sabato 14 aprile 2012

Qualcosa fa una crepa in questa pace finta

Scricchiola qualcosa in questo mondo finto. 
La vita scola rapida nei tubi. 
… Come un rivoletto d’acqua, esagerando, 
cade dal balcone 
vanta d’aver fatto lui da testimone 
alla storia della «Creazione»… 
Uno, di passaggio, dà una mano: 
giunto a caso ha letto versi 
dedicati a me, 
pensieri arditi chiusi nelle rime, 
sfiorando appena le parole, 
dunque? ha ragionato audace, con intelligenza sulla vita 
nel subbuglio di profondi inchini familiari. 
Ha tracciato a un vetro di finestra 
il mio destino, 
un guazzo di colori, 
che si lava via con lacrime di sale. 
Ho rimescolato anch'io 
la vita lungo i tubi, affrettandomi 
in un rivoletto d’acqua.


[Nika Turbina: inediti]


da qui: http://leserpent.wordpress.com/category/nika-turbina/

lunedì 9 aprile 2012

Uova di Fabergé


Sul concetto di tempo

...ancora oggi non riesco a essere preciso e a dare giudizi definitivi su qualsiasi cosa sia collegabile, anche in minima parte, al concetto di tempo. E' come se tra noi e lui, il tempo, ci fosse una sorta di malinteso, di confusione, come se non tutto fosse a posto. I nostri calendari sono basati sull'arbitrio: i numeri che vi sono scritti non significano niente, non sono garantiti da niente, come soldi falsi. Perché, per esempio, dopo il primo di gennaio deve venire il due e non subito il ventotto? E possono forse i giorni susseguirsi l'uno l'altro, e basta? Non è un'assurdità poetica la successione dei giorni? Ma non c'è nessuna successione, i giorni vengono quando uno di loro si sente di venire, e qualche volta ne arrivano parecchi, tutti insieme. Oppure un giorno non viene per tanto tempo.

[Sasha Sokolov: "La scuola degli sciocchi"]

sabato 7 aprile 2012

Vertigine


Dice il dizionario: “Vertigine: illusoria sensazione che il corpo o gli oggetti circostanti ruotino od oscillino”.
Dice il libro di medicina: “Vertigine è la sensazione che consegue alla modificazione dei rapporti del nostro schema corporeo con l’ambiente che ci circonda”.
Sono definizioni che vi soddisfano? A me per niente.
Vertigine è di più, è qualcosa di interno, è quello che succede quando si rompe un equilibrio al quale eravamo abituati ed improvvisamente scopriamo di essere senza punti di riferimento e ci sentiamo nudi, indifesi, davanti a qualcosa che non conosciamo.
Faccio questi pensieri dopo aver faticosamente raggiunto la cima di uno scoglio a strapiombo sul mare. 
Mi sporgo con circospezione, allungo il viso in avanti, guardo verso il basso e cosa vedo? La profondità, l’altezza, il vuoto. Avverto chiaramente la reazione di difesa con la quale il mio corpo reagisce alla situazione: le gambe ben piantate a terra, rigide ma pronte a ritrarsi al primo segnale di pericolo, le braccia staccate dal busto ed allargate a cercare il giusto bilanciamento, nel tentativo di dare stabilità al tronco, e poi una specie di formicolio che corre veloce lungo tutto il corpo, come ad avvertirmi del rischio incombente, e ancora, i movimenti lenti, circospetti, gli occhi fissi, ben attenti a non lasciarsi distrarre. In una parola: ho paura. Una paura giustificata, perché so che cadere da lì vorrebbe dire farsi male, ma è una paura che ha anche altre radici.
 Parliamoci chiaro: il baratro che si apre sotto di me mi attrae, è come una sirena che chiama, che mi spinge a contemplare affascinato la grandezza del vuoto. Forse ho paura di cadere perché sento dentro una voce che mi spinge a lasciarmi andare, una voce che mi sussurra quanto sarebbe affascinante esplorare quel vuoto, vederlo più da vicino…
In fondo è la stessa cosa che succede quando mi guardo dentro, quando rifletto su me stesso. Anche in quei momenti ho le vertigini: la voglia di andare fino in fondo e la paura di scoprire cose di me che potrebbero spaventarmi.

[Lars W. Vencelowe: "Pensiei, parole, opere ed omissioni"]