sabato 16 gennaio 2016

Jerzy Andrzejewski – La volpe d’oro




Libro prezioso, fuori catalogo da tempo (e già su questo punto ci sarebbe da riflettere, su quanto rapidamente e colpevolmente l’editoria dimentichi opere importanti per proporre a ritmo continuo pubblicazioni che… vabbè, ci siamo capiti) costituito da due racconti lunghi e uno breve,  sul tema del passaggio dall'infanzia all'adolescenza.

La volpe d’oro è la storia di Lukasz, bambino di sei anni al cospetto del quale una sera si materializza un volpe d’oro che lui deciderà di nascondere nell’armadio di casa, diviso tra la voglia e la paura di condividere con familiari e amici la straordinaria apparizione.

Il racconto è un apologo – delicato e crudele – su quella fase della crescita in cui il ragazzino rinuncia al mondo dei sogni per entrare in maniera decisa in quello della realtà. Andrezejewski è maestro nel raccontare con penna leggera come sia difficile per il piccolo Lukasz difendere la sfera della fantasia dalla quotidianità che tende ad occupare sempre più spazio, descrivendo bene anche anche quanto sia frustrante per il bambino dover vivere in solitudine questa esperienza.

Così a poco a poco Lukasz cominciò a rendersi conto quanto amari e tormentosi possono diventare i sentimenti più belli, se non è possibile farne partecipi gli altri. Se ciò che doveva restare un segreto possedeva il fascino della cosa insolita, risultava però anche pieno di tristezza, e così lacerante da rendere difficile a volte stabilire che cosa prevalesse in quel sentimento: la felicità o il dolore. E risultava pure che le persone, perfino quelle che ti sono più vicine, sono dure e difficili da capire.

Considerato che sembra l’unica ad avere fiducia in lui e a credere all'esistenza della volpe, la madre diventa per il bambino la figura di riferimento, quella sulla quale ripone tutte le speranze per far cadere il velo che sembra rendere gli altri membri della famiglia incapaci di vedere la volpe d’oro. Ma dopo aver origliato una conversazione dei genitori, nella quale la volpe sarà sbrigativamente degradata a fantasticheria, Lukasz si sentirà tradito anche da lei e ancora più solo.

Quanto può resistere il sogno di un bambino all'assalto dei mondo dei grandi? Poco, pochissimo.

…nei rapporti di Lukasz con la volpe d’oro iniziò un periodo completamente nuovo, senza più illusioni e senza la speranza che quel che per loro era tanto importante potesse trovare comprensione e appoggio fra le persone più vicine. Se almeno avessero potuto vivere insieme in qualche deserto o in fondo a una foresta disabitata, dove ancora la terra non fosse stata calpestata da piede umano, né voce d’uomo avesse rotto il silenzio del bosco. Ma il fatto era che si trovavano fra la gente, e dalla gente e dai suoi mille problemi erano circondati d’ogni parte e continuamente, come dall'immensa corrente di un amplissimo fiume. Come piccole e fragile sembrava talvolta a Lukasz il suo segreto! Scorreva fra le tenebre profonde di spazi indistinti, rilucendo di luce solitaria; ma verso quali rive scorreva, che cosa gli era riservato, dove potevano spingerlo i venti avversi?

È l’inizio della fine, e il compleanno del bambino rappresenterà il momento in cui il rito di passaggio verrà consumato: il prezzo da pagare per uscire dall'infanzia e consegnarsi al mondo degli altri sarà il sacrificio della volpe, evento che muoverà nell'animo di Lukasz sentimenti contrastanti.

Lukasz sentì che lacrime cocenti gli scorrevano sulle guance, ma nello stesso tempo per lui era come se tutte le più gravi  difficoltà si trovassero ormai alle sue spalle, come se, dopo un penoso arrampicarsi sulla cima di un monte, cominciasse ora a scendere giù, per un dolce declivio. E questa nuova impressione gli provocò un senso di sollievo. “Ma se fosse tanto meglio che la volpe se ne fosse andata?” – pensò ad un certo momento. E benché si vergognasse di questo pensiero, non lo respinse. Si asciugò col palmo gli occhi e le guance umide, tirò su col naso, e con un sospiro uscì dall'armadio.

L'altro racconto lungo della raccolta, Le porte del paradiso, è un’originalissima riflessione che prende le mosse dalla Crociate dei fanciulli del 1212, un episodio a cavallo tra realtà e leggenda secondo il quale un gruppo di ragazzini sarebbe partito dall'Europa per andare a liberare il Santo Sepolcro. Quello che interessa ad Andrzejewski è il dietro le quinte di questa crociata, raccontare le motivazioni che i ragazzini adducono per giustificare la loro impresa. Ci si aspetterebbe ragioni forti, convinzioni radicate, senso di appartenenza… e invece quello che emerge è un calderone dove bollono insieme realtà e bugie, emozioni, passioni, invidie, vendette,  intrighi, piccoli e grossi sgarbi. Cos’è che muove le folle? – sembra chiedersi l’autore. Siamo sicuri che siano sempre i grandi ideali oppure spesso si finisce per aggregarsi dietro simboli e bandiere (anche) per ragioni di convenienza o per motivi diversi da quelli in nome dei quali ufficialmente si lotta?  Le porte del paradiso è un gran bel monologo (il primo punto è alla fine del racconto),  un racconto allegorico scritto nel 1960 che ben si presta ad essere letto anche fuori dal contesto storico a cui fa riferimento.


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