mercoledì 9 maggio 2012
domenica 6 maggio 2012
I detective selvaggi
Questo libro è un sacco di cose.
E' la fotografia di una generazione, è una dichiarazione d'amore per la poesia, è un film di Wenders, è On the road di Kerouac declinato in sudamericano, è un fiume.
Un fiume lunghissimo, con una serie infinita di affluenti, ognuno dei quali avrebbe la forza di reggere da solo un romanzo e che invece sono utilizzati per portare acqua alla storia di Arturo Belano ed Ulises Lima, per arricchirla di particolari e sfumature, per chiarirla e complicarla raccontandola.
Una storia che non è la storia dei realvisceralisti, come ad un certo punto Norman dice a Daniel, ma "la storia della vita, di quel che perdiamo senza rendercene conto e di quel che possiamo ritrovare", ..."perché niente è finito".
La storia della vita, quindi, quella vita dove tutti nuotiamo e quella vita, come dice Ulises Lima, "dove tutti abbiamo paura di naufragare".
sabato 5 maggio 2012
Isole sul fiume
Un giorno gli chiesi dove fosse stato.
Mi disse che aveva disceso un fiume che unisce il Messico con
l'America Centrale. Che io sappia, quel fiume non esiste. Mi disse,
però, che aveva disceso quel fiume e che ora poteva dire di
conoscerne tutti i meandri e gli affluenti. Un fiume d'alberi o un
fiume di sabbia o un fiume d'alberi che a tratti si tramutava in un
fiume di sabbia. Un flusso costante di gente senza lavoro, di poveri
e di morti di fame, di droga e di dolore. Un fiume di nubi su cui
aveva navigato per dodici mesi e lungo il quale aveva trovato
innumerevoli isole e paesi, anche se non tutte le isole erano
abitate, e dove a volte aveva creduto di rimanere a vivere per sempre
o di morire.
Di tutte le isole visitate, due erano
portentose. L'isola del passato, disse, dove esisteva solo il tempo
passato e nella quale gli abitanti si annoiavano ed erano
ragionevolmente felici, ma dove il peso dell'illusione era tale che
l'isola affondava nel fiume ogni giorno un poco di più. E l'isola
del futuro, dove l'unico tempo che esisteva era il futuro, e i cui
abitanti erano sognatori e aggressivi, così aggressivi, disse
Ulises, che probabilmente avrebbero finito per mangiarsi gli uni con
gli altri.
giovedì 3 maggio 2012
domenica 29 aprile 2012
II
Una mattina di
maggio, poca gente sul molo.
C'è una partenza da
celebrare, un pensiero da consegnare.
Un sole pigro saluta le promesse del giorno,
voci di marinai
scivolano sulla banchina.
Ogni cosa è in
ordine,
tutto sembra chiaro
e definito,
ciò che si vede è
ciò che è,
non ci sono segni da
decifrare.
La mano di un
bambino scrive sull'acqua,
le mie mani affidano
ad altre mani un pacchetto di parole:
poche sillabe,
impossibili da equivocare.
Si levano le ancore,
il viaggio sarà breve.
Dal mio porto al tuo, un braccio di mare compreso in uno sguardo,
Dal mio porto al tuo, un braccio di mare compreso in uno sguardo,
dal mio porto al
tuo, c'è un pensiero da consegnare.
Si gonfiano le vele,
la nave scivola sull'acqua
la nave scivola sull'acqua
e mentre va tutto
cambia
e la nave non è più
la stessa nave.
Si va per il Mare
della Relazione, che porta fuori dal sé,
che unisce e che
divide,
che mescola le carte
e diluisce le certezze.
Le parole si
confondono, si svuotano e poi si riempiono
e quello che prima
era certo ora è solo possibile.
All'arrivo è
trascorso poco tempo dalla partenza, eppure è notte fonda.
Una luna sussiegosa
risplende
troppo lontano per accendere il mare nero.
troppo lontano per accendere il mare nero.
Il pacchetto di parole passa attraverso mani
che lo consegnano
nelle tue.
Quando lo apri scopri che contiene un pensiero
Quando lo apri scopri che contiene un pensiero
che è quel che è,
non quel che avrebbe
dovuto essere.
e neppure io,
che te l'ho inviato.
[Xenia Dubinina: "Dialoghi afasici"]
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Xenia Dubinina
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