domenica 17 giugno 2012
sabato 16 giugno 2012
Risacca
Carezza il bagnasciuga
nell'ora
più stanca,
come
gatto indolente
che
si stira
annusando
l’aria leggera.
Blandisce
l’arenile,
leviga
pietre millenarie,
movimento
antico
muto parlare
a cuori in ascolto.
E
mentre l’ultimo raggio
si
spegne all'orizzonte
risuona
nel vento una musica dolce,
preludio
al vespro.
Poi
calerà il sipario.
[Lars W. Vencelowe: "Mater mare"]
mercoledì 13 giugno 2012
domenica 10 giugno 2012
esiste bellezza paragonabile a quella d'una osteria a primo mattino?
“tu non mi capisci se credi che siano
tutte tenebre quelle che vedo, e se insisti nel crederlo, come posso
dirti perché lo faccio? Ma se guardi la luce del sole là, oh,
allora forse avrai la risposta, capisci, guarda il modo in cui essa
penetra attraverso la finestra: esiste bellezza paragonabile a quella
d'una osteria a primo mattino? I tuoi vulcani fuori? Le tue stelle...
Ras Algethi? Antares che infuria a sud-est? Perdonami, no. Non tanto
la bellezza necessariamente proprio di questa, che, decadenza da
parte mia, non è forse una vera e propria osteria, ma pensa a tutte
quelle terribili altre, dove la gente impazzisce all'idea che calino
le saracinesche, perché nemmeno le porte del cielo, spalancandosi a
ricevermi, potrebbero colmarmi d'una così celeste gioia, complessa e
disperata come quel crivello di ferro che si arrotola all'insù con
uno schianto, come quelle porte battenti, non affrancate da
chiavistelli di sorta, che sospinte danno accesso a chi ha l'anima
che trema insieme con il liquore che si porta con mano malferma alle
labbra. Ogni mistero, ogni speranza, ogni delusione, sì, ogni
disastro, è qui, oltre quelle porte battenti. E, a proposito, vedi
quella vecchia di Tarasco seduta in un angolo, non la vedevi prima,
ma la vedi ora?” le domandarono gli occhi di lui, guardando intorno
con la lucentezza stupefatta e sfocata di quelli di un amante, le
chiese, l'amor suo, “come puoi, a meno che tu non beva come me,
sperare di capire la bellezza di una vecchia di Tarasco che viene qui
a giocare a domino alle sette del mattino?”
[Malcolm Lowry: “Sotto il
vulcano”]
mercoledì 6 giugno 2012
domenica 3 giugno 2012
Mértola
C’erano
sogni che Maria faceva con una certa frequenza: un gruppo di case, o una Chiesa, o un
castello e lei che passeggiava, da sola, per questi posti. Fin qui
niente di strano. Lo strano era che questi sogni si ripetevano; quei
luoghi potevano apparire ora in maniera più precisa, ora più vaga,
ma erano sempre gli stessi, non cambiavano mai e non corrispondevano
a nessuno che lei conoscesse.
Due
sere prima, ad esempio, aveva sognato il castello. Questa volta si
trovava sui bastioni da dove poteva dominare con lo sguardo tutta la
vallata, quel panorama che col tempo le era diventato familiare:
colline basse e povere di vegetazione, un agglomerato non molto
esteso di case bianche con i tetti rossi e poi il fiume, poco
distante.
Un
altro sogno che Maria faceva di frequente era quello della strada.
Dovevano essere le prime ore del pomeriggio e Maria camminava lungo
questa strada sotto un sole estivo. Il cielo era una tavola di un blu
luminoso ed uniforme, senza una nuvola, il silenzio interrotto solo
dal rumore dei suoi tacchi sui sanpietrini che pavimentavano la via.
Intorno non c’era nessuno, non una macchina, non un cane, lontano
solo il frinire delle cicale.
Il
castello del sogno aveva una grande torre ed altre torrette più
piccole di difesa. Una porta ad arco apriva in una sala con il
soffitto a volta, attraverso un corridoio di roccia si accedeva alla
piazza d’armi, nel mezzo della quale c’era una costruzione
cilindrica semi-diroccata: un pozzo, forse una cisterna.

A
volte Maria sognava la Chiesa. Una Chiesa strana, diversa da quelle
alle quali era abituata, bianchissima all’esterno con grandi
merloni e torrette cilindriche. Non la tipica Chiesa a pianta
rettangolare, ma una Chiesa quadrata, con un grande salone centrale e
due navate laterali. A volte passeggiava lungo le navate addobbate
con i pannelli che raffiguravano le stazioni della Via Crucis, altre
volte arrivava fin davanti all’altare, dietro al quale c’era una
nicchia contornata da strani pilastri arabeggianti.
[Lars W. Vencelowe: "Prove di fuga"]
sabato 2 giugno 2012
Paul Buchanan - Mid Air
Attenzione: probabilmente questo è il CD più importante dell'anno. Forse del decennio.
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