martedì 22 novembre 2011
domenica 20 novembre 2011
Di cosa sono fatto
Tanto fumo, fiumi di discorsi che scorrono via. Aria.
Un
sacco di dubbi e poche - pochissime - certezze, che si assottigliano con
il tempo come grani di clessidra, come candela che la fiamma consuma.
Sogni
belli da sognare, fantasie che mi piace rincorrere ma che poi non voglio
catturare.
E mare. Tanto mare.
[Lars W. Vencelowe: "Pensieri, parole, opere ed omissioni"]
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sabato 19 novembre 2011
Binari
Un ragazzino cammina a testa bassa seguendo le rotaie del treno in aperta campagna. Un piccolo vagabondo dalla faccia sporca, di quelli che ormai non esistono più, un giovinetto senza famiglia e senza affetti, con un passato che probabilmente non vale la pena di ricordare ed un futuro complicato, di là da venire.
Chissà a cosa pensa, chissà dove sta andando. Sembra che tutto quello che sta intorno a lui non esista; non si cura della strada, non si guarda intorno, semplicemente va avanti, lungo i binari del treno. È come se vivesse in un mondo solo suo e non fosse interessato alla realtà.
Ad
un certo punto il ragazzino sale con i piedi su un binario ed inizia
un gioco da bambini, cercando di mantenere l’equilibrio il più a
lungo possibile. Allarga le mani, oscilla, ogni tanto cade e poi
risale; dopo un po’ inizia a saltellare da un binario all’altro e
va avanti per un lungo tratto, fino a quando il mio sguardo lo perde.
Mi
sento come quel piccolo vagabondo. Anch'io seguo la mia strada più per abitudine che per convinzione, saltando dal binario della realtà a quello
dell’immaginazione senza sapere il perché di quello che sto
facendo, senza sapere dove sto andando.
[Lars W. Vencelowe: "Pensieri, parole, opere ed omissioni"]
domenica 13 novembre 2011
Sulla felicità
da: "L'abito buono"

A Pietroburgo è poco probabile che ci sia la felicità, ma di sicuro ci sono negozi, amore e pettegolezzi per le donne; ambizione, astuzie e rampogne per gli uomini; sogni, luna e fanciulle per i poeti; e, infine, egoismo e Nevskij prospekt per tutti!
Per quanto ciascuna delle cose e delle qualità reali e non immaginarie succitate possa con assoluto successo rimpiazzare per i pietroburghesi l'assenza di felicità, ciò nondimeno molti di coloro che non sono appagati dalla soverchia di negozi, sigarette, acqua e via dicendo, ritengono la felicità per se stessi indispensabile, la inseguono per tutta la vita, la vedono "ovunque non possono arrivare", la fanno esistere in quel che non possono ottenere e, giunti alla tomba estenuati e disperati sentenziano crudamente: "Al mondo la felicità non esiste!".
Tra l'altro si tratta di persone che nella maggioranza dei casi non hanno mai ponderato e avuto la necessità di ponderare sulle varie circostanze che governano la sorte umana né hanno provato le dure privazioni, delle quali è colma e divorata la vita di colui che pervenga rassegnato e remissivo al suo consolatorio limite estremo, in altre parole alla tomba. Quelli di cui parliamo occupano "posti buoni", possiedono belle cose, alle dodici si fanno la barba, alle due passeggiano per il Nevskij, alle sei pranzano, alle otto sbadigliano all'Opera italiana e sono osservati, a volte con ividia altre con rabbia, da qualche abitante di un quarto piano che si considera non peggiore di loro.
E ancora, sempre a Pietroburgo, esiste una gran quantità di gente per la quale la felicità è quella che è, un sogno, una chimera, e che si arrabatta a vivere in qualche modo, agitata per una piccola vincita o perdita al préférence, per il rincaro della legna da ardere o dei generi alimentari; gente più o meno costantemente soddisfatta di sé e delle proprie condizioni, che ritiene sciocca l'aspirazione a beni astratti e, pressata senza tregua dalle necessità della vita, crede fermamente che il mondo vada in maniera soddisfacente; tra l'altro, malgrado desideri avere una casa e una situazione migliori, si rende conto di vivere benissimo allorché confronta la propria casa e la propria situazione con quelle di altri.
[Sergej Betkov: "Le cime di Pietroburgo"]
sabato 12 novembre 2011
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