venerdì 14 ottobre 2011
giovedì 13 ottobre 2011
Posso solo restare immobile, osservare
il movimento delicato delle foglie, dorate
prima, poi gelidamente verdazzurre,
con lo sparire del sole di settembre
(e l'apparire di fumiganti brume,
di umidi vapori); e i digradanti colori delle felci
dal giallo al bruno, con punte di rossastro;
o poco più in là l'arabesco
di foglie e ricci, col brulichio consueto di formiche
nel terriccio, attorno a vecce, chanterelles
e cortecce squamose, umidicce;
e ubriacarmi dell'odore di legna
nel profondo del bosco.
[Fabio Pusterla: "Le terre emerse"]
il movimento delicato delle foglie, dorate
prima, poi gelidamente verdazzurre,
con lo sparire del sole di settembre
(e l'apparire di fumiganti brume,
di umidi vapori); e i digradanti colori delle felci
dal giallo al bruno, con punte di rossastro;
o poco più in là l'arabesco
di foglie e ricci, col brulichio consueto di formiche
nel terriccio, attorno a vecce, chanterelles
e cortecce squamose, umidicce;
e ubriacarmi dell'odore di legna
nel profondo del bosco.
[Fabio Pusterla: "Le terre emerse"]
sabato 8 ottobre 2011
La notte
Poi la notte ti verrà in aiuto
- e solo allora, alla luce di terrificanti esperienze appena vissute,
ti saranno rivelate molte cose semplici, e al tempo stesso difficili.
Perché se non c'è rischio, se non c'è pericolo, se non c'è dolore e follia,
non c'è nulla.
Il giorno è per respirare, per salutare, per spostare mobili e cambiare di posto ad alcune cose;
il giorno è di uffici, di alterchi e discussioni e di gente buona e ottimista,
e di piccoli odii e di gare di velocità, per vedere chi arriva primo.
Il giorno è la superficie del mondo.
La notte no.
La notte è la notte.
La notte, nelle profondità, ha immaginato una beffa greve - perché la notte scrive
per cercare e trovare.
La notte propizia per perdersi e scomparire, per rinascere e morire, in oscurità che ti parlano e ti additano.
Per questo la luce della notte è una luce a parte: molte cose, molto strane,
s'illuminano alla luce della notte
- le cose ritornano a essere come sono, e noi stessi possiamo essere quello che siamo.
[Jaime Saenz: "Percorrere questa distanza"]
- e solo allora, alla luce di terrificanti esperienze appena vissute,
ti saranno rivelate molte cose semplici, e al tempo stesso difficili.
Perché se non c'è rischio, se non c'è pericolo, se non c'è dolore e follia,
non c'è nulla.
Il giorno è per respirare, per salutare, per spostare mobili e cambiare di posto ad alcune cose;
il giorno è di uffici, di alterchi e discussioni e di gente buona e ottimista,
e di piccoli odii e di gare di velocità, per vedere chi arriva primo.
Il giorno è la superficie del mondo.
La notte no.
La notte è la notte.
La notte, nelle profondità, ha immaginato una beffa greve - perché la notte scrive
per cercare e trovare.
La notte propizia per perdersi e scomparire, per rinascere e morire, in oscurità che ti parlano e ti additano.
Per questo la luce della notte è una luce a parte: molte cose, molto strane,
s'illuminano alla luce della notte
- le cose ritornano a essere come sono, e noi stessi possiamo essere quello che siamo.
[Jaime Saenz: "Percorrere questa distanza"]
mercoledì 5 ottobre 2011
Capita anche a te di guardare le stelle
e dimenticare che sei vivo perché entri nei pensierie ti svegli dopo un po' senza sapere dove sei ma è molto
bello?
Perché a me le parole scorrono via così veloci
che me ne basta una sola per fare un romanzo; luna,
che me ne basta una sola per fare un romanzo; luna,
per esempio, se penso luna è abbastanza.
Ma soprattutto, quando guardo le stelle,
mi viene in mente un'altra parola, spazio,
è molto più di un romanzo, ma non ci sono tante pagine.
Ma soprattutto, quando guardo le stelle,
mi viene in mente un'altra parola, spazio,
è molto più di un romanzo, ma non ci sono tante pagine.
C'è una pagina sola, smisurata.
Sai cosa faccio quando faccio queste cose? Meditazione.
Io almeno faccio così, magari gli altri
la chiamano in altri modi. Ma io medito.
la chiamano in altri modi. Ma io medito.
[Fabio Pusterla: "Terre emerse"]
sabato 1 ottobre 2011
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