sabato 30 dicembre 2017

William Trevis - Uomini d'Irlanda


Equilibrio, armonia, misura, mestiere, sentimento, compassione, malinconia, memoria… ecco gli ingredienti che danno sapore a questa raccolta.
Lo stile di Trevis è uno stile lineare, privo di sensazionalismi e di voglia di stupire e questa già è una notizia, ché a guardarsi in giro è tutto uno sgomitare, un cercare di stupire, di distinguersi, con il risultato che spesso la scrittura finisce per venire prima della storia (quando c’è, la storia…). Tra le pagine di Uomini d’Irlanda non troverete nessuna frenesia, nessuna sovrapposizione dei piani narrativi, ne meta-qualcosa o altri artifici stilistici, perché la trama di questi racconti ha le spalle forti e ha bisogno solo di una scrittura che la supporti senza prevaricarla.
Una scrittura, quella di Trevis, che fa pensare ad Alice Munro ma soprattutto a Marilynne Robinson anche per quanto riguarda i temi trattati, perché al centro di questi racconti ci sono i rapporti tra le persone, il non detto, le cose successe tanto tempo prima e quelle che invece avrebbero potuto succedere. Le storie di Uomini d’Irlanda sono storie di abbandoni, di inganni, di vite trasformate da un episodio e di vite che non possono più cambiare, di destini compiuti, di bisogno disperato d’amore, sono storie sul tempo che corre via troppo veloce e sul tempo che rimargina le ferite. I racconti che compongo questa raccolta girano intorno agli equilibri fragili sui quali si reggono le vite delle persone, sono racconti nei quali a volte basta un passo al di fuori del cono di luce che illumina la strada per trovarsi nel territorio del dubbio, dell’incerto, in un luogo nel quale le cose a volte non sono quello che sembrano o forse sì.

I racconti di Uomini d’Irlanda sono racconti eleganti e bellissimi.

sabato 23 dicembre 2017

Nicanor Parra – Le montagne russe


Nicanor Parra è attualmente considerato il più importante poeta contemporaneo del Sudamerica, probabilmente del mondo e nella sua lunga carriera letteraria ha pubblicato oltre una ventina di libri. Montagne russe è l’unico attualmente reperibile in Italia (esaurite, da tempo immemore, le Antipoesie pubblicate da Einaudi): si tratta  di una raccolta striminzita, meno di quaranta poesie, cinque o sei in media per ognuno dei suoi libri più noti.
Non credo servano altre parole per dire di quanto l’editoria nostrana tenga in considerazione questo genere letterario.
Peccato, perché Parra è un gigante che meriterebbe ben altra considerazione. Un rivoluzionario, uno che senza tanti clamori ha preso la poesia e l’ha semplicemente ribaltata. Sì, perché Parra tira una bella riga sul lirismo, sulla poesia di maniera, sul calligrafismo che si specchia in se stesso, un po’ come avevano fatto gli Impressionisti con l’arte dell’Accademia. Prende a sassate il poeta-vate, quello che si era autoproclamato divinità, lo afferra per il bavero della giacca e senza tanti riguardi lo tira giù dalla nuvoletta sulla quale si era esiliato, per riportarlo nella realtà.
Se è vero che nel cammino dell’arte si procede non solo per continuità ma anche per brusche accelerazioni e cambi di strada, allora possiamo ben dire che Nicanor Parra è uno di quelli che in questo campo ha dato un bello strattone alla corda.

E noi di cotanto genio dobbiamo farci bastare una manciata di poesie…

sabato 9 dicembre 2017

Jan Brokken - Bagliori a San Pietroburgo

Libriccino che ha il pregio di offrire spunti e aneddoti agli amanti di San Pietroburgo. Un quaderno di appunti di viaggio, brevi impressioni su scrittori, pittori, musicisti e artisti che hanno animato gli ambienti culturali della Palmira del Nord nel secolo scorso. Non certo un’opera esaustiva, tutt’altro, anzi spesso si rimane con la voglia di saperne di più, come quando qualcuno cambia canale alla televisione sul più bello, ma un’opera che forse riesce nel suo intento, quello di suggerire percorsi e suscitare curiosità nel lettore. Tutto sommato un libro da leggere, almeno per quelli come me, legati a doppio filo con Piter.