sabato 11 febbraio 2012

Don Delillo: Mao II

Un libro sul futuro che Delillo immagina (è del 1991) e che noi viviamo.
Un futuro che è delle masse e dell'immagine, dove le cose esistono solo se c'è una telecamera che le documenta. Un futuro mcluhaniano, di folle senza identità (le seicentocinquanta coppie di sposi dello Yankee Stadium, la strage dell'Heysel, i funerali di Khomeini, la rivolta di piazza Tienanmen) che scorrono attraverso le pagine come fotogrammi di un video: realtà che ha bisogno dell'immagine per essere sostanziata. Un mondo dove ciò che conta è l'immagine dello scrittore, non quello che scrive. Un mondo dove anche la vita o la morte di un ostaggio sono meno importanti della risonanza mediatica dell'evento.
Sullo sfondo di una New York che sembra Beirut, ognuno dei personaggi cerca di uscire dall'angolo costruendosi la sua realtà. "Ciò che abbiamo di fronte a noi rappresenta una cosa." - scrive Delillo - "Il modo in cui l'analizziamo, la descriviamo e la codifichiamo è qualcosa di completamente diverso." E così la fotografa Brita cerca di cogliere la realtà nei soggetti dei suoi scatti, Scott compilando liste delle cose da fare, per darsi un ordine e un senso di pulizia, Karen incontrando gli altri, "sentendo" le loro sofferenze, entrando ed uscendo dal mondo degli oggetti e Bill, lo scrittore protagonista del romanzo, nella prima parte rimanendo nascosto nel suo rifugio per riscrivere all'infinito un libro già terminato pur di non confrontarsi con una realtà (quella dell'immagine) nella quale non si riconosce e nella seconda decidendosi a scendere nel mondo degli altri per provare a comprenderlo senza filtrarlo attraverso la scrittura.

[Don Delillo: "Mao II"]

venerdì 10 febbraio 2012

domenica 5 febbraio 2012

Primo Gennaio



Scivola silenziosa sull'acqua immobile
una barca che passa - lontano
sfiora i flutti, suscita sogni,
si lascia alle spalle scie di spuma bianca.

Velo di sposa che striscia verso l’altare,
strappo nella carne che il mare ricuce.

Sono la barca che esce dall'ombra,
figliol prodigo che torna alla casa paterna.

Allento le cime, poi spiego le vele,
annuso l'aria e tendo le orecchie
attratto dall'incanto delle mie sirene.

Non importa che nulla accada,
finché posso immaginare che tutto accadrà.

[Lars W. Vencelowe: "Mater mare"]

sabato 4 febbraio 2012

Wisława Szymborska. In memoria


Elogio dei sogni

In sogno 
dipingo come Vermeer van Delft.


Parlo correntemente il greco
e non solo con i vivi.


Guido l’automobile,
che mi obbedisce.


Ho talento,
scrivo grandi poemi.



Odo voci
non peggio di autorevoli santi.



Sareste sbalorditi
dal mio virtuosismo al pianoforte.



Volo come si deve,
ossia con le mie forze.



Cadendo da un tetto
so cadere dolcemente sul verde
.


Non ho difficoltà
a respirare sott'acqua.



Non mi lamento:
sono riuscita a trovare l’Atlantide.



Mi rallegro di sapermi sempre svegliare
prima di morire.



Non appena scoppia una guerra
mi giro sul fianco preferito.



Sono, ma non devo
esserlo, una figlia del secolo.



Qualche anno fa
ho visto due soli.



E l’altro ieri un pinguino.
Con la massima chiarezza.



[Wisława Szymborska: "Vista con granello di sabbia"]