Ciò
che è veramente stato non è necessariamente ciò che è accaduto. È qualcosa di
molto più importante, è la verità. Sì, lo so già, ma che cos'è la verità? Si,
lo so già, non lo so.
Un'opera diversa rispetto alla
precedente produzione letteraria di Peixoto e che nasce da un bisogno
dell'autore che qui utilizza la letteratura come strumento per fare i conti con
la sua storia personale e con quella di una generazione di portoghesi, emigrata
in buona parte in Francia nel periodo compreso tra gli anni '50 e la
Rivoluzione dei Garofani.
Peixoto ci racconta la storia di
Ilídio e anche quella degli altri personaggi sempre in bilico tra realtà e
fantasia, perché ognuna delle figure di questo libro porta con sé una storia
che merita di essere ascoltata: da quella di Galopim a quella di Lubelía, da
quella di Cosme a quella di Adelaide…
La trama in realtà è piuttosto
esile: c'è un ragazzino abbandonato dalla madre con un libro in mano che si
innamora di una coetanea che viene però mandata dalla zia in Francia. Il
ragazzo parte per Parigi alla ricerca dell'amata e quando la trova scopre che
le cose sono cambiate (e mi fermo qui per non rovinare il piacere della
lettura).
È proprio il libro che Ilídio
stringe tra le braccia all'inizio del racconto il fulcro della storia, non
tanto per quello che contiene (non sappiamo di cosa parli) quanto per ciò che
rappresenta: il libro è il ricordo della madre ma anche l'oggetto che
allontanerà il protagonista da Adelaide, il libro ha un ruolo così importante
che Libro sarà il nome che Adelaide darà al figlio.
Libro è un romanzo sulla ricerca delle radici
individuali e nazionali, sul perdersi e sul ritrovarsi, sviluppato seguendo il
consueto doppio binario poetico e realistico che caratterizza la prosa di
Peixoto e che qui sembra smorzare in parte il carico lirico rispetto alle opere
precedenti.
Un'opera ambiziosa e importante
che, incomprensibilmente, si perde con qualche passaggio a vuoto (la
donna-lupo) e soprattutto per una trentina di pagine verso la fine quando
rincorre un post-moderno e un meta-letterario fuori luogo, ma è un peccato che a
Peixoto si perdona volentieri.
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