sabato 9 febbraio 2013

Nemesi



Ultimo romanzo di Phil Roth e passo d'addio di gran classe.
In Nemesi lo scrittore di Newark ci parla dell'ineluttabilità del Destino, di quello che accade quando le nostre aspirazioni si scontrano con la vita, del senso di colpa, del confronto con il divino.
Non c'è lieto fine in questo romanzo e non potrebbe essere altrimenti. Le cose vanno come devono andare, quando la moneta che ora ondeggia nell'aria ricadrà a terra, dirà testa o croce e qualsiasi tentativo noi si possa fare per influenzarne il responso risulterà vano.
Un libro scritto con una prosa chiara, quasi chirurgica, meno emotiva rispetto ad altri romanzi. Un percorso che per certi versi mi ha ricordato quello di Delillo (fatte salve le evidenti differenze anche stilistiche). Entrambi dopo aver raggiunto il vertice più alto della loro produzione letteraria (penso a Patrimonio ed a Underworld) hanno progressivamente modificato lo stile che si è fatto più lineare, “asciutto”, senza perdere nulla in efficacia ma anzi riuscendo a mettere meglio a fuoco l'oggetto della loro indagine (penso a Body Art e Punto Omega per Delillo e a Everyman, Indignazione e Nemesi per Roth, non avendo ancora letto l'Umiliazione).
Viene da pensare a quello che avrebbero potuto fare David Foster Wallace e Bolaño, ma questa è un'altra storia...

sabato 2 febbraio 2013

Lo stato delle cose


Un romanzo sul mestiere di vivere, sul tentativo di costruirsi una filosofia, un sistema che permetta di andare avanti tenendo insieme i pezzi del passato e quelli del presente. Un libro che che parla di un uomo che semplicemente cerca, a suo modo, di “mettere a posto lo cose” (mi sembra la traduzione più precisa del titolo originale). 
Hemingway diceva che la cosa più difficile che ci sia al mondo è scrivere una prosa assolutamente onesta sugli esseri umani. Ecco, con questo romanzo Richard Ford c'è riuscito perfettamente.
Capolavoro.

domenica 27 gennaio 2013

L'arte di vivere in difesa


Non mi ha convinto. All'inizio sembra il classico romanzo di formazione: il campus, il baseball, un ragazzo ancora inconsapevole delle sue eccezionali capacità nello sport, l'amico che lo guida nel processo di crescita. Piano piano si trasforma in romanzo a più voci ed entrano in gioco anche altri temi (l'amore, etero ed omosessuale, l'amicizia, i sogni, le speranze e le ambizioni che caratterizzano il passaggio verso l'età adulta) che l'autore mostra di dominare con mestiere, grazie ad una trama scorrevole ed avvincente.
E allora qual'è il problema? Che sembra la sceneggiatura di un film, che cattura l'attenzione ma rimane in superficie, senza approfondire più di tanto.
Un libro piacevole, che si legge volentieri e poi si dimentica.

sabato 19 gennaio 2013

a grandi passi verso il vuoto


[...] Un bel giorno che ignoro mi sono trovato a questo mondo e fino a quel giorno ero vissuto senza accorgermene, evidentemente da quando nacqui. Quando ho chiesto dov'ero tutti mi hanno ingannato e tutti si contraddicevano. Quando ho chiesto di indicarmi quello che dovevo fare, tutti mi hanno parlato falsamente e ognuno mi ha detto una cosa diversa. Quando mi sono fermato per strada perché non sapevo dove andare, tutti si sono stupiti che io non proseguissi verso un dove che nessuno sapeva cosa fosse, o che io non ritornassi indietro: io, che sveglio all'incrocio, non sapevo da dov'ero venuto. Mi sono trovato sul palco senza conoscere la parte che gli altri recitavano senza indugio, anche se non la sapevano a loro volta. Mi sono accorto di essere vestito da paggio, e non mi avevano dato una regina, incolpandomi perché non l'avevo. Mi sono accorto di tenere tra le mani un messaggio a consegnare, e quando ho detto che il foglio era bianco hanno riso di me. E ancora non so se hanno riso perché tutti i fogli sono bianchi  perché tutti i messaggi sono presumibili. 
Alla fine mi sono seduto sulla pietra di un crocicchio come al focolare che non ebbi. E ho cominciato, fra me e me, a costruire barche di carta con le bugie che mi erano state date. Nessuno ha voluto credere in me, neppure come a un bugiardo, e non avevo un specchio d'acqua nel quale provare la mia verità.

[Fernando Pessoa: "Il libro dell'inquietudine"]