domenica 22 aprile 2012

Ancora sulla strada di Zenna

Perché quelle piante turbate m'inteneriscono? 
Forse perché ridicono che il verde si rinnova 
a ogni primavera, ma non rifiorisce la gioia? 
Ma non è questa volta un mio lamento 
e non è primavera, è un'estate, 
l'estate dei miei anni. 
Sotto i miei occhi portata dalla corsa 
la costa va formandosi immutata 
da sempre e non la muta il mio rumore 
né, più fondo, quel repentino vento che la turba 
e alla prossima svolta, forse finirà. 
E io potrò per ciò che muta disperarmi 
portare attorno il capo bruciante di dolore... 
ma l'opaca trafila delle cose 
che là dietro indovino: la carrucola nel pozzo, 
la spola della teleferica nei boschi, 
i minimi atti, i poveri 
strumenti umani avvinti alla catena 
della necessità, la lenza 
buttata a vuoto nei secoli, 
le scarse vite, che all'occhio di chi torna 
e trova che nulla nulla è veramente mutato 
si ripetono identiche, 
quelle agitate braccia che presto ricadranno, 
quelle inutilmente fresche mani 
che si tendono a me e il privilegio 
del moto mi rinfacciano... 
Dunque pietà per le turbate piante 
evocate per poco nella spirale del vento 
che presto da me arretreranno via via 
salutando salutando. 
Ed ecco già mutato il mio rumore 
s'impunta un attimo e poi si sfrena 
fuori da sonni enormi 
e un altro paesaggio gira e passa.


[Vittorio Sereni: "Gli strumenti umani"]

Nessun commento: