sabato 14 marzo 2020

Il burrone – Ivan Aleksandrovič Gončarov




Pubblicato nel 1869, Obryv, Il burrone, risulta il terzo degli "Ob" per data di pubblicazione (Obyknovennaja istorija, Una storia comune, è del 1847 e Oblomov  del 1859) e, nell'opinione comune, anche il terzo per importanza.
Si potrebbe dire che anche un Gončarov minore è pure sempre un Gončarov e quindi vale la pena di una lettura, ma il punto è che non sono così sicuro che quest'opera possa essere rubricata con tanta semplicità come "minore", anche se a tratti può risultare eccessivamente manierata e disomogenea nella struttura.
Il burrone, infatti, riveste un ruolo notevole nella bibliografia gončaroviana perché chiude un'ideale ambiziosa trilogia che descrive la faticosa transizione della società russa da un feudalesimo di stampo medievale ad un Mondo Nuovo  ancora tutto da disegnare.
Il filone al quale appartiene questo romanzo è è quello del realismo psicologico e la storia è quella di Boris Pavlovich Raysky, un nobile annoiato, un artista "oblomoviano" che vive tra scrittura, pittura e scultura senza mai applicarsi veramente ad alcuna di queste arti. Un amante del bello, un uomo volubile guidato dall'istinto e che rifugge le responsabilità. Il pretesto di controllare certi suoi possedimenti lo porta dalla grande città alla campagna,  dove si innamora, non ricambiato, di Vera, una cugina di secondo grado, a sua volta invaghita di Mark Volokhov, un giovane rivoluzionario nichilista e iconoclasta che è sotto la sorveglianza della polizia.
La storia d'amore sul triangolo Raysky-Vera-Volokhov è solo un pretesto, non solo e non tanto per parlare d'amore (tema che comunque l'autore declina in diverse sfumature e secondo il sentire di ognuno dei personaggi, confermando la sua assoluta capacità nella descrizione dei caratteri) ma per portare in scena il conflitto sociale di cui si diceva.
Il passaggio da una società patriarcale ad un mondo nuovo è rappresentato da Gončarov da un lato attraverso il tentativo de protagonisti di affermare la propria personalità anche andando in rotta di collisione con gli stereotipi dell'epoca e con la morale comune, dall'altro mostrando le incertezze ed i limiti di ognuno di loro. È la perfetta immagine di quello che rappresenta ogni cambiamento: si identificano difetti e limiti del sistema corrente e poi ci si divide su come modificarlo, c'è univocità sulla diagnosi e confusione sulla terapia.
Le idee nuove sono, appunto, idee. Opinioni da verificare alla prova dei fatti e soprattutto numerose e contraddittorie almeno quante sono le teste che le esprimono. Per questo Gončarov sembra voler fare un passo indietro preferendo tornare al porto sicuro della tradizione piuttosto che affidare la barca alle insidie di una navigazione verso l'ignoto, con il rischio di precipitare da quel burrone richiamato nel titolo e sul filo del quale si articola la trama del libro.
Raysky diventa così nel corso della storia una figura positiva, un uomo con limiti evidenti ma anche un portatore di idee democratiche che non arriva all'integralismo ed agli eccessi di un Volokhov. Il Nuovo sembra essere per Gončarov una via mediana tra Rivoluzione e Restaurazione: apertura alla democrazia e al liberalismo ed ai bisogni del singolo ma nel solco della storia e della cultura russa.

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