Nella mia mappa
degli scrittori di racconti statunitensi, Rivka Galchen (con Chris Adrian ed
Aimee Bender, tra gli altri), si inserisce nella scia degli epigoni di George Saunders,
frequentatori cioè di un realismo magico scritto tra (molte) virgolette, perché
declinato da ognuno degli interpreti in maniera personale, con cambiamenti di
stile e di ispirazione da racconto a racconto.
Questo vale
anche per Innovazioni americane, una raccolta piuttosto eterogenea nella
quale si alternano storie dall’impianto “classico” ad altre decisamente
surreali. Succede così di imbattersi in oggetti che decidono di abbandonare la
casa che li ospita (C’era una volta un
impero, racconto che mi ha fatto pensare addirittura a Felisberto
Hernandez), frigoriferi che si riempiono da soli (Mercato immobiliare), donne alle quali spunta una mammella sul dorso
(Innovazioni americane) o personaggi
che viaggiano nel tempo (La zona della
dissimilitudine), accanto a questi troviamo poi racconti decisamente
diversi, come il bellissimo Blu frutti di
bosco, con la descrizione del sentimento amoroso visto con gli occhi e
descritto attraverso le parole di una bambina: il suo inaspettato accendersi,
la fiamma che brucia alta e potente e poi si spegne in un attimo.
Galchen, come
A. Bender, sembra voler ampliare lo spettro della narrazione, mettendo reale e fantastico
sullo stesso piano, lascandoli poi interagire come se non ci fosse
contraddizione. Emblematico, a questo, proposito è il primo racconto della
serie, L’ordine perduto, nel quale la
narrazione sembra procedere in maniera piuttosto lineare, con la protagonista
che riesce a sfuggire la realtà fino a che il marito non la mette davanti all’evidenza.
È a questo punto che si produce una specie di collisione tra la verità che la
donna racconta, quella che immagina e quella che propone il marito,
sorprendentemente l’autrice sceglie di non far deflagrare il conflitto ma di risolverlo
sfumandolo nell’assurdo (Chissà, forse in
questo rapporto la sognatrice sono proprio io. Forse sono il l’uomo), quasi
un sollevarsi in un volo chagalliano sulle cose.
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