Il mondo estremo è la storia di un viaggio sulle tracce di Ovidio da Roma a Tomi, dove il poeta era stato esiliato. Cotta, il protagonista, cerca a Tomi il poeta ma anche una copia delle Metamorfosi, gli stessi abitanti del luogo sono esuli da qualche parte, capitati lì per caso o alla ricerca di qualcosa. La cittadina sul Mar Nero si rivelerà nel corso del romanzo una specie di terra di mezzo, un buco nero che ingoia quelli che vi si avvicinano, il posto nel quale il poeta romano ha realizzato la sua formula alchemica riuscendo a passare dalla finzione letteraria alla vita vera trasfigurando la realtà, così che ora la sua opera si rivela in tutta la sua potenza: una specie di virus che contagia chi viene in contatto con lei. L'arte, sembra dirci Ransmayr, è una forza che non può essere contenuta, si può ridurre al silenzio l'artista ma non impedire alla sua creazione di parlare, toccare le anime e cambiare le persone.
Con grande originalità l'autore "piega" il tempo alle necessita della trama, facendo in modo che passato e presente, memoria storica e finzione si incontrino sul territorio della letteratura dando vita a qualcosa di diverso e perfettamente riuscito.
Il mondo estremo è un romanzo postmoderno ma al tempo stesso difficile da definire perché ha aspetti che lo possono avvicinare anche ad altri generi quali il distopico o il realismo magico. Al di là di uno sterile tentativo di catalogazione dell'opera, essa sorprende per la ricchezza di spunti che offre al lettore e per la capacità dell'autore di armonizzare tanta abbondanza. È un libro sulla forza della poesia, contro il potere e le dinamiche che lo sottendono e sull'esilio, un ottimo romanzo caratterizzato da una scrittura raffinata, forse penalizzato dl fatto che a tratti può apparire eccessivamente manierata.
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