sabato 15 maggio 2021

Tornabuoni Long



Il Long è un sigaro bitroncoconico lavorato a mano, con fascia e ripieno costituiti da Kentucky valtiberino stagionato per dodici mesi. 
È un sigaro virile e schietto, che non concede distrazioni, in grado di offrire una fumata importante da gestire con la cura che merita. Se a crudo si mostra piccante ma anche con sfumature dolciastre, appena acceso morde il freno: pungendo ti invita alla cautela. Ci vuole pazienza con il Long, perché quando il pepato inizia ad affievolirsi diventa prevalente la suggestione del legno affumicato, un gusto pieno e amaro che costituisce l'anima di questo sigaro e si mantiene costante per tutta la fumata ma che permette di apprezzare un'evoluzione importante nella quale è possibile riconoscere di volta in volta sfumature diverse: cuoio, erbe ma soprattutto nocciole tostate, il tutto mantenendo un alto livello di sapidità.
Il Long è "il" Toscano, un sigaro proustiano di alto livello.

domenica 25 aprile 2021

Hamburg. La sabbia del tempo scomparso – Marco Lupo



Libro di libri e sui libri, libro di lettori e sui lettori, Hamburg si sviluppa per vie originali: un gruppo di persone si ritrova per leggere storie scritte da loro e una serie di brandelli di manoscritti opera di uno scrittore sconosciuto che raccontano il bombardamento inglese di Amburgo durante la seconda guerra mondiale e i fatti successivi. "Lettura non come salvezza – dice Lupo in un'intervista – ma come scoperta, come abisso, come lotta interiore."
Lettura come resistenza, materiale parziale ed eterogeneo, storie degli scampati alla distruzione e di chi lavorò alla ricostruzione della città, frammenti di romanzo, fotografie e fonti diverse. L'intento è quello di ricostruire il ricordo attraverso una polifonia di voci e di esperienze.
Il ricordo che si mescola all'immaginazione creando qualcosa di nuovo, permettendo di ampliare lo sguardo e di vedere di più rispetto alla realtà, di andare in profondità, in una dimensione che è quella della letteratura.
Riscrivere il passato attraverso le voci di chi l'ha vissuto. Voci ma anche sentimenti, idee, storie. Una ricostruzione per frammenti che è solo una di quelle possibili, ponendo – di nuovo – al centro la letteratura che dimostra (se ce n'era bisogno) di essere viva e di godere ottima salute. Anche dalle nostre parti.

Bonus track
https://www.terranullius.it/terranullius/narrazioni/racconti/776-il-nostro-jean-marco-lupo

domenica 18 aprile 2021

Odissea – Nikos Kazantzakis

 

La più grande virtù sulla terra non è essere libero,

ma cercare insieme la libertà, senza pietà né tregua.


Il libro della vita di Kazantzakis: sette stesure in 14 anni di lavoro, summa poetica del percorso intellettuale dello scrittore cretese almeno come Rapporto al Greco può esserne considerata la summa in prosa.
Kazantzakis non ha paura del confronto con il mito e inizia esattamente dove Omero aveva lasciato, raccontando le vicende di Ulisse dall'arrivo ad Itaca in poi, attraverso un viaggio che toccherà Sparta, Creta e poi l'Egitto per scendere lungo il Nilo fino alle sue origini e ancora più giù approdando in Antartide.
Ulisse/Kazantzakis è l'uomo che cerca, condannato a seguire il suo destino di uomo libero e l'Odissea di Kazantzakis è il viaggio dell'uomo dentro e fuori di sé, alla ricerca della sua identità e del rapporto con Dio. Ulisse porta con sé le tutte le contraddizioni dell'animo umano, diviso tra la voglia di costruire e le lusinghe del caos, con pensiero e azione che faticano a trovare un punto di equilibrio perché l'armonia tra cuore e mente è per l'uomo un orizzonte lontano, un puntino verso il quale tendere e dal quale lo allontanano le forze primigenie, le pulsioni e gli istinti, quella vitalità della quale è intrisa tutta l'opera, una furia creatrice e distruttrice che non risparmia nemmeno io divino.
Dio, il dio di Kazantzakis, è un'entità con la quale l'uomo si confronta a testa alta, che l'uomo plasma a sua misura e che gli serve per spostare ogni volta il suo orizzonte un po' più in là. Un'entità della quale ha bisogno ma che al tempo stesso non può fare a meno di sfidare: io/dio, dopo pensiero/azione, è l'ennesimo dualismo dal quale gemmano le domande che muovono il mondo e poco importa se ad esse nessuno potrà mai dare risposta perché ciò che conta è la libertà di porsele.

"Libertà vuol dire battersi senza speranza in terra", si legge verso la fine del Canto XXI, “Non spero nulla, non temo nulla, sono libero” è l'epitaffio che si legge sulla tomba di Kazantzakis a Candia.

domenica 11 aprile 2021

Tornabuoni Lustro

Il Lustro è uno shortfiller bitroncoconico fatto a macchina. Un Grand cru, composto cioè da una manovarietà di Kentucky  valtiberino stagionato nove mesi. È un bel sigaro, bello inteso proprio in senso estetico: abbondante, panciuto, generoso. La fumata è appagante, una forza media che permette di apprezzare le sfumature dei sapori e di giocare con le percezioni olfattive senza che una prevarichi l'altra. Parlo di sfumature perché l'aspetto sorprendente di questo sigaro è per me l'aromaticità, sempre presente ma mai invadente grazie alla "veracità" tipica del Kentucky che 
dopo un'entrata più leggera si fa sentire e ci riporta alla natura terrigna del vero Toscano.
Senza particolari problemi di tiraggio la fumata risulta rilassata e rilassante, un invito alla meditazione che mi porta a classificare il Lustro nella categoria dei sigari borgesiani (mentre considero il Long e lo Scorciato sigari proustiani, che stimolano la memoria).

sabato 20 marzo 2021

Clessidra – Danilo Kiš

 


«Clessidra rappresenta il mio tentativo di liberarmi dalla fatale prima persona singolare e di parlare di cose e di eventi attraverso l'oggettivazione della realtà. Il tentativo di superare la lirica con l'epica. Gli eventi in Clessidra iniziano, come nella creazione del mondo, da tenebre bibliche, e l'intero romanzo è, in effetti, una sorta di parabola della creazione. E in fondo è anche il tentativo di rappresentare, attraverso un unico frammento, un'unica testimonianza, ciò che si potrebbe chiamare la condizione umana»

Così si legge in Homo poeticus, una dichiarazione di intenti niente male con la quale Kiš pone subito un'asticella ben alta per un romanzo che partendo da certi stilemi vicini al Nouveau roman si propone di costruire qualcosa di simile a un'opera-mondo per il più difficile dei suoi libri che chiude la trilogia "della memoria" iniziata con Dolori precoci e proseguita con Giardino, cenere.
Clessidra è un libro che meriterebbe almeno un paio di letture o almeno l'ausilio del riassunto che ne fa Scaruffi (https://scaruffi.com/writers/kis.html), tanto la trama risulta complicata da ricostruire. La storia di Eduard Sam, E.S., l'alter ego del padre dell'autore è narrata attraverso episodi della sua vita, pezzi di interrogatori, sogni, riflessioni, brani del "diario di un pazzo", scene di viaggio ed una lettera, il tutto saltando avanti e indietro sulla scala del tempo disorientando non poco il lettore.
Si deve resistere, perché il romanzo merita tutta l'attenzione che richiede. Si deve resistere perché è lo stesso Kiš, sempre il Homo Poeticus, a invogliarci a tener desta l'attenzione e proseguire nella lettura:

«Personalmente preferisco che il mio romanzo, Clessidra, venga letto da un centinaio di veri lettori piuttosto che da alcune migliaia di persone alle quali è piaciuto lo sceneggiato televisivo e che, giocando a carte, sorseggiando un caffè e chiacchierando, davanti a un bicchiere o a un piatto, sono costrette a vedere i mio lavoro sullo schermo, mentre preferirebbero guardarsi uno spaghetti-western o uno dei cosiddetti serial "umoristici", per riposarsi e svagarsi, come si suol dire…»

Un libro di frammenti, una storia che si fa durante il percorso, una narrazione che procede cambiando in continuazione la messa a fuoco, avvicinando e allontanando la cinepresa, con particolari minimi che improvvisamente diventano protagonisti e poi, altrettanto rapidamente, sfumano rendendo difficile la comprensione dell'immagine.
I fili che Kiš muove sono difficili da seguire, creano collegamenti sotterranei e imprevedibili tra gli oggetti e le persone, si fanno e disfano in continuazione tessendo uno strano legame tra causalità e casualità, ma sono perfettamente funzionali a rappresentare non solo l'idea di romanzo dell'autore ma anche la sua idea di mondo. Attraverso Eduard Sam, Kiš ci parla dell'uomo, della complessità dell'esistenza, delle sfaccettature dell'anima e delle difficoltà della vita che possono essere rappresentate solo attraverso frammenti, evitando le scorciatoie di una sintesi semplicistica quanto fallace perché i frammenti della vita di Eduard Sam sono i pezzi di una personalità complessa e contradditoria, che è quella del protagonista ma anche la nostra.

Links
https://culturificio.org/frammenti-disomogenei-su-clessidra-di-danilo-kis/