Lo scrittore è un falsificatore
Libretto
curioso. A metà tra il divertissement e il progetto eversivo.
La storia di Varamo,
uno scrivano di terza categoria (una
specie di Bernardo Soares pessoano) e di come una disavventura rappresentata
dal pagamento con due banconote false entri nella sua vita per stravolgerla al
punto da farlo diventare l’autore dell’ “osannato
capolavoro della moderna poesia contemporanea, il canto del bambino vergine”
(e va da sé come solo un autore sudamericano – César Aira è argentino – potesse
partorire una trama del genere).
Come imbalsamare animaletti mutanti è un romanzo
breve, raccontato con stile “colloquiale” che almeno nella prima parte ricorda
Saramago per l’attenzione al lettore, il
renderlo partecipe di quello che succede al protagonista, di cosa egli pensa,
di come analizza le cose nei particolari per immaginare i possibili scenari che
ogni sua mossa potrebbe innescare.
Varamo è un
abitudinario, consapevole del fatto che tutto quello che esce dalla routine rischia
di disintegrare le fragili certezze sulle quali ha costruito la sua esistenza;
la novità rappresentata dalle due banconote false è un pericolo, una porta sull’ignoto
che lo costringe a confrontarsi con pensieri mai considerati fino a quel
momento, a fare i conti con le sue insicurezze, ad improvvisare. In quest’ottica,
anche l’hobby del protagonista (la sua
via di fuga da un’esistenza in genere malinconica e insoddisfacente), imbalsamare
piccoli animali, in realtà è meno stravagante di quanto possa sembrare: in
fondo Varamo cercava solo di fermare l’attimo, “cristallizzare” il momento. Un
po’ quello che stava facendo della sua vita.
Dalla metà in
poi il racconto subisce un’accelerazione improvvisa. Da quando il protagonista
della storia esce di casa per recarsi al caffè è tutta un’esplosione di fuochi
d’artificio che si succedono senza continuità, alla quale si fatica a star dietro:
le Voci che risuonano nella testa di Varamo quando passa in un punto preciso
del percorso, un incidente stradale che coinvolge l’auto che trasporta il
Ministro dell’Economia, la scoperta delle gare “di regolarità”, la casa delle Góngora,
due sorelle creole che contrabbandano mazze da golf, la comparsa di Caricias, “l’ultima
donna”, il quaderno con i codici cifrati per comunicare con le navi che
trasportano la merce da contrabbandare ( o che vengono da Haiti per invadere
Panama), l’identità tra denaro e discorso indiretto libero…
E poi l’incontro
nel caffè con tre editori alla ricerca di qualcosa di originale da pubblicare.
E cosa c’è di più originale dell’hobby di Varamo, di come imbalsamare animaletti
mutanti? Poco importa la trama, quello che conta è il titolo, per riempire il
libro saranno sufficienti annotazioni trascritte una di seguito all’altra,
senza bisogno di elaborarle troppo.
Come imbalsamare animaletti mutanti è un libretto
che prende in giro gli strumenti letterari: è metanarrativa, critica del discorso
indiretto libero, messa in discussione dei meccanismi causa-effetto…
Interessante e convincente è il modo di procedere di Aira nella sua analisi, la
capacità di coniugare complessità e leggerezza, dando l’impressione di non prendersi
mai troppo sul serio. Procede portando il ragionamento all’estremo, ad
avvitarsi su se stesso fino a creare un vortice, un mulinello che rischia di
inghiottire al suo interno personaggi della trama, autore e lettore… ma poi si
ferma. Arriva sul bordo del precipizio ma si blocca un attimo prima di
piombarci dentro, gioca con la vertigine, senza “intellettualismo”, saccenza o
pedanteria ma casomai con curiosità.
Aira è un
autore indubbiamente originale, che esplora il mondo mescolando verità e
fantasia, applicando le leggi della logica all’immaginazione, per vedere l’effetto
che fa, perché “lo scrittore è un falsificatore
malgré lui che lasciava le sue tracce cifrate”.
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