La vera patria dell’uomo è quella
zona intermedia e terrena, duale e lacerata da dove scaturiscono i fantasmi
della finzione romanzesca. Gli uomini scrivono finzioni perché sono incarnati,
quindi imperfetti. Dio non scrive romanzi.
Un quaderno di appunti assai
interessante, uno zibaldone di pensieri di uno dei più importanti scrittori
argentini del Novecento.
Riflessioni sulla scrittura e
sugli scrittori, con pagine di vera e propria critica letteraria (notevoli e
“pungenti”, ad esempio, quelle su un mostro sacro della levatura di Borges).
Sabato prende le mosse dalla
considerazione che “la letteratura non è né un passatempo né un’evasione, ma il
modo – forse il più complesso e profondo – di esaminare la condizione umana” e
che nell’analisi dell’individuo è implicita anche l’analisi della società in
cui egli vive.
Una visione antropocentrica del
romanzo quindi, inteso come “destinato a suscitare la ricomposizione dell’uomo
scisso tra idee e passioni, sintesi tra l’io e il mondo, tra l’inconscio e la
coscienza, tra la sensibilità e la ragione”. Romanzo quindi come sincretismo tra
ragione e sentimento, sintesi di contrari che solo filosofia e narrativa sono
in grado di esprimere.
Per Sabato, che fu anche
scienziato, solo l’Arte può provare a spiegare l’uomo perché “alla severa
oggettività della scienza corrisponde un linguaggio univoco e letterale, che
culmina nella tranquilla carrellata di simboli della logica. Ma agli uomini
concreti quel linguaggio non serve […] perché l’uomo concreto non solo non si
propone di comunicare verità astratte, ma ha bisogno di esprimere sentimenti ed
emozioni, cercando di agire sull’anima degli altri, incitandoli alla simpatia o
all’odio, all’azione o alla contemplazione. Per questo fa uso di un linguaggio
assurdo ed efficace, contraddittorio e possente”.
“Dio non scrive romanzi” è uno
degli assunti fondamentali di Sabato, convinto che il torrente che porta acqua
al mare della scrittura possa sgorgare solo dalle passioni, dalle turbolenze e
dalle contraddizioni dell’anima (oltre che dalle altezze dello spirito).
Oltre alle osservazioni sulla
natura del romanzo, l’autore dedica pagine interessanti anche a pensieri sullo
scopo della letteratura, sostenendo che quella attuale ha sostituito la
finalità estetica che caratterizzava la letteratura delle epoche precedenti con
quella escatologica e anche pagine sulla struttura (che per Sabato ha sempre il
primato rispetto al linguaggio) del romanzo moderno e sui motivi per i quali è
più difficile da comprendere rispetto a quanto avvenisse in passato.
Libro decisamente interessante e
utile per una miglior comprensione della trilogia del grande scrittore
sudamericano.
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