Un romanzo del 1961 che
ci parla di coppie e di persone in crisi.
Frank ed April, i
protagonisti, camminano sul filo, in bilico tra la realtà per com'è
e le loro aspettative, sospesi tra
quello che vorrebbero essere e la paura di somigliare agli altri (“le
circostanze economiche potevano obbligarti a vivere in un ambiente
del genere, ma ciò che contava era non farsi contaminare.
L'importante era, sempre, ricordare chi eri”).
La galleria di individui
che ci presenta Yates è fatta da persone che non comunicano. O
perché non sanno farlo e allora invece di andare verso l'altro
cercano più o meno inconsciamente di sopraffarlo, di imporgli il
loro punto di vista o perché ci hanno rinunciato, come il marito
della signora Givens che usa l'apparecchio acustico per connettersi
e sconnettersi a piacimento da ad un mondo che si limita ad
osservare.
La vita è una recita e
gli attori non sembrano all'altezza del ruolo che sono chiamati ad
interpretare, e proprio il fatto di non riuscire ad affrancarsi da
una realtà che criticano aspramente sarà la molla in grado di
trasformare la commedia in dramma.
Nessuna luce è possibile
alla fine del tunnel, nessuna speranza, solo l'amara constatazione
che la realtà è quella che è. Impossibile cambiarla.
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