Libro prezioso,
fuori catalogo da tempo (e già su questo punto ci sarebbe da riflettere, su
quanto rapidamente e colpevolmente l’editoria dimentichi opere importanti per
proporre a ritmo continuo pubblicazioni che… vabbè, ci siamo capiti) costituito
da due racconti lunghi e uno breve, sul tema
del passaggio dall'infanzia all'adolescenza.
La volpe d’oro è la storia di Lukasz, bambino
di sei anni al cospetto del quale una sera si materializza un volpe d’oro che
lui deciderà di nascondere nell’armadio di casa, diviso tra la voglia e la
paura di condividere con familiari e amici la straordinaria apparizione.
Il racconto è
un apologo – delicato e crudele – su quella fase della crescita in cui il
ragazzino rinuncia al mondo dei sogni per entrare in maniera decisa in quello
della realtà. Andrezejewski è maestro nel raccontare con penna leggera come sia
difficile per il piccolo Lukasz difendere la sfera della fantasia dalla
quotidianità che tende ad occupare sempre più spazio, descrivendo bene anche
anche quanto sia frustrante per il bambino dover vivere in solitudine questa
esperienza.
Così
a poco a poco Lukasz cominciò a rendersi conto quanto amari e tormentosi
possono diventare i sentimenti più belli, se non è possibile farne partecipi
gli altri. Se ciò che doveva restare un segreto possedeva il fascino della cosa
insolita, risultava però anche pieno di tristezza, e così lacerante da rendere
difficile a volte stabilire che cosa prevalesse in quel sentimento: la felicità
o il dolore. E risultava pure che le persone, perfino quelle che ti sono più
vicine, sono dure e difficili da capire.
Considerato che
sembra l’unica ad avere fiducia in lui e a credere all'esistenza della volpe, la
madre diventa per il bambino la figura di riferimento, quella sulla quale ripone
tutte le speranze per far cadere il velo che sembra rendere gli altri membri
della famiglia incapaci di vedere la volpe d’oro. Ma dopo aver origliato una
conversazione dei genitori, nella quale la volpe sarà sbrigativamente degradata
a fantasticheria, Lukasz si sentirà tradito anche da lei e ancora più solo.
Quanto può resistere
il sogno di un bambino all'assalto dei mondo dei grandi? Poco, pochissimo.
…nei
rapporti di Lukasz con la volpe d’oro iniziò un periodo completamente nuovo,
senza più illusioni e senza la speranza che quel che per loro era tanto
importante potesse trovare comprensione e appoggio fra le persone più vicine.
Se almeno avessero potuto vivere insieme in qualche deserto o in fondo a una
foresta disabitata, dove ancora la terra non fosse stata calpestata da piede
umano, né voce d’uomo avesse rotto il silenzio del bosco. Ma il fatto era che
si trovavano fra la gente, e dalla gente e dai suoi mille problemi erano
circondati d’ogni parte e continuamente, come dall'immensa corrente di un
amplissimo fiume. Come piccole e fragile sembrava talvolta a Lukasz il suo
segreto! Scorreva fra le tenebre profonde di spazi indistinti, rilucendo di
luce solitaria; ma verso quali rive scorreva, che cosa gli era riservato, dove
potevano spingerlo i venti avversi?
È l’inizio
della fine, e il compleanno del bambino rappresenterà il momento in cui il rito
di passaggio verrà consumato: il prezzo da pagare per uscire dall'infanzia e consegnarsi
al mondo degli altri sarà il sacrificio della volpe, evento che muoverà nell'animo
di Lukasz sentimenti contrastanti.
Lukasz
sentì che lacrime cocenti gli scorrevano sulle guance, ma nello stesso tempo
per lui era come se tutte le più gravi difficoltà si trovassero ormai alle sue
spalle, come se, dopo un penoso arrampicarsi sulla cima di un monte, cominciasse
ora a scendere giù, per un dolce declivio. E questa nuova impressione gli
provocò un senso di sollievo. “Ma se fosse tanto meglio che la volpe se ne
fosse andata?” – pensò ad un certo momento. E benché si vergognasse di questo
pensiero, non lo respinse. Si asciugò col palmo gli occhi e le guance umide,
tirò su col naso, e con un sospiro uscì dall'armadio.
L'altro
racconto lungo della raccolta, Le porte
del paradiso, è un’originalissima riflessione che prende le mosse dalla
Crociate dei fanciulli del 1212, un episodio a cavallo tra realtà e leggenda
secondo il quale un gruppo di ragazzini sarebbe partito dall'Europa per andare
a liberare il Santo Sepolcro. Quello che interessa ad Andrzejewski è il dietro
le quinte di questa crociata, raccontare le motivazioni che i ragazzini
adducono per giustificare la loro impresa. Ci si aspetterebbe ragioni forti, convinzioni
radicate, senso di appartenenza… e invece quello che emerge è un calderone dove
bollono insieme realtà e bugie, emozioni, passioni, invidie, vendette, intrighi, piccoli e grossi sgarbi. Cos’è che
muove le folle? – sembra chiedersi l’autore. Siamo sicuri che siano sempre i
grandi ideali oppure spesso si finisce per aggregarsi dietro simboli e bandiere
(anche) per ragioni di convenienza o per motivi diversi da quelli in nome dei
quali ufficialmente si lotta? Le porte del paradiso è un gran bel
monologo (il primo punto è alla fine del racconto), un racconto allegorico scritto nel 1960 che
ben si presta ad essere letto anche fuori dal contesto storico a cui fa
riferimento.
Nessun commento:
Posta un commento