giovedì 13 ottobre 2011

Posso solo restare immobile, osservare
il movimento delicato delle foglie, dorate
prima, poi gelidamente verdazzurre,
con lo sparire del sole di settembre
(e l'apparire di fumiganti brume,
di umidi vapori); e i digradanti colori delle felci
dal giallo al bruno, con punte di rossastro;
o poco più in là l'arabesco
di foglie e ricci, col brulichio consueto di formiche
nel terriccio, attorno a vecce, chanterelles
 e cortecce squamose, umidicce;
e ubriacarmi dell'odore di legna
nel profondo del bosco.


[Fabio Pusterla: "Le terre emerse"]

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