mercoledì 22 febbraio 2012
domenica 19 febbraio 2012
I
Sì,
le avevo detto.
Sì,
le avrò detto un milione di volte.
Ho
sempre cercato di accontentarla. Sembrava felice.
Sì,
mi diceva.
Ma
io non sapevo mai cosa pensasse davvero.
Sì,
dicevano le parole. Ma gli occhi... quelli scivolavano via: né accesi, né spenti.
Eppure
io c'ero sempre per lei:
a
versare parole suoi suoi silenzi,
a
colorare le parti del foglio che rimanevano bianche,
Ad
aprire le finestre per dare luce al buio,
ad
annodare i fili che si erano rotti.
A
nascondere le ombre nel fondo dei cassetti.
Sì,
lui c'era sempre.
Ad
aprire le finestre per far entrare la vita e lasciar uscire i sogni.
A
ricucire la tela, a riparare, ad ordinare.
Sì,
lui era bravo ad aggiustare le cose,
quello
che non sapeva fare era accendere la luce.
Non
capisco perché è successo, è questo che mi fa più male.
Non
capiva, è questo.
[Xenia Dubinina: "Dialoghi afasici"]
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dialoghi afasici,
l'inganno delle parole,
Xenia Dubinina
sabato 18 febbraio 2012
Frammento di tempesta
un fiocco di neve, tormenta al singolare, impalpabile,
è entrato in camera tua e s'è fatto la strada fino al bracciolo
della poltrona dove tu, alzando lo sguardo
dal libro, lo scorgesti nell'attimo in cui si posava. Tutto
qui. Null'altro che un solenne destarsi
alla brevità, al sollevarsi e cadere dell'attenzione,
rapido, un tempo tra tempi, funerale senza fiori. Null'altro
tranne la sensazione che questo frammento di tempesta,
dissoltosi davanti ai tuoi occhi possa tornare,
che qualcuno negli anni a venire, seduto come adesso sei tu, possa dire:
"E' ora. L'aria è pronta. C'è uno spiraglio nel cielo."
[Mark Strand: "L'inizio di una sedia"]
mercoledì 15 febbraio 2012
domenica 12 febbraio 2012
Portare sacrifici agli dei
Passare
tra due ali di folla che ti si stringono intorno.
Provare imbarazzo
per essere l’unico attore sulla scena. Camminare a capo chino, per
non incrociare gli sguardi della gente. Sbirciare di soppiatto e
scoprire che i loro occhi ti sorridono, ti guardano compiaciuti.
Compiaciuti per il figliol prodigo che ha fatto ritorno a casa, per
la pecorella smarrita rientrata all'ovile.
Ricambi impacciato quei sorrisi, ti allacci sul viso un’espressione il più possibile
simile alla loro. Avanzi
con passo incerto sperando di arrivare presto, anche se
non sai dove stai andando. Ti sforzi di immaginare cosa pensano, cosa si aspettano che tu faccia.
Pensi che dovresti
mostrarti sereno, tranquillo. Ma anche un po’ contrito, dispiaciuto. Pensi che un’espressione così non ce l’hai
e che non sai se riuscirai ad apparire come loro si aspettano.
Hai
scelto per questo giorno il tuo vestito più grigio. Hai curato i
particolari, evitando di indossare qualcosa che ti possa mettere in evidenza. Lungo la strada alzi lo sguardo cercando un po’ di comprensione nei volti della folla ma non
riconosci nessuno, sembrano tutti uguali. Allora chiudi gli occhi e sogni di riaprirli quando sarà tutto finito. Anzi no, non
puoi più sognare, l'hai promesso.
Non
sai neppure perché ti trovi lì in mezzo, sai solo che sta
succedendo. Portare sacrifici agli dei, lo chiamano loro, e tu non
sei abituato a fare tante domande. Pensi che è giusto così, che in
fondo è cosa di un attimo e non dovresti neppure sentire molto
dolore. Pensi che in fondo quello che stai facendo è quello che
fanno tutti.
Passare
tra due ali di folla che ti si stringono intorno. Sembra che questa
strada non debba finire mai, sembra che quegli sguardi che si
infilano come frecce nelle tue carni non debbano cessare.
Ti fai
coraggio, ti dici che probabilmente il
traguardo è proprio dopo quelle persone là in fondo. Man
mano che avanzi prendi sicurezza, le tue gambe si fanno meno incerte,
i movimenti più sciolti. Adesso cammini a testa alta e pensi che lo scopo
di quello che stai facendo è proprio questo: sentirsi come gli
altri, sentirsi normale,
e provi un brivido mentre lo pensi. Cammini a testa alta e ti senti
forte e non ti fanno paura le occhiate della gente. Cammini a
testa alta e i loro sguardi indagatori ti scivolano addosso, come le
lacrime che ora ti segnano il viso.
[Lars W. Vencelowe: "Pensieri, parole, opere ed omissioni"]
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