedro Paramo 
  • Julian Barnes – Il senso di una fine 
  • Felisberto Hernàndez – Nessuno accendeva le lampade 
  • Robert Musil – L'uomo senza qualità 
  • Winfried G. Sebald - Austerlitz 
  • W. Somerset Maugham – Acque morte 
  • Roberto Bolaño – Tra parentesi 
  • Ethan Canin – L'imperatore dell'aria 
  • Giorgio Falco – L'ubicazione del bene 
  • Francis Spufford – L'ultima favola russa 
  • Gina Ochsner – Il libro russo dei sogni a colori 
  • Patril Ourednik – Oggi e dopodomani 
  • Jon Kalman Stefànsson – Luce d'estate ed è subito notte 
  • David Foster Wallace – Roger Federer come esperienza religiosa 
  • Roberto Arlt – I sette pazzi 
  • Nikolai Leskov – Il viaggiatore incantato 
  • Philip Roth – L'animale morente 
  • Artur Koestler – Buio a mezzogiorno 
  • Mikhail Bulgakov – Il maestro e Margherita 
  • David Foster Wallace – Considera l'aragosta 
  • Alice Munro – Chi ti credi di essere? 
  • Alice Munro – Scherzi del destino 
  • Macedonio Fernandez – La materia del nulla 
  • David Foster Wallace – La scopa del sistema 
  • Marguerite Yourcenar – Memorie di Adriano 
  • Platone – Eutifrone 
  • Vasilij Grossman – Vita e Destino 
  • Georgi Gospodinov – Fisica della malinconia 


 Prima fase
Per stilare una graduatoria la commissione esaminatrice (io, Lars W. Vencelowe, Héctor Genta, Xenia Dubinina, S.A. Samoilov e Leonard Jacob) procede ad escludere come di consueto classici e semi classici (dopo un'estenuante discussione su chi può essere considerato “classico” e dopo le vibranti polemiche di Héctor Genta per il rifiuto degli altri membri ad inserire nella categoria Arlt, Fernandez e Saer). 

Seconda fase
A questo punto una prima votazione dei giurati esclude Harbach, Cognetti, Proulx, Englander, Barnes, Ourednik, Leskov, Fernandez e Yourcenar e poi una seconda elimina i libri di Saer, Falco, Spufford ed Arlt. 

La cinquina finale risulta pertanto così composta: 

  • Felisberto Hernàndez – Nessuno accendeva le lampade 
  • Gina Ochsner – Il libro russo dei sogni a colori 
  • Jon Kalman Stefànsson – Luce d'estate ed è subito notte
  • Artur Koestler – Buio a mezzogiorno 
  • Georgi Gospodinov – Fisica della malinconia 


Classifica finale


 Secondi (ex-aequo)
Jon Kalman Stefànsson – Luce d'estate ed è subito notte 


Georgi Gospodinov – Fisica della malinconia 





Primo classificato (premio libro dell'anno 2013) 

Felisberto Hernàndez – Nessuno accendeva le lampade

mercoledì 1 gennaio 2014

(Buoni) propositi di lettura per il 2014


Un'opera della letteratura russa,
e una di narrativa americana.
Almeno un classico greco,
e una raccolta di poesie.
Un'occhiata al Sudamerica e una al centro Europa, 
un giro in Scandinavia e un salto chissà dove, 
un po' di nuove uscite e vecchie cose.
E qualcosa di italiano, si intende.



sabato 28 dicembre 2013

Vasilij Semënovič Grossman - Vita e Destino



Questo libro è il mare. 
Una distesa sconfinata che il mio occhio non riesce ad abbracciare nella sua interezza e che devo contentarmi di osservare, senza cercarne di capire tutte le sfumature. Posso guardarlo, ascoltarne la musica, avvicinarmi, provare ad entrarci dentro, bagnarmi nelle sue acque, ma non comprenderlo fino in fondo.
Questo libro è un libro necessario, che nasce da un'urgenza. Andava scritto, ce n'era bisogno. Dice le cose che dovevano essere dette e le dice esattamente come dovevano essere dette, seguendo un percorso accidentato, fatto di mille storie diverse, con personaggi che entrano ed escono di scena più volte durante lo svolgimento del romanzo, costringendo il lettore ad un lavoro mnemonico a tratti faticoso.
Questo libro racconta la Storia attraverso le storie, la Vita attraverso le vite.
Parla di libertà, sicuramente. Ma non solo. Parla anche di amore, della follia e dell'orrore della guerra, della banalità del male, dell'ambizione, dell'ideologia, della debolezza, del conformismo, dell'istinto di conservazione, della rassegnazione e di un sacco di altre cose. 
Parla della natura dell'uomo, di quella natura che ci rende capaci delle azioni più grandi e di quelle più meschine allo stesso tempo, che è in grado di farci salire alle vette più alte e contemporaneamente di precipitarci negli abissi più profondi, quasi a dirci che nonostante millenni di evoluzione dentro di noi albergano mostri violenti e impulsi bestiali che non riusciremo mai a sconfiggere.
Perché Vita e Destino è soprattutto questo: un libro che parla del bene e del male. Non del Bene con la B maiuscola, ma nel piccolo bene quotidiano, quello senza ideologie, quello della vecchia che porta un pezzo di pane a un prigioniero. Un libro che parla della piccola bontà insensata, silenziosa, fine a se stessa, istintiva e cieca, quella bontà davanti alla quale il male non può nulla.