sabato 5 maggio 2012

Isole sul fiume


Un giorno gli chiesi dove fosse stato. Mi disse che aveva disceso un fiume che unisce il Messico con l'America Centrale. Che io sappia, quel fiume non esiste. Mi disse, però, che aveva disceso quel fiume e che ora poteva dire di conoscerne tutti i meandri e gli affluenti. Un fiume d'alberi o un fiume di sabbia o un fiume d'alberi che a tratti si tramutava in un fiume di sabbia. Un flusso costante di gente senza lavoro, di poveri e di morti di fame, di droga e di dolore. Un fiume di nubi su cui aveva navigato per dodici mesi e lungo il quale aveva trovato innumerevoli isole e paesi, anche se non tutte le isole erano abitate, e dove a volte aveva creduto di rimanere a vivere per sempre o di morire.
Di tutte le isole visitate, due erano portentose. L'isola del passato, disse, dove esisteva solo il tempo passato e nella quale gli abitanti si annoiavano ed erano ragionevolmente felici, ma dove il peso dell'illusione era tale che l'isola affondava nel fiume ogni giorno un poco di più. E l'isola del futuro, dove l'unico tempo che esisteva era il futuro, e i cui abitanti erano sognatori e aggressivi, così aggressivi, disse Ulises, che probabilmente avrebbero finito per mangiarsi gli uni con gli altri.


[Roberto Bolaño: "I detective selvaggi"]

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