sabato 30 luglio 2022

Lazzaro e altre novelle – Leonid Andreev

 


La sontuosa traduzione di Rebora restituisce con la sensibilità del poeta la cura nella scelta delle parole – in passato, a torto, rubricata a "sterile estetismo" (Borgese) – di un grande scrittore del primo Novecento russo troppo presto dimenticato. 
Lazzaro è un racconto narrato dal punto di vista del resuscitato. Lazzaro ha conosciuto la morte, ne ha fatto esperienza e per questo non può tornare al mondo dei viventi che profondamente cambiato. Si è affacciato sul bordo, ha visto l'orrore dell'infinito e ora lo porta dentro di sé per trasmetterlo attraverso gli occhi alle persone con cui viene in contatto. Assistiamo a un originale e raffinato cambiamento di prospettiva: Andreev trasforma la resurrezione in condanna invece che in miracolo e Lazzaro in un morto-vivente, una dimostrazione della grandezza della morte più che un inno alla vita o, per meglio dire, una dimostrazione dell'impossibilità dell'uomo di comprendere il Grande Mistero.
Notevoli sono anche gli altri racconti della raccolta che oltre a non comuni capacità di scrittura, si segnalano per l'attenzione alla psicologia dell'uomo, spesso vittima di sistemi più grandi di lui che finiscono per schiacciarlo. L'uomo, con il suo carico di debolezze, dubbi e meschinità, è al centro della riflessione di Andreev, un autore da recuperare quanto prima.

sabato 23 luglio 2022

La stagione della migrazione a Nord – Tayeb Salih


Un libro sulla realtà post-coloniale, sul confronto Nord/Sud, Occidente/Oriente questa volta raccontato dall'altro punto di vista, quello di un sudanese che torna in patria dopo un soggiorno in Inghilterra.
Nulla sembra cambiato e questo il protagonista sembra apprezzarlo, almeno fino a quando non si accorge di essere lui ad aver ampliato il suo orizzonte e a non riuscire ad accettare gli aspetti più retrivi della società in cui vive. Simile e diversa l'esperienza di Mustafà Sa'id, un economista africano che ha compiuto il suo stesso percorso, ma con un passato misterioso caratterizzato da una lunga serie di conquiste amorose in Inghilterra con una scia di suicidi delle sue amanti e culminata con l'omicidio della moglie.
C'è molto in questo libro: Occidente/Oriente, innovazione/tradizione, ma anche il ruolo del singolo nella comunità, il rapporto uomo/donna e quello dell'uomo con la propria anima. La stagione della migrazione a Nord è un romanzo sull'identità, sulle complessità derivanti dall'incontro di civiltà diverse, sugli effetti di questo incontro sulle coscienze degli uomini, sui rischi dello sradicamento, del non sentirsi mai a casa in nessun luogo.
La psicologia dei personaggi disegnati da Salih ricalca l'idea che lo scrittore vuole trasmettere: sfuggenti, mai completamente definiti, attraversati da zone d'ombra più o meno profonde. Personalità articolate e spesso contraddittorie, nelle quali convivono incertezze, dubbi e pericolose forze centrifughe. Figli del loro tempo e della complessità politica e sociale nella quale si trovano a vivere alla ricerca di un equilibrio tra vecchio e nuovo, protagonisti o solo testimoni del movimento tellurico provocato dall'incontro di culture diverse (a questo proposito è notevole il finale del libro con il significato metaforico che viene ad assumere il Nilo).

sabato 16 luglio 2022

Secondo natura: un poema degli elementi – W. G. Sebald

  





L'esordio letterario di Sebald (1988) è un poema diviso in tre parti, centrate rispettivamente sul pittore medievale Grünewald, lo studioso di scienze naturali G. W. Seller che seguì Bering nell'impresa di trovare una nuova rotta verso l'America, e una terza parte autobiografica.
Ad un angosciato e solitario Grünewald, per il quale la presenza dell'uomo sulla terra è "insana" e la natura
ignara d’equilibri,
che cieca compie, l’uno dopo l’altro,
esperimenti rivi di costrutto
e, come insano bricoleur, ecco
distrugge quanto appena ha creato.
Sperimentare fino al limite postremo,
è l’unico suo scopo, germinare,
perpetuarsi e riprodursi,
anche in noi e attraverso di noi, e mediante
i congegni nati dalle nostre menti,
in un’unica accozzaglia,

Sebold affianca un alter ego di nome Mathis Nithart, pittore dai vestiti sgargianti e "mago dei giochi d'acqua" che ne costituisce il contraltare.
Duplice è anche la personalità del naturalista Steller, dibattuto tra l'impulso ad avventurarsi nella natura selvaggia e quello a "porre un limite al disordine del mondo".
Riflessioni simili sono quelle che animano la terza parte dell'opera, se da un lato Sebald scrive che il cervello
lavora inesausto su tracce, 
ancorché labili, di auto-organizzazione,
e talvolta ne risulta
un ordine, a tratti bello
e rappacificante, ma anche più crudele
del tempo passato, il tempo dell’ignoranza
più avanti afferma che
Le linee guida dei grandi
sistemi non si possono
armonizzare, troppo diffuso è l’atto
della violenza, ogni cosa sempre
l’inizio dell’altra
e viceversa.

Secondo natura è un testo interessante, che contiene alcune delle tracce che saranno sviluppate da Sebald in seguito: la forza distruttiva del mondo e lo sforzo dell'uomo di trovare un ordine e il ruolo del ricordo come un ponte gettato tra vivi e morti per costruire una mappa del passato e conservarne la memoria.

domenica 10 luglio 2022

Trilogia della guerra – Agustín Fernández Mallo

 


«solo dai contorni più esterni, dai bordi estremi, è possibile arrivare a comprendere cosa siano le cose. Si tratta di un principio universale che vale anche per ciascuno di noi, pertanto dobbiamo allontanarci dalla nostra vita se vogliamo vedere che contorno, che sagoma ha il vissuto, […] e solo allora, è possibile definire "una vita intera".»

Opera divisa in tre libri, tre racconti distinti ma collegati da una rete sotterranea frutto di una macchina narrativa che Mallo congegna con perizia, inserendosi di prepotenza in quel ramo del Postmoderno che gemma dalla figura di W.G. Sebald e sembra avere al momento in M. Énard il suo esponente più rappresentativo.
I personaggi dell'opera ci portano a spasso per l'isola di San Símon, in Galizia, per le strade di New York, Miami, Los Angeles, ma anche a Cuba o lungo le coste della Normandia. Storie di moderni flâneur, che nel loro vagabondare fotografano, annusano, ascoltano, raccolgono indizi, coincidenze, simmetrie invisibili, che seguono come segugi per costruire trame che poggiano sul terreno di una guerra: quella civile spagnola, quella del Vietnam, lo sbarco in Normandia.
Storie dalle quali germogliano altre storie, nelle quali si incontrano personaggi di fantasia o reali inseriti fuori dal loro contesto e che probabilmente finiscono per confondere il lettore. Una confusione organizzata? In parte sì, ma tutto è lecito quando il risultato finale è un romanzo di altissimo livello, nel quale la guerra, il male, sono presenze costanti, l'humus sul quale germogliano pensieri, riflessioni, tentativi di tirarsi fuori da sabbie mobili dalle quali non è mai possibile affrancarsi completamente.
La memoria contro l'oblio, quindi; partendo da una frase del poeta Carlos Oroza che si ripete come un mantra per tutta la narrazione («É un errore dare per scontato ciò che fu contemplato») per dire che il passato continua a vivere nel presente. Ma non solo, perché l'altro (il vero) motore del racconto è l'immaginazione, la capacità di inventare mondi paralleli, la «trasposizione (cartarescuana?) di persone e oggetti del nostro mondo in altri leggermente deviati», curvando a piacimento le linee di spazio e tempo per dialogare, ad esempio, con García Lorca e Salvador Dalí al Central Park.
Trilogia della guerra è una pianta che guarda in alto verso l'Amore, un amore puro e totale, ma con le radici ben piantate – di nuovo – nel terreno della guerra.
Una critica dall'interno della società contemporanea, della cultura dell'effimero che propone i modelli della bellezza artificiosa, della contraffazione del corpo e dell'oblio del passato, alla quale Mallo contrappone provocatoriamente un'"estetica della spazzatura" e un nuovo umanesimo che invece di cancellare l'idea della morte, le ritaglia un ruolo centrale.
«improvvisamente penso agli epiloghi, non avevo mai pensato agli epiloghi delle cose, a ciò che sta oltre le cose, e penso […]che ogni cosa degna di esistere è stata creata per essere vista almeno due volte […], e quanto più si pensa a quel libro o a quel film, maggiori sono gli epiloghi che si sovrappongono, starti e strati di epiloghi, un'unica pila di epiloghi che si sommano senza interferire l'uno con l'altro. […] M chiedo: qual è l'epilogo di una città? O meglio ancora: qual è l'epilogo di un paese? Sospetto che l'epilogo dei paesi sia costituito da tutti i racconti, le storie più o meno fantastiche e i miti che le generazioni, una dopo l'altra, raccontano di quei paesi. Per dirlo in altro modo, sono la parte immaginaria già insita nelle cose che esistono»
«Il fatto è che la realtà è massimamente disordinata, non percepiamo mai le cose nella loro corretta sequenza temporale, per questo, anche quando parliamo o scriviamo, non rispettiamo l'ordine cronologico. La vita è un incidente aerei elevato all'ennesima potenza, la vita è una grande catastrofe, l'incidente definitivo, ed è con quel disordine che la raccontiamo.»

domenica 19 giugno 2022

Riaffiorano le terre inabissate – M. John Harrison



Un libro strano. Non è tanto la trama – per quanto ricca – il centro del racconto, quanto l'atmosfera che Harrison sa creare, un clima di attesa, straniamento, confusione. Come confusi sono i due protagonisti, persone che arrivate alla mezza età realizzano di non aver costruito nulla e ora non sanno dove dirigere le loro vite. Uno, Shaw, accetta il primo impiego che gli capita ("non un vero lavoro, quello che ultimamente hanno tutti"), l'altra, Victoria ("piena ma anche sprovvista di aspettative"), abbandona Londra per la campagna delle Midlands.
Anime alla deriva perse in un'architettura urbana che sembra svilupparsi senza un piano preciso, quasi ad elevare la provvisorietà a sistema, entrambi saranno destinati ad incontrare sul loro percorso personaggi bizzarri, con parti oscure che aprono sul mistero ed entrambi affronteranno queste situazioni come esperienze normali, senza approfondire più di tanto, senza provare davvero a capire chi siano quegli uomini-pesce, creature atlantidee che fanno capolino dietro ogni loro incontro.
Toccherebbe a Shaw e Victoria il compito di tirare le reti che l'autore ha calato nel romanzo e portare alla luce il significato, ma loro non lo fanno e proprio in questa postura rinunciataria sta un degli aspetti importanti del libro. Viene da pensare che forse Shaw e Victoria siamo noi, abitanti di questi strani anni, incapaci di indagare la realtà che abbiamo davanti o forse troppo confusi per provare a farlo. Prigionieri nella nostra bolla, incapaci di condividere e aprirci all'altro, eppure condannati ad andare avanti ("gli sembrava sempre di non avere colto un messaggio d'importanza cardinale", scrive Harrison a proposito di Shaw. E più avanti, riferendosi ad un altro personaggio: "era un uomo in cerca di motivazioni: non le trovava mai eppure agiva).
Andare avanti, perché non si può fare altrimenti; così i personaggi di Harrison (noi) si rassegnano a fare i passeggeri di un autobus che non sanno dove conduca e da chi sia guidato, limitandosi a guardare ogni tanto fuori dal finestrino concedendosi qualche sospiro, a volte di rimpianto, spesso per abitudine.