Ultimo romanzo di Phil Roth e passo
d'addio di gran classe.
In Nemesi lo scrittore di Newark ci
parla dell'ineluttabilità del Destino, di quello che accade quando
le nostre aspirazioni si scontrano con la vita, del senso di colpa,
del confronto con il divino.
Non c'è lieto fine in questo romanzo e
non potrebbe essere altrimenti. Le cose vanno come devono andare,
quando la moneta che ora ondeggia nell'aria ricadrà a terra, dirà
testa o croce e qualsiasi tentativo noi si possa fare per
influenzarne il responso risulterà vano.
Un libro scritto con una prosa chiara, quasi chirurgica, meno emotiva rispetto ad altri romanzi. Un
percorso che per certi versi mi ha ricordato quello di Delillo (fatte
salve le evidenti differenze anche stilistiche). Entrambi dopo aver
raggiunto il vertice più alto della loro produzione letteraria
(penso a Patrimonio ed a Underworld) hanno progressivamente
modificato lo stile che si è fatto più lineare, “asciutto”,
senza perdere nulla in efficacia ma anzi riuscendo a mettere meglio a fuoco l'oggetto della loro indagine (penso a Body Art e Punto Omega per
Delillo e a Everyman, Indignazione e Nemesi per Roth, non avendo
ancora letto l'Umiliazione).
Viene da pensare a quello che avrebbero
potuto fare David Foster Wallace e Bolaño,
ma questa è un'altra storia...
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