Siribambole
I libri. E i loro strani,
stranissimi, percorsi.
Arrivi a Frasca seguendo chissà
quali tracce e quando riparti ti ritrovi su una strada che porta a Pomilio;
pochi passi e subito scopri un bivio dal quale si diramano due sentieri poco
battuti, uno che conduce a Le strade che
portano al Fùcino di Tommaso Ottonieri (suo figlio) e l'altro, ridotto a
poco più che una traccia nel bosco, che arriva dalle parti di Gabriele Pizzuto,
uno scrittore finito da tempo nel dimenticatoio. Decidi d'impulso di prendere
la seconda deviazione ed ecco che ti ritrovi tra le mani Siribambole.
Leggi di paragoni arditi: c'è chi
parla di sperimentalismo come reazione al realismo del tempo, chi cita Gadda,
chi scomoda addirittura Joyce, chi ci vede echi del Gattopardo… può essere, pensi poco convinto, perché in realtà più
lo leggi e più a te Pizzuto sembra solo Pizzuto, un outsider, un fuoriclasse
misconosciuto, uno la cui parabola letteraria merita di essere riscoperta ed
esplorata con attenzione.
Sì, perché Siribambole è una pietra preziosa, un'(auto)biografia sghemba che
racconta le vicende di Profi, un bambino goloso di quella vita che vede
scorrere davanti ai suoi occhi senza mai riuscire ad afferrarla davvero.
Fotografie di un'epoca passata che nella penna dell'autore si dilatano fino a
diventare uno spazio dove fatti e fantasia si mescolano. Fotografie, di quelle
che ti rigiri lentamente tra le mani e poi avvicini agli occhi per esaminare con
attenzione particolari e oggetti ma soprattutto per scrutare nelle espressioni
di volti che ti guardano da un'altra epoca, sperando che possano aiutarti a ricostruire
la loro storia ma anche perché ti aiutino a immaginarne una.
Pizzuto descrive le cose con un
linguaggio nuovo che colora la pagina utilizzando tutta la tavolozza dei
colori. Non si accontenta di riprodurre le immagini in maniera fedele, ma si
sforza di coglierne ogni particolare, ogni singola sfumatura nel tentativo di
sottrarre il ricordo all'oblio per farlo vivere ancora un po'.
La lingua di Siribambole è una lingua nuova alla quale non è semplice abituarsi
(e parliamo di un libro pubblicato nel 1960), vedere le cose con gli occhi di
Profi è come assistere ad un film senz'audio e presuppone da parte del lettore
un ruolo attivo perché è lui che deve costruire la trama partendo dai
fotogrammi che scorrono sullo schermo.
Scoprire un autore del valore di
Pizzuto è sempre una bella soddisfazione, soprattutto se si arriva a questa
scoperta attraverso i sentieri accidentati e affascinanti della letteratura.
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