Una mattina di
maggio, poca gente sul molo.
C'è una partenza da
celebrare, un pensiero da consegnare.
Un sole pigro saluta le promesse del giorno,
voci di marinai
scivolano sulla banchina.
Ogni cosa è in
ordine,
tutto sembra chiaro
e definito,
ciò che si vede è
ciò che è,
non ci sono segni da
decifrare.
La mano di un
bambino scrive sull'acqua,
le mie mani affidano
ad altre mani un pacchetto di parole:
poche sillabe,
impossibili da equivocare.
Si levano le ancore,
il viaggio sarà breve.
Dal mio porto al tuo, un braccio di mare compreso in uno sguardo,
Dal mio porto al tuo, un braccio di mare compreso in uno sguardo,
dal mio porto al
tuo, c'è un pensiero da consegnare.
Si gonfiano le vele,
la nave scivola sull'acqua
la nave scivola sull'acqua
e mentre va tutto
cambia
e la nave non è più
la stessa nave.
Si va per il Mare
della Relazione, che porta fuori dal sé,
che unisce e che
divide,
che mescola le carte
e diluisce le certezze.
Le parole si
confondono, si svuotano e poi si riempiono
e quello che prima
era certo ora è solo possibile.
All'arrivo è
trascorso poco tempo dalla partenza, eppure è notte fonda.
Una luna sussiegosa
risplende
troppo lontano per accendere il mare nero.
troppo lontano per accendere il mare nero.
Il pacchetto di parole passa attraverso mani
che lo consegnano
nelle tue.
Quando lo apri scopri che contiene un pensiero
Quando lo apri scopri che contiene un pensiero
che è quel che è,
non quel che avrebbe
dovuto essere.
e neppure io,
che te l'ho inviato.
[Xenia Dubinina: "Dialoghi afasici"]
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